Reduci da un album ispirato come Ghost City (2018), seguito da un EP altrettanto valido come Younger Years (2019), i Delta Sleep si presentano alla terza prova di Spring Island, un disco scritto durante l'estate 2020 che inevitabilmente risente del periodo pandemico dal quale siamo passati e ancora subiamo i contraccolpi. Il bassista Dave Jackson è stato molto chiaro affermando: "Questo album rappresenta certamente alcune delle difficoltà che abbiamo incontrato tutti negli ultimi 15 mesi e l'effetto che l'isolamento può avere su di noi come creature viventi che hanno bisogno di interazione". Ma Spring Island, al di là delle tematiche, musicalmente si presenta come un perfetto seguito di Ghost City, mantenendone quell'aura sognante eppure gentilmente math punk.
The Detail colpisce ancora nel cuore della miglior tradizione compositiva del quartetto, sommando orecchiabilità, ritmica incalzante, sezioni math prog e psichedeliche che proseguono su quello che sembra cadenzato come un inno, Old Soul. I Delta Sleep infatti appartengono a quella frangia math rock meno radicale e molto propensa agli equilibri tra quiet/loud, solennità e melodia pop. Spring Island comunque accontenta ogni fascia amante del genere, mettendo sul piatto gli intricati riff di View to a Fill ed un uso molto pronunciato di aspri crescendo per sottolineare il climax, sia che le canzoni siano sognanti e popedeliche come Spun, Hotel 24 e The Softest Touch, sia che prendano una forma trasversalmente math pop come Planet Fantastic e Contender. Per questo i brani hanno il potere di trasportarti dai più accoglienti e cullanti giacigli melodici, fino a pestare sull'acceleratore della distorsione sottolineata da battiti irregolari.
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