L'annuncio da parte dei The Mars Volta della pubblicazione di una versione acustica dell'omonimo controverso album uscito pochi mesi fa è forse sintomatico di quanto Omar Rodriguez-Lopez ci tenga a questa nuova direzione del gruppo. Per lui probabilmente costituisce anche un importante legame con la musica della sua terra natia e un modo per approfondire l'influenza latino-americana nel rock moderno. Proprio per questo, come quanto detto per The Mars Volta, Que Dios Te Maldiga Mi Corazon è ancora una volta un'emanazione che pare appartenere alla camaleontica e debordante discografia solista di Rodriguez-Lopez più che al gruppo a cui si appoggia. Tant'è che chi si stupisce per questa insolita incursione nella sfera acustica del chitarrista farebbe bene a ripassarsi i suoi trascorsi e rispolverare la pacatezza unplugged di Ciencia De Los Inú, pubblicato nel 2010 a nome El Trío De Omar Rodríguez-López.
Questo per ricordare che, quando non era impegnato nelle cervellotiche lande prog hardcore dei The Mars Volta, Rodriguez-Lopez si è concesso molti esperimenti al di fuori di quei confini. Ecco quindi che la scelta di rivisitare un album che già di suo aveva delle velleità di fondere il pop con la musica portoricana, appare come un esercizio di solipsismo che amplifica il valore etnomusicologico che Rodriguez-Lopez vagheggia, alla luce anche da quanto lui stesso ha dichiarato a proposito di Que Dios Te Maldiga Mi Corazon: “È stato un processo divertente. E mi ha fatto pensare alla storia della musica discografica negli Stati Uniti. C'era la "musica tradizionale", che divenne "Americana", o musica country. E l'altro genere era la "musica razziale", che era esattamente quello che sembra: musica composta da chiunque fosse un "immigrato", intendendo principalmente persone di colore. Quindi questo significa tutto ciò che non era "country". In altre parole, tutto ciò che era interessante: r&b, blues, rock'n'roll, musica elettronica... La dice lunga su questo paese. È stato super divertente. Sento che i The Mars Volta stanno finalmente prendendo avvio - ecco perché l'ultimo album era omonimo, perché abbiamo finalmente tolto tutto e siamo arrivati a quello che era l'intero concetto all'inizio. E questa versione acustica viene da un luogo profondo, con il suo significato e la sua filosofia, e la sua ragione d'essere.”
Un bell'assortimento di percussioni, contrabbasso (bravissima Eva Gardner) e chitarra classica sono gli strumenti che impostano l'atmosfera e se per qualche brano la soluzione funziona, magari valorizzando maggiormente la sua natura intima (Shore Story, Palm Full of Crux, Equus 3), altri ne soffrono diventando ancora più tediosi (Graveyard Love, Flash Burns from Flashbacks). Oppure si arriva ad una via di mezzo con un risultato neutro che non cambia gli equilibri (Black Condolences, Tourmaline), mentre Vigil anche in questa versione non si distacca dalla sua natura ultra pop e diventa un'esotica ballad per lounge bar da villaggio vacanze. In sintesi Que Dios Te Maldiga Mi Corazon è un'operazione non priva di un certo interesse, che però si esaurisce ad un ascolto finalizzato alla curiosità e che serve più per soddisfare le volontà artistiche dei suoi autori che non la speranza nel trovare nell'album un'interpretazione che dia un impulso per rinvigorire il materiale originale.
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