Due anni dopo il duro colpo del lorckdown siamo ancora qui a parlare di album scaturiti da quell'esperienza che ha segnato il mondo e Asking For A Friend, nuovo lavoro degli Umphrey’s McGee, è uno di questi che va ad aggiungersi alla lista. E' vero che tutti gli artisti indistintamente hanno risentito del forzato blocco degli show, ma una band come gli Umphrey’s McGee ha forse sofferto più di altre. Già, perché il gruppo fa parte di quella particolare categoria americana detta "jam band", come Phish e Mungion per intendersi, sempre in movimento tra un palco e l'altro, che vive l'esperienza live tra improvvisazioni continue, cover a sorpresa e riletture inattese, come qualcosa di vitale ed essenziale per intrattenere e trattenere un contato con il suo pubblico, più di quanto non possa fare un album in studio.
Ecco perché alla notizia del lockdown gli Umphrey’s McGee sono caduti in uno stato di ansia e di incertezza per la paura di non sapere quando avrebbero potuto tornare a calcare un palcoscenico. Quindi si sono dedicati ovviamente all'unica cosa che potevano fare: scrivere un nuovo album. Un anno fa avevano spezzato l'attesa con una raccolta di pezzi strumentali, utilizzati per aprire i loro concerti, con You Walked Up Shaking in Your Boots But You Stood Tall and Left a Raging Bull, ma Asking For A Friend è il vero frutto degli Umphrey’s McGee post-pandemia. Da questa esperienza il sestetto ha tirato fuori il miglior album che potesse produrre. Dopo una serie di lavori dalla qualità abbastanza altalenante, comunque sempre rimasti di buon livello anche nel peggiore dei casi, mi sentirei di affermare che Asking For A Friend è la cosa più convincente da loro prodotta dai tempi della loro "full immersion" prog fatta con Mantis (2009).
Asking For A Friend dura quasi 60 minuti e contiene la bellezza di 14 tracce e proprio per questo numero elevato che ha permesso di sviscerare una ricchezza di idee e una varietà di riff e groove scritti in stato di grazia, sembra quasi di ascoltare un doppio album senza un attimo di cedimento. Non aspettatevi lunghe jam strumentali o digressioni ed infinite variazioni sul tema, queste cose gli Umphrey’s McGee le riservano per divertirsi dal vivo, un po' come i Phish in studio riescono sempre a trattenersi. Ciò che abbiamo qui è una solida collezione di canzoni rock di matrice americana in formato conciso con assoli di tastiere e chitarre ben progettati e di classe infinita, il tutto leggermente bagnato nelle acque del prog. Il miracolo di Asking For A Friend è che appare come una raccolta di canzoni molto eterogenea e per tutte le occasioni, le si può ascoltare senza dargli particolare attenzione per quella loro carica da rock FM, oppure si possono godere con più calma, apprezzando tutti i sottili ricami melodici e armonici, i gustosi artifici degli arrangiamenti e la perizia con la quale sono eseguite. D'altra parte ci troviamo di fronte ad un gruppo di consumati strumentisti che si sanno muovere in qualsiasi scenario. Un altro album che si va ad aggiungere sommessamente e senza tanti proclami tra le migliori uscite prog di un anno già di suo abbastanza ricco.
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