In ambito alternative rock esistono band che tecnicamente si elevano sopra la media, pur non dedicandosi apertamente a composizioni articolate e complesse. La loro capacità si continua a percepire nel modo in cui arrangiano un pezzo e nel modo in cui lo eseguono, inserendo durante il suo percorso trucchi e abbellimenti strumentali che lo valorizzano e lo fanno risaltare ancora di più. Talvolta succede che alcuni di questi gruppi si pieghino troppo a regole commerciali e finiscano poi per soffocare tali espedienti in favore di una scrittura piatta e prevedibile. Gli Intersphere appartengono invece a uno di quei rari casi in cui la freschezza riesce a perdurare, anche nei brani che all'apparenza possono risultare meno interessanti.
Questo per dire che nel loro ultimo album Wanderer si possono trovare episodi che non reggono il confronto con la scrittura ispirata e ad alto tasso emozionale dei singoli micidiali che lo hanno preceduto, come la title-track o Down, ma gli Intersphere mantengono costantemente interessante e divertente il livello dell'attitudine con la quale affrontano l'esecuzione. Preservando l'energia che gli è propria, il quartetto tedesco si cimenta nella nuova prova con una parabola simile a quella dei Biffy Clyro, aprendosi a traiettorie più semplici, dirette e commerciali, sia che si tratti di riff contaminati di groove elettronici con Bulletproof o più ballabili come Who Likes to Deal with Death?, sia che si arrivi all'impostazione quasi hip hop/nu metal nella spiazzante e rabbiosa Heads Will Roll, atmosfera che poi si replica come un macigno nella industriale A La Carte.
Il loro stile rimane qui più che mai ancorato a pezzi dalla struttura formale convenzionale e una propensione ad annettere elementi pop e metal maggiormente spiccata, ma in passato più di una volta sono stati accostati al progressive rock. Un motivo ci sarà e su Wanderer lo si può ancora rintracciare, per come vengono organizzate le scelte dinamiche, mai scontate, e come sono architettati i suoni all'interno di una produzione al solito di gran respiro. Treasure Chest, per il suo equilibrio nell'edificare un'atmosfera allo stesso tempo rock ed eterea, è uno degli esempi migliori per cogliere la grande abilità del gruppo nel dosare i giusti elementi ed ingredienti strumentali.
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