giovedì 16 febbraio 2017
Dutch Uncles - Big Balloon (2017)
Proprio come i Field Music, gli Everything Everything o gli Outfit, il quartetto di Manchester Dutch Uncles ha una visione del tutto personale di quello che si può definire pop rock. La loro formula è quella, non banale, di tessere trame molodiche oblique, magari con qualche influsso preso dall'elettronica moderna e retro, spesso con l'ausilio di tempi spezzati che pongono l'enfasi sulla ritmica. Ed è proprio quest'ultimo fattore che il bassista e principale autore Robin Richards ha pensato di porre in evidenza nel quinto album in studio della band dal titolo Big Ballon. E' il suo basso a tenere banco nella strepitosa e coinvolgente title-track che apre il disco e da qui in avanti il suo motore propulsivo non si ferma un attimo preso in un upbeat continuo e vorticoso che si propaga, con più o meno forza, per tutte le dieci tracce. Anzi, la tensione diviene ancora più serrata nell'indie rock cubista di Baskin' e, mentre si fanno strada i singhiozzi ritmici sottolineati anche dal canto di Duncan Wallis, si arriva al groove sincopato di Same Plane Dream al limite del tardo prog ibrido di fine carriera dei Gentle Giant, rimarcato nelle acustiche arie da camera di Achameleon o nelle trame patinate di Overton.
L'album è comunque il più veloce, il più vivo e vivace prodotto sinora dai Dutch Uncles, una band che nel corso della propria carriera non ha mai nascosto le sue inclinazioni verso un art pop che includesse elettronica e chitarre talmente affilate da sembrare un connubio tra post punk e retro wave. In questo, Big Balloon è molto simile allo scoppiettante esordio Dutch Uncles del 2009, ma qualcuno ha tirato in ballo accostamenti anche alle più sofisticate canzoni barocche di David Bowie e di David Byrne. I Dutch Uncles hanno però dalla loro il fatto di non sembrare dei tipi che se la tirano o che si sforzino di apparire per forza degli aristocratici del pop sperimentale (una cosa che si poteva respirare nella collaborazione Byrne/St.Vincent), ma semplicemente a loro viene naturale suonare così e il divertimento che si percepisce su Oh Yeah è genuino altrettanto quanto l'electro funk di Sink e Combo Box. E credo che il pregio maggiore di Big Balloon sia far riconoscere che nulla è forzato, artefatto o artificiale secondo canoni pre-impostati: questo è art pop nella sua essenza più pregevole.
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