venerdì 3 febbraio 2017
Kairon; IRSE! - Ruination (2017)
Presentati dalla loro label Svart Records come "progressive shoegaze", i quattro finlandesi che formano i Kairon; IRSE! avevano destato un certo interesse nel 2014 con l'album Ujubasajub: un'avventura sonica che si snodava in lunghi trip space rock, jam improvvisate e psichedelia fuzz, in un certo senso rispettando i canoni di quell'accostamento azzardato dall'etichetta che, dopo l'ascolto, non pareva poi così fuori luogo. Adesso è il momento del terzo album Ruination, dove il gruppo affina la sua arte progressiva e aggiunge varie spezie alla propria formula di scrittura, questa volta meno mirata all'improvvisazione e più meditata. I Kairon; IRSE! si dicono influenzati dal pop sperimentale degli anni '70, tipo quello di Todd Rundgren, ma nel loro sound così retrò, lo-fi e psichedelico appaiono anche tracce di cultori moderni di quell'epoca come, ad esempio, Motorpsycho e Dungen.
Ruination, prodotto dal frontman degli Oranssi Pazuzu Juho Vanhanen, è così un nuovo viaggio alla ricerca di ipnotici vortici elettrici che si alternano a tessiture di arpeggi tra post rock e rock progressivo vintage. Memorabili le due parti di Sinister Waters che aprono il disco e che da sole occupano 25 minuti di grande suggestione, soprattutto nelle delicate polifonie vocali che si rincorrono nella prima parte e nel finale della seconda che è un bellissimo omaggio al synth-prog made in USA degli Utopia di Todd Rungren. Sembrerebbe che i Kairos;IRSE!, con queste due lunghe tracce, si siano subito tolti il pensiero delle epic tracks e invece replicano più avanti con Porphyrogennetos, un altro monumento lisergico da undici minuti e passa. Su Llullaillaco si distendono spore di chitarre indie in loop, aromi psych-sessantiani e voci angeliche sepolte sotto tonnellate di shoegazing, mentre Starik, tra rumorismi fiatistici, intermissioni alla Landberk (quelli di Reine Fiske, ve li ricordate?) e sperimentazioni alla Wobbler, è un saggio di nuovo prog scandinavo. Con tutte queste influenze credo che Ruination, se gli si dedica la giusta attenzione, potrà soddisfare i palati più fini dei fan del progressive rock.
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