Trovare un gruppo che mantenga le promesse nell'ambito della propria evoluzione artistica non è sempre facile. I Phoxjaw possiamo però candidamente inserirli tra questi, prendendo in esame il loro percorso, che comprende i due EP Goodbye Dinosaur... (2018), A Playground for Sad Adults (2019) e l'album Royal Swan (2020), hanno affermato ad ogni nuova uscita un'identità sempre più profonda, aggiustando il tiro delle possibilità al fine di maturare, muovendosi nel difficoltoso terreno ormai assestato del post hardcore. notverynicecream non fa che confermare il perfezionamento della loro formula, riuscendo con successo a scavare ancora più a fondo nelle opportunità aperte del già osannato Royal Swan.
Royal Swan era piuttosto netto e bidimensionale nella sua divisione tra ciò che è bianco e ciò che è nero in termini di suono, compartimenti stagni individuabili non solo a livello strutturale ma anche dinamico. Quindi, per quanto propenso a ricercare una visione personale e brillante, Royal Swan non andava molto oltre quei parametri. Cosa che invece fa notverynicecream con audacia, puntando ad ammassare disparati ingredienti stilistici sotto forma ipertrofica e caleidoscopica, in modo che l'opera si avvicini ad un ardito esperimento di sovrapposizione musicale tra presente e passato, allo stesso tempo lanciata verso il futuro.
Le connotazioni post hardcore adesso si affastellano e si confondono con stranianti germi di elettronica post punk/new wave, decadenti droni gothic rock, violente e improvvise impennate di distorsioni soniche metal accentuate da pesanti cadenze industrial. In tutto questo delirio schizofrenico aperto a deviazioni math e prog, Garland trova la giusta impostazione vocale, perfetto per lo stile e lunatico quanto basta per donargli quel tocco eccentrico che sfiora il teatrale. E' un po' come se il modernismo degli Everything Everything avesse come oggetto da sabotare il post hardcore invece che il pop.
apples si ciba di tutto ciò con coretti e controcanti folli in stile Cardiacs, la declamazione nevrotica di Garland e l'altrettanto isterica architettura formale del pezzo, pervasa da una costante tensione dinamica, ne fanno quasi un "instant classic" del nuovo hardcore. Una lezione impartita così bene che thelastmackerel riesce nell'intento di collegare il pronk della band di Tim Smith con il contesto degli anni '80, come fosse una decadente rilettura dei new romantics.
Su icecreamwitch e su thesaddestsongever affiorano più nettamente gli influssi della new wave patinata, dove la prima si inerpica in accelerazioni elettriche da capogiro, cosparse di cacofonie elettroniche degne dei Genghis Tron, mentre la seconda si adagia su arie da litania gotica, quasi da ballad dance in una sorta di incontro tra i The Cure e Billy Idol. sungazer e dancingtrees sono spettacolari nel mostrarci il lato di un gruppo che non si prende troppo sul serio, ma lo fa con una tale competenza musicale che le stravaganze con cui vengono affrontati i pezzi vanno a costituire la loro forza e peculiarità. L'impostazione da calypso di dancingtrees e quella quasi da limbo di sungazer sono la cosa più vicina agli XTC che una band metal/post hardcore possa partorire. Lo scontro che si genera tra quello che potremmo definire un connubio tra cabaret avant-rock e metal sperimentale, raggiunge il parossismo proprio grazie al perfetto contrasto che viene a crearsi.
La decisone di arricchire il sound con tastiere e sequencer, presenti anche in tortoise, approfondisce l'estetica dell'apatia e del distacco del nostro essere con gli stimoli che ci arrivano dall'esterno. Pur essendo tutto calato in una dimensione plumbea e viscosa, l'interpretazione che ne esce da parte della band è vitale e viscerale. La musica dei Phoxjaw è aggressiva e nichilista solo se non la si legge e non la si interpreta a fondo, ma quando vuole esserlo per davvero allora imbraccia l'assillante martellamento reiterato dei The Armed - in knives - e tira fuori un sinistro tour de force elettrico. Quando è il turno di shotgunlipstick i Phoxjaw adottano le assurdità sonore dei Battles abbinate di nuovo ai motivetti pazzoidi dei Cardiacs, ma con una visione organizzata di caos che dentro ci si può veramente trovare di tutto, dai Biffy Clyro agli Oceansize, espressione ancor più chiara nel grandioso finale di serpentsdripfromtheskies, cadenzato da un arpeggio metallico che monta una marea elettrica delirante e inquietante.
Se esiste una minima idea di hype che possa riempire i vostri pensieri per la prima parte di questo 2023, il disco dei Phoxjaw può essere il candidato ideale per questa scelta. Mette insieme un sacco di cose che ci piacciono, lo fa nel modo giusto, ma soprattutto con una leggera spruzzata di novità.
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