Questa primavera Plini, David Maxim Micic e i Disperse di Jakub Żytecki saranno insieme
in un tour europeo congiunto che toccherà anche l'Italia in due date. Come programma e cartellone condiviso rappresenta un assortimento perfetto per
capire una scena la quale, benché
comprenda attualmente un'intera schiera di giovani talenti, racchiude in questi tre nomi il suo
fulcro principale. In termini di pubblicazioni, Żytecki è stato finora il meno prolifico dei tre musicisti e per questo forse più in ombra agli occhi del grande pubblico, ma è sicuramente quello con una visione armonica più sviluppata,
nonché colui che sa sfruttare al meglio commistioni esterne alla metal
fusion chitarristica di derivazione djent.
È vero che la sua uscita da solista Wishful Lotus Proof, seppur con momenti di pregio, non è apparsa una prova abbastanza ispirata o per lo meno all'altezza ma, a differenza degli altri suoi colleghi, gli è bastato quel capolavoro che fu Living Mirrors per certificare il proprio talento. Una qualità che viene confermata da Foreword, terzo album in studio dei Disperse, dove Żytecki prova a lasciare da parte i passaggi complessi e gli aspetti più metal del precedente e tira dritto con strutture definite da contorni ortodossi, accostamenti a lievi sfumature pop rock e un aumento degli influssi ambient. Ora però non c'è da allarmarsi riguardo ad un eventuale conversione commerciale della band. Niente di tutto questo. Foreword ha la capacità di estrapolare le intuizioni più felici di Living Mirrors e riproporle sotto un aspetto completamente nuovo ed evoluto.
I singoli Tether e Bubbles sono stati quelli a presentare gli elementi controversi che potranno spiazzare qualcuno ma, nel suo cambiamento, è innegabile che Żytecki porti avanti un discorso di indubbio fascino per il genere e lo fa, comunque la si pensi, rischiando anche di non accontentare tutti. Sarà difficile comunque restare delusi da Foreword considerato nella sua totalità, poiché ogni brano viene contestualizzato in una ben precisa scelta stilistica generale dove i suoni più eterei si sposano con le polifonie pop, gli echi di world music si fondono nel metal spirituale e ultraterreno ed è veramente arduo non rimanere affascinati dall'aura avvolgente creata da brani come Kites, Does It Matter How Far e Gabriel.
Foreword solidifica e ridefinisce quanto già detto dai TesseracT su Polaris, ma i Disperse lo fanno attraverso un loro linguaggio e quindi in modo personale: ormai il djent è solo un pallido ricordo, qui siamo di fronte ad un genere tutto nuovo da esplorare che potremmo chiamare new age heavy metal. Tornando al discorso iniziale: in questo caso non conta tanto la prolificità al fine di definire chi tra i tre musicisti possieda un valore artistico più incisivo, quanto la conferma delle idee originali di Żytecki proiettate su una cornice che finalmente sa aggiungere qualcosa di originale.
È vero che la sua uscita da solista Wishful Lotus Proof, seppur con momenti di pregio, non è apparsa una prova abbastanza ispirata o per lo meno all'altezza ma, a differenza degli altri suoi colleghi, gli è bastato quel capolavoro che fu Living Mirrors per certificare il proprio talento. Una qualità che viene confermata da Foreword, terzo album in studio dei Disperse, dove Żytecki prova a lasciare da parte i passaggi complessi e gli aspetti più metal del precedente e tira dritto con strutture definite da contorni ortodossi, accostamenti a lievi sfumature pop rock e un aumento degli influssi ambient. Ora però non c'è da allarmarsi riguardo ad un eventuale conversione commerciale della band. Niente di tutto questo. Foreword ha la capacità di estrapolare le intuizioni più felici di Living Mirrors e riproporle sotto un aspetto completamente nuovo ed evoluto.
I singoli Tether e Bubbles sono stati quelli a presentare gli elementi controversi che potranno spiazzare qualcuno ma, nel suo cambiamento, è innegabile che Żytecki porti avanti un discorso di indubbio fascino per il genere e lo fa, comunque la si pensi, rischiando anche di non accontentare tutti. Sarà difficile comunque restare delusi da Foreword considerato nella sua totalità, poiché ogni brano viene contestualizzato in una ben precisa scelta stilistica generale dove i suoni più eterei si sposano con le polifonie pop, gli echi di world music si fondono nel metal spirituale e ultraterreno ed è veramente arduo non rimanere affascinati dall'aura avvolgente creata da brani come Kites, Does It Matter How Far e Gabriel.
Foreword solidifica e ridefinisce quanto già detto dai TesseracT su Polaris, ma i Disperse lo fanno attraverso un loro linguaggio e quindi in modo personale: ormai il djent è solo un pallido ricordo, qui siamo di fronte ad un genere tutto nuovo da esplorare che potremmo chiamare new age heavy metal. Tornando al discorso iniziale: in questo caso non conta tanto la prolificità al fine di definire chi tra i tre musicisti possieda un valore artistico più incisivo, quanto la conferma delle idee originali di Żytecki proiettate su una cornice che finalmente sa aggiungere qualcosa di originale.
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