Quando si ascoltano esordi come From Mirror To Road dei Press To Enter si ringrazia che ancora il progressive metal abbia da offrire qualcosa di non scontato. Il trucco è non adagiarsi sui soliti cliché che rendono immobili le caratteristiche di un genere, ma rivolgersi per forza di cose ad altri orizzonti stilistici e incorporarli nel proprio sound. I Press to Enter sono un trio proveniente dalla Danimarca formato dalla cantante Julie Jules Wiingreen, Simon Laulund (chitarra) e Lucas Szczyrbak (basso, drum programming). La prerogativa della band è quella di imporsi con massicci riff di derivazione djent e diluirli in grandi dosi di melodia, quasi sotto forma di accessibilità pop, poi tastiere anni '80 e groove che talvolta sconfinano in inflessioni funk.
Il tutto viene realizzato con un livello tecnico strumentale molto alto e non solo dal punto di vista di basso e chitarra, ma un plauso se lo guadagna sicuramente anche il gran lavoro riversato nel drum programming, dato che nell'album non compare un vero batterista ma viene tutto delegato a ritmiche pre-impostate con gran perizia. Ovviamente, trattandosi di tracce che fanno largo uso di poliritmie, accelerazioni e decelerazioni, il compito Szczyrbak e Laulund deve aver occupato una buona parte di energie. La resa è incredibilmente fluida e accurata nell'insieme. Le tastiere spaziali che si aggiungono all'amalgama donano quel tocco sospeso tra fusion e vintage, contribuendo ad incrementare la personalità sonora del trio. Volendo fare paragoni e rimanendo in ambito scandinavo, si potrebbe tirare in ballo un ibrido con le competenze pop r&b dei Dirty Loops e quelle electro prog dei VOLA. Ma come non citare anche gli Arch Echo, visto che il chitarrista Adam Bentley ha mixato e masterizzato l'album, mentre il tastierista Joey Izzo fa una comparsa come ospite nell'assolo di Painkiller.
La morale alla fine è che i Press to Enter sono un altro tra i molti esempi contemporanei di come ormai i confini tra generi, meglio se distanti, si siano sgretolati e di come il termine prog sia una costante ed in prima linea quando si parla di accogliere le contaminazioni più lontane e stravaganti. Nel caso dei Press to Enter scomoderei la definizione di djent synthwave, poiché l'aspetto tecnico non soffoca la scorrevolezza accessibile che rende i brani piacevoli anche per coloro che non sono dei nerd progressive fissati con la complessità.
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