domenica 19 settembre 2021

The Mask Of The Phantasm - New Axial Age (2021)


Ha avuto una lunga gestazione questo album d'esordio dei The Mask of the Phantasm, che in realtà nasce come progetto musicale del chitarrista Omar Ghaznavi, autore di tutto il materiale. Scrivere New Axial Age è stato per Ghaznavi come un mezzo per esorcizzare i proprio demoni, oltre che un processo di guarigione e l'atmosfera generale del lavoro, cupa e melodrammatica, ne riflette gli intenti. Come grande fan dei The Mars Volta, Ghaznavi è riuscito a coinvolgere nella band i due ex componenti Thomas Pridgen (batteria) e Adrian Terrazas Gonzales (fiati), completando la formazione con Nicholas Greer alle tastiere e Alexa Joan Rae alla voce.

Proprio come le tematiche raccontate negli album dei The Mars Volta, anche il concept dietro New Axial Age prende le mosse da un evento drammatico e personale per Ghaznavi, ovvero la perdita del padre nel 2011, rimasto ucciso in un tentativo di rapina ad Austin, Texas, città natale del chitarrista. Descrivendo i suoi intenti e le sensazioni da condividere, Ghaznavi ha lasciato il compito della stesura dei testi ad Alexa Joan Rae, la quale dà vita e voce al dramma interno del chitarrista con un'interpretazione potente ed intensa, oltre che sposarsi benissimo all'impianto strumentale quasi gotico.

Ma al di là delle sensazioni oppressive che può generare il tono improntato dagli strumenti, New Axial Age è fondamentalmente un'opera di progressive rock e art rock intellettuale, che si posiziona nel panorama moderno in mezzo a The Mars Volta e Bent Knee, costruita su strati post punk, fusion e sperimentali, nelle cui trame si possono trovare vari umori inclusi tra la catarsi, l'ansia e la cruda intensità dei sentimenti. Tutto ciò mutuato da una democratica suddivisione delle parti giocate dai vari musicisti, in quanto ognuno è essenziale nel forgiare l'aspetto caratteristico dell'insieme sonoro da decadentismo cosmico.

Ghaznavi infatti, a dispetto del suo strumento, non pone mai nei brani la chitarra in primo piano come guida principale, ma preferisce lasciare spazio a tutto l'ensemble, in modo da consolidare un imponente e solido edificio sonico che possa impattare con i nostri sensi, come succede nella maestosa apertura di Red/Blue/Black/White (dove nell'intro il sample del dialogo finale tratto dal film "A 30 Secondi dalla Fine" prepara a dovere il carico drammatico dell'opera). La chitarra, inoltre, molto spesso non segue i naturali e ortodossi registri elettrici, ma è effettata e filtrata da inquietanti e sinistri timbri come su Exit Wounds. In coerenza con tale processo, le tastiere sono chiamate a produrre suoni sintetizzati industriali o invasivi che si sposano con il sax di Terrazas Gonzales. 

Pridgen ovviamente rimane una macchina da guerra nel dare dinamica e vitalità ritmica a ballate elegiache (Final Night at the Duplex, Last Call, For Anxiety), solenni trenodie che sfociano in un caos di droni, tastiere e sax (Escape from Wide Land) e soul post hardcore (Like a Wraith). Ghaznavi è l'ennesima prova che il destino dell'artista sofferente e tormentato è quello di possedere qualcosa di pregnante da raccontare e raccontarlo attraverso a un'ispirazione che produce opere degne di nota come questo primo album dei The Mask Of The Phantasm.

https://www.themaskof.com/

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