Ormai il nome Sleep Token non ha più bisogno di presentazioni, il gruppo capitanato dal misterioso frontman Vessel è passato da un seguito di culto all'interno del genere prog metal, a divenire una band trasversale che è stata capace di allargare la propria platea grazie ad un crossover tra electro pop sofisticato e djent sempre utilizzato con parsimonia ma con un'attitudine molto incisiva, tanto da poter reclamare un sound riconoscibile. E parlando di "culto", anche il concept devozionale costruito con cura, tra il mistico e il religioso, dietro alla band inglese è stato più volte ricordato, soprattutto in occasione del primo album Sundowning.
Sempre in linea con la loro filosofia pagano-gotico-depressiva, il secondo sforzo discografico degli Sleep Token prende il titolo molto esplicito di This Place Will Become Your Tomb. Anche Vessel, nel suo espressivo cantato tragico e tormentato, pare quasi un esponente mancato dell'emo invece che un malcelato seguace del pop elettronico. Se infatti Sundowning si ergeva ad un ibrido riuscito di art rock con tendenze metal e djent, This Place Will Become Your Tomb, pur facendo uso di questi tratti, mostra tutto il potenziale melodico, accattivante e "radio friendly" (per così dire) di cui è capace il gruppo. Il metal ancora sopravvive nei brani dell'album, ma è quasi soffocato da una netta sterzata su parametri pop rock manierato come in Mine e Like That, oppure nei beat elettronici di Descending.
La dichiarazione di intenti è in qualche modo svelata dalla traccia di apertura Atlantic e da quella di chiusura Missing Limbs, che si attestano come le due più pacate meditazioni sonore uscite finora dalla penna degli Sleep Token, rigorosamente interpretate con strumenti acustici - la prima col piano e la seconda con la chitarra - per imprimere un pathos da ballata romantica. In fondo gli Sleep Token sono questo: dei cantori di amore doloroso e fatalista, dove l'estetica melodrammatica di This Place Will Become Your Tomb è perfettamente in linea e continuità con tale tematica che si corona su The Love You Want, forse il più efficace condensato della direzione di questo lavoro.
Il gioco di costruire le composizioni attorno ad un crescendo emotivo si ripete di nuovo come in passato, ma stavolta molto spesso si riflette sul rendere interessante solo l'ultima parte delle canzoni, come se tutto ciò che è venuto prima fosse stato edificato unicamente in funzione di quel momento dove la tensione viene liberata. Distraction riflette un po' tale pratica, un pezzo poco interessante se non nell'ultimo minuto.
Una presenza molto più pervasiva e persistente è quella del batterista, il quale forse deve aver letto gli apprezzamenti su YouTube riguardo alle sue evoluzioni nelle esibizioni dal vivo, dando sfogo ad ogni suo incontenibile vezzo virtuoso, riportando una performance tra il grandioso e l'ingombrante. E tutto questo nonostante il prog e i vari breakdown siano quasi totalmente assenti, rendendo l'insieme meno articolato con il risultato di canzoni che arrivano troppo presto a svelare la loro forma ed essenza e per questo forse non destinate a reggere l'interesse dei molteplici ascolti.
Sull'accentuarsi della intrinseca natura pop rock che aleggia sull'album vi è pure il fattore che alcuni pezzi come Hypnosis, Telomeres e High Water avrebbero giovato di una durata più contenuta (pur non sforando più di tanto i cinque minuti). Gli Sleep Token possono benissimo permettersi di dilungarsi di meno per ciò che hanno da dire, altrimenti si rischia un generale calo di attenzione. Comunque va sottolineato in modo positivo come la band non abbia ripetuto pedissequamente la formula del primo album, anche se ciò ha voluto dire sacrificare certi aspetti estetici in favore di altri. Difficile immaginare cosa potranno inventarsi ancora dopo This Place Will Become Your Tomb, dato che ha le sembianze di un lavoro di transizione, sperando che veramente esso non diventi, parafrasando il titolo, la tomba degli Sleep Token.