giovedì 20 aprile 2023

The Slaughterhouse 5: ricercati, ufficialmente morti


Si rinnova il raro appuntamento con la rubrica di gruppi meritevoli da segnalare, ma scoperti quando ormai non esistono più. In questo caso parliamo dei danesi The Slaughterhouse 5 (nome ovviamente ispirato all'opera letteraria di Kurt Vonnegut) e del loro primo e unico concept album Alban B. Clay pubblicato nel 2014. E' piuttosto sorprendente notare come di solito delle band provenienti dal Nord Europa finiscano per risultare uniche ed esotiche alle nostre orecchie.

Se, ad esempio, prendiamo i conterranei Mew per ciò che riguarda l'art rock o i Collider per quanto riguarda lo shoegaze, per poi aggiungere gli islandesi Agent Fresco, i norvegesi Twin Pyramid Complex e pure i tedeschi The Season Standard, il minimo comune denominatore alla loro formula è un approccio radicale nell'amplificare alcuni aspetti sperimentali, esasperando (con accezione positiva) a seconda dei casi polifonie vocali, ritmiche convulse, atmosfere frenetiche o impasti armonici e sonori talmente saturi da apparire vertiginosi ed evanescenti allo stesso tempo.

I The Slaughterhouse 5 non fanno eccezione a modo loro e si lanciano, quasi con incoscienza e senza freni, in canzoni dalle melodie definite ma dall'architettura portante che si fonda sulla continua dinamica trascinante tipica del math rock e su sottili arricchimenti nell'arrangiamento che si inseriscono con inaspettato fare disorientante. Il sestetto, nell'interpretazione e nella costruzione della rock opera di Alban B. Clay, non nasconde la sua volontà nel trasmettere un vezzo singolare ed istrionico che aggiunge proprio quell'ingrediente di eccessività, unita alla continua involuzione cervellotica dei brani.

Purtroppo, non solo i The Slaughterhouse 5 hanno lasciato solo questa testimonianza della loro breve esistenza, ma l'anno successivo (2015) si presentarono con il nuovo nome di Doppelgänger (a causa della defezione di un membro) e il singolo #7 Reflectoporn il quale, per quell'alone di intricato puzzle di chitarre e batteria, oltre allo squilibrato andamento da funk jazz elettronico, dava speranza di intravedere una delle band math prog più promettenti degli ultimi anni. Anche questo dei Doppelgänger è rimasto a tutt'oggi un singolo episodio isolato ed è veramente un peccato gigantesco.

 

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