Con The Idyll Opus I-VI gli Adjy hanno creato qualcosa che va oltre il formato "album musicale", una volta iniziato l'ascolto si è catapultati in un mondo parallelo, una mitologia, una narrazione che sta in equilibrio tra l'epica classica e quella della frontiera americana, raccontata sotto forma di una moderna storia d'amore che si consuma in un'estate infinita sotto lo sfondo dei festival alternativi e la campagna rurale assolata. In un'ottica più ampia la morale di The Idyll Opus riconduce ad una metafora sullo scorrere del tempo e sulla caducità della vita, sui momenti preziosi che ci lasciamo alle spalle e sulla spensieratezza regalata dalla gioventù. Tutte queste atmosfere, attraversate da colti simbolismi e da una elaborata numerologia, si sono impresse come un sigillo alla musica della quale il frontman Christpher Noyes è esclusivo autore ed è incredibile il modo in cui gli Adjy riescano a preservare la sensazione di trovarsi all'interno di uno specifico scenario che riaffiora con continuità nel nuovo EP June Songs Vol. 1.
Il ciclo di canzoni qui contenute non proseguono esattamente la storia principale di The Idyll Opus, ma funzionano come una specie di "spin off" rispetto al racconto, essendo ambientate nello stesso mondo. Per chi non conoscesse gli eventi narrati nel precedente album, June è il nome del protagonista, il quale fa parte di una band fittizia che si sta preparando a partecipare ad un festival estivo. Noyes si è inventato quindi cinque canzoni che, all'interno della fiction, appartengono al repertorio della band di June. In tal senso l'espediente ha dato modo al gruppo di lavorare da una differente prospettiva: seppur lo stile rimane riconoscibilmente Adjy al cento per cento, la metodologia di scrittura è indirizzata ad una forma più diretta, asciutta e accessibile. Non che quest'ultimo aspetto non fosse presente su The Idyll Opus, ma la grandiosità di certi arrangiamenti e la macchinosa meticolosità del loro sviluppo in quell'album qui viene scambiata con un'inclinazione verso una forma primaria ed essenziale di emo, pop punk e folk rock.
La cura che ha avuto Noyes nel preservare uno stretto legame con la storia principale sta anche nel ricorso a frammenti o temi musicali già presenti su The Idyll Opus e nel mantenere comunque un alto livello di solennità, tutti elementi che vanno a preservare quella particolare percezione di trovarsi di nuovo nel mondo di June e July come lo avevamo lasciato due anni fa. Con Stepping in the Same River Twice ritroviamo il clima ritmico e festoso che apriva l'EP Prelude (.3333), un concerto di tamburi affiancato ad arpeggi malinconici che echeggiano A Boy Called June, Pt. 2 a fare da supporto ad un cantato trascinante a più voci. June Song riporta in primo piano la vena country/americana del gruppo, ma riletta in chiave epico-corale, sempre contornata da ritmiche sostenute e gang vocals a fare da contrappunto. Here Here ha un andamento da ballad mid tempo e riflette il classico accostamento tra chitarra e banjo presente su The Cicada's Song Pt. I, mentre Idioglossia acquieta ulteriormente l'atmosfera nelle vesti di una delicata ninnananna guidata da un arpeggio minimale incrociato di nuovo tra chitarra e banjo. In chiusura One 4th of July torna all'iniziale irruento spirito emo con tocchi di chamber rock e tribalismi ancora mutuati dal lato ritmico.
Come per la musica anche le tematiche testuali si riallacciano idealmente a molti degli argomenti e riflessioni presenti su The Idyll Opus, come la ciclicità temporale, l'uso di finezze grammaticali nelle quali si nascondono citazioni storiche, geografiche e astronomiche ovviamente messe su un piano esoterico, mistico e mitico per essere poi decifrate e analizzate. Detto ciò, ancora una volta Noyes e compagni riescono a creare qualcosa di personale, fuori dal tempo e dalle mode, solo in apparenza meno complesso di The Idyll Opus visto che nei testi e nelle emozioni permane quella profondità multi-stratificata nella quale è bello perdersi e vale la pena addentrarsi come in un'opera letteraria per scoprirne ogni significato nascosto.
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