Una volta c'erano radio e TV a conformare i gusti musicali, a trasmettere sempre la stessa musica e la curiosità dell'ascoltatore era spesso limitata a ciò che gli veniva passivamente offerto. Il web, attraverso la sua infinita proposta, avrebbe potuto fare la differenza, però anche questo mezzo necessita di uno sforzo da parte dell'utente per ricercare l'artista più elusivo che possa in qualche modo entrare nella sua orbita di gradimento. Mi ritrovo così ancora una volta a constatare come molte delle top 50 (già compilate come sempre ingiustificatamente a fine novembre) di siti musicali che si professano alternativi, contengano al loro interno sempre gli stessi nomi. È vero, è successo anche in passato, ma mai come quest'anno sono rimasto colpito con sconcerto da questo dato, poiché sono scelte uniformi che alla fine penalizzano la varietà.
Fortunatamente è uscita tanta buona musica nel 2018 e alcuni nomi li ritroverete anche qui, ma la maggior parte sono sempre dettati dal loro valore effettivo e non dall'hype del momento. Anche perché fin da quando esiste altprogcore la linea è stata di non limitare la lista annuale al solo genere progressive, come ci si aspetterebbe da un sito di settore, ma di ampliarla a qualsiasi uscita degna di nota, indipendentemente dal genere.
Tra le varie liste annuali compilate durante questi dieci anni di vita di altprogcore penso che la seguente sia la più personale, non a livello di gusto, ma per ciò che ha riguardato il legame che si è instaurato tra musica e le importanti esperienze vissute in questi dodici mesi. Detto ciò, visto anche la quantità di ascolti, ho deciso di ampliare la lista da top 40 a top 50, proprio come fanno quelli seri. Buon ascolto e buone scoperte, ci risentiamo inevitabilmente il prossimo anno per il doppio appuntamento con la classica lista del 2019 e quella inerente a tutto il decennio, per il quale si prevede un finale con il botto, visto che tre band storiche come Tool, Dredg e Karnivool pare faranno il loro atteso ritorno.
#50.Arc Iris
Icon of Ego
Terzo album degli Arc Iris, Icon of Ego è una perfetta sintesi di prog e pop che conduce a quell'ibrido art rock barocco carico di un bel po' di sfumature e accorgimenti al fine di rendere la musica più
corposa e densa, da trattenere sia un legame con le tecnologie moderne sia nel preservare un alone vintage che richiama il passato.
#49.Bend Sinister
Foolish Games
Come confezionare del power pop rock di gran gusto senza apparire scontati.
#48.Thrice
Palms
Palms forse non è il miglior album dei Thrice, qualche calo di ispirazione si riscontra, ma nei momenti in cui sono in forma difficile batterli in intensità e il loro post grunge diventa sempre una certezza.
#47.VAK
Budo
Quartetto francese composto da Vladimir Mejstelman (batteria), Joël Crouzet (basso), Alex Michaan (tastiere) Aurélie Saintecroix (voce) i VAK con Budo
producono un lucidissimo compendio di zeuhl fusion racchiuso in tre
lunghe suite che pulsano di umori conterburiani, RIO e jazz.
#46.Sanguine Hum
Now We Have Power
La musica dei Sanguine Hum è una
perfetta allegoria del concept su cui si basano i testi: ad un primo
contatto sembra qualcosa di semplice e disimpegnato, invece il doveroso
ascolto multiplo ne rivela tutta la sua complessa natura fatta di
arrangiamenti stratificati e puntigliosi, che a partire dal pop e
dall'art rock vi aggiungono spezie fusion e orchestrali, fino a comporre
un mosaico post prog tra il canterburiano e lo zappiano, unendosi in un sound pacato e gentile che parla un linguaggio prog molto erudito.
#45.Snail Mail
Lush
Snail Mail è il nome scelto da Lindsey Jordan per il suo progetto, il quale dopo due EP arriva all'esordio con Lush. Giovanissima, forse un po' di ingenuità, ma il suo disco è un piccolo gioiello indie rock con canzoni malinconiche quanto una ballata midwest emo.
#44.Monobody
Raytracing
Ascoltando i Monobody, per quanto uno possa conoscere jazz,
fusion, math rock e progressive rock, non si può che rimanere
affascinati per come il quintetto di Chicago riesca così
efficacemente ad unire in modo naturale le principali peculiarità che
caratterizzano ognuno dei suddetti generi. Dalle sei tracce contenute in Raytracing emerge una volontà, se non di rinnovarsi, di aggiungere altri colori alla formula che aveva reso così affascinante l'omonimo esordio datato 2015.
#43.Author
IIFOIIC
Il secondo album degli Author IIFOIIC o Is It Far Or It It Close è uno dei più
interessanti lavori electro-art-pop dell'anno, sulla scia di apprezzate
band come Mutemath e Rare Futures.
#42.Spirit Fingers
Spirit Fingers
Inizialmente chiamato Polyrhythmic, gli Spirit Fingers sono un quartetto di virtuosi jazzisti messo insieme dal pianista Greg Spero insieme al bassista Hadrien Feraud, al batterista Mike Mitchell e al chitarrista italiano Dario
Chiazzolino. Spirit Fingers dovrebbe essere visto come un
importante tassello del nuovo jazz contemporaneo: contiene tutto ciò che
hanno offerto sinora nomi celebrati che lo affrontano su differenti
prospettive come Tigran Hamasyan o GoGo Penguin e anche di più.
#41.Dream the Electric Sleep
The Giants' Newground
Non propriamente un nuovo album, ma la prima registrazione della band rimasta nel cassetto. I DTES sanno scrivere un buon hard prog di stampo americano che ricorda talvolta i Rush e questo "lost album" aggiunge qualche piccola gemma al repertorio dellla band come We'll See, The Stage e Balck Ink.
#40.Cyclamen
Amida
Prima di Amida a caratterizzare i Cyclamen era un estremo thrash metal che adesso
viene abbandonato completamente in favore di un math rock che si
apposta al confine tra venature pop malinconiche e girandole soniche
post rock.
#39.Not a Good Sign
Icebound
Il terzo album in studio dei Not a Good Sign si immerge in spazi multiformi tipici del prog e lo fa con lucidità
nel mantenere legami tanto con il presente quanto con il passato del genere, pur utilizzando timbriche
strumentali ormai consolidate all’interno del progressive rock, queste si discostano
da qualsiasi sterile paragone e creano una miscela esplosiva e personale.
#38.North Atlantic Oscillation
Grind Show
Con Grind Show Sam Haley lascia da parte le velleità pop, per così
dire, e si concentra nello sviluppare gli aspetti più interessanti
portati avanti dai NAO, producendo il lavoro meno immediato della loro
carriera. Catalogati come post progressive, incentivati in questo anche
dalla loro ex appartenenza alla scuderia Kscope, i NAO sono sempre stati
a cavallo stilisticamente tra art rock ed electro pop, ma in questo
nuovo lavoro Haley è riuscito a sviscerare al meglio la natura e lo
scopo estetico della sua creatura. Le fondamenta sulle quali i brani
sono costruiti rimangono quelli legati ad un'elettronica che prende le
mosse dal minimalismo e dall'ambient, ma in questo caso l'assemblaggio
che ne viene fuori, attraverso arrangiamenti più coraggiosi e
sperimentali, supera le premesse degli album precedenti e si accosta
alle moderne deviazioni di pop d'avanguardia alla Bon Iver e Radiohead.
#37.Field Music
Open Here
I fratelli Peter e David Brewis si sono sempre dedicati al pop rock
come degli artigiani indipendenti che lavorano con amore e dedizione per
intagliare ricche sfumature barocche in melodie intelligenti sostenute
da musiche che hanno toccato di volta in volta il post punk, l'art rock,
la synthwave il chamber pop, il minimalismo e il funk. Open Here è l'album più variegato dei Field Music in
quanto ad approccio musicale, provato da tentativi di aggiungere al
proprio spettro stilistico qualche elemento in più come una sezione di fiati e
un quartetto d'archi ad arricchire spessore e prospettiva alle quadrature
barockeggianti del duo.
#36.Good Tiger
We Will All Be Gone
We Will All Be Gone è il secondo album prodotto dai Good Tiger e presenta una direzione maggiormente definita, delle
progressioni calibrate che permettono al gruppo di lavorare ottimamente
su due fronti: quello melodico - tanto da permettere chorus piuttosto
contagiosi
e sembrare una versione più accessibile dei Circa Survive - e quello
ricercato che mette in campo la qualità tecnica del quintetto.
#35.Emma Ruth Rundle
On Dark Horses
On Dark Horses è forse l'album migliore di Emma Ruth Rundle e trasmette un profondo impatto emotivo ricorrendo
agli estetismi del blackgaze, tramite bordoni elettrici di chitarre
sporche e polverose, mitigati però da ingenti dosi di psichedelia
mutuata da un dreampop dall'aspetto gotico, partendo da radici blues/folk e proiettandosi in una zona sonora onirica e trascendentale.
#34.Kawri's Whisper
Belle Epoque
Nati nel 2011 a San Pietroburgo, i Kawri's Whisper firmano il loro primo album con Belle Epoque dopo
aver pubblicato due EP e alcuni singoli in passato. I nomi ai quali si
sono affiancati come supporto nelle decine di concerti tenuti nel
proprio Paese - 65daysofstatic, Tangled Hair, Tera Melos, Tides From
Nebula - credo possano indicare più che sufficientemente in quale
categoria vada ad inserirsi il gruppo. Comunque sia, in questo esordio
post rock intriso di math rock, i Kawri's Whisper sanno essere
originali, non ripetendo a vuoto gli insegnamenti dei colleghi ed
evitando con cura tutti i luoghi comuni del genere sui quali si può
inciampare.#33.Typhoon
Offerings
A cinque anni dall'apprezzato White Lighter l'ensemble post rock/orchestral indie dei Typhoon con Offerings produce
quello che sembra il loro progetto più ambizioso: un concept album di
70 minuti che racconta la storia di un uomo che perde progressivamente
la memoria aperto da una sorta di suite di venti
minuti formata dalle prime quattro tracce. Ma dentro ci si trova molto altro.
#32.Von Citizen
Sentience
Sentience è l'album d'esordio dei Von Citizen, quintetto
proveniente dalla Cina che suona un insospettabile ottimo djent che si
unisce alla fusion nello spirito di Plini, Sithu Aye e Intervals. Ma i Von Citizen hanno il pregio di sommare i vari
ingredienti di prog metal, ambient e fusion, facendoli lavorare in una
ricetta che esalta sia la melodia armonica degli accordi sia i
virtuosismi chitarristici. In pratica su Sentience si rintraccia quella scintilla che era in grado di elevare gli indimenticati Exivious di Liminal a indiscussi maestri del metal fusion.
#31.Hidden Hospitals
LIARS
Liars sposta la
direzione sonora degli Hidden Hospitals in quanto il gruppo si è ridotto a trio, riducendo quindi l'apporto della chitarra in favore di
synth, suoni e beat elettronici derivati quasi dalla glitch music. David Raymond sa ancora scrivere brani incisivi e brevi dal forte impatto, ma la sensazione è che ancora debba prendere coscienza dell possibilità offerte dalla nuova direzione.
#30.Delta Sleep
Ghost City
Se con l'esordio Twin Galaxies i Delta Sleep mostravano ancora delle lacune stilstiche,
mancando di sostanza e convinzione quasi apparendo come un math rock
spersonalizzato, generico con la conseguenza di lasciare un ricordo
volatile, i brani all'interno di Ghost City mostrano una spiccata maturità, più forza e identità.
#29.PinioL
Bran Coucou
I due gruppi francesi di estrazione ultra sperimentale PoiL e ni
si sono fusi insieme per dare vita ad un'unica entità chiamata PinioL e
portare alla massima potenza le loro esperienze jazzcore, math rock e
avant-garde in quello che è un debutto al fulmicotone. Insieme la band
forma un settetto che raddoppia alcuni strumenti (abbiamo due batterie,
due bassi, due chitarre e una tastiera) e grazie a tale espediente si
destreggia in un'incredibile e irregolare selva ritmica che si dipana in
prodigiose evoluzioni math fusion e irriverenti echi di zeuhl e art
rock dadista. E mentre i King Crimson continuano a fare solo concerti c'è chi fa dischi giganteschi in loro vece.
#28.Skyharbor
Sunshine Dust
Un lavoro dalla storia lunga e travagliata che inevitabilmente si è riflessa sul prodotto finale non sempre all'altezza delle aspettative. Comunque tra alti e bassi al suo interno risaltano pezzi importanti come Blind Side, Synthetic Hands, Menace e Out of Time.
#27.Vitamin Sun
For You, Out Of You
Giovane quartetto di Boston, i Vitamin Sun sono un ottimo esempio di
come ormai venga percepito il progressive rock dalle nuove leve
americane. Praticamente il passato dei gloriosi anni '70 è come se non
fosse mai esistito e qui le influenze inedite che vanno a decorare
intricate trame sono l'indie, il math rock, il midwest emo e un po' di
jazz. Il nuovo album For You, Out of You, che arriva dopo un full length e due EP, offre delle chicche come Backwards Dog, Burgundy e Something Very Else.
#26.JYOCHO
美しい終末サイクル
Il chitarrista Daijiro Nakagawa ha già ampiamente dimostrato in pasato di essere tra i migliori autori di math rock, il primo album dei JYOCHO non fa che confermarlo.
#25.Night Verses
From the Gallery of Sleep
Dopo avere dato un po' di ossigeno alla scena post hardcore con l'osannato album del 2016 Into the Vanishing Light,
i Night Verses hanno perso a fine 2017 il fondamentale apporto del
vocalist Douglas Robinson che tanto aveva caratterizzato il loro sound.
Un colpo che avrebbe messo in crisi chiunque altro, ma i tre
membri rimasti Nick DePirro (chitarra), Reilly Herrera (basso) e Aric
Improta (batteria) si sono rimboccati le maniche senza neanche pensarci e si reinventano un sound tra post metal bellico e psichedelia con
partiture math rock che si insinuano tra l'estatica visione ancestrale
dei Tool e Pink Floyd e l'aggressività post hardcore 2.0.
#24.Lucy Swann
Blue, Indigo, Violet and Death
Lucy Swann è una musicista inglese, ma norvegese d’adozione, che ho scoperto grazie ad un tweet di apprezzamento da parte di Jakko Jakszyk. Blue, Indigo, Violet and Death è il suo secondo album dalle qualità eclettiche e contraddittorie dai toni chiaroscuri, ma altrettanto ornati da sfumature differenti. Lucy ci guida in quella zona di confine tra avanguardia e new wave
frequentata nel decennio ottantiano da David Sylvian e dai King Crimson e vi aggiunge quel gusto sonico di stupire l'ascoltatore con
ambivalenti sentimenti di dolcezza e aggressività, ricollegandosi ai
contrasti emotivi e idiosincratici dei Bent Knee, ma Lucy Swann ne
rappresenta un differente aspetto e la sua personalità di cantautrice
emerge con forza: un frammento prezioso del miglior modo di concepire e
intendere l'art pop.
#23.Slow Crush
Aurora
Il giovanissimo gruppo che ha iniziato
il suo cammino nel marzo del 2017 al debutto con Aurora firma una delle più convincenti e appassionate dichiarazioni d'amore per lo shoegaze nella sua vera
essenza naturale, ovvero al suo apice compreso tra ultimi anni '80 e
primissimi anni '90, quando a farla da padroni erano i My Bloody
Valentine in primis, poi Swervedriver, Slowdive, Cocteau Twins e All
About Eve.
#22.Arc Iris
Foggy Lullaby
#21.Visitors
Crest
Crest è un tour de force da gustare tutto d'un fiato con pezzi dalle
dinamiche massicciamente complesse ed estreme e, oltre a questo, un
lavoro perfettamente compiuto nell'interazione contrastante tra le
interazioni vocali harsh e clean. I Visitors partono da
tutto ciò che è stato lasciato all'eredità di questi anni in campo prog
hardcore (che siano i The Mars Volta o i Sianvar) e lo sfruttano per
andare ad inerpicarsi su territori personali, incentivando visioni
psichedeliche, acide e post metal anziché involute digressioni math
rock.
#20.Weedpecker
III
#19.Tides Of Man
Every Nothing
#18.HAGO
HAGO
#17.Omhouse
Eye to Eye
#15.Miles Paralysis
Miles Paralysis
#14.Hypophora
DOUSE
#13.Matt Calvert
Typewritten
#12.Perfect Beings
Vier
#11.Vennart
To Cure A Blizzard Upon A Plastic Sea
#10.Azusa
#9.Foxing
Nearer My God
#8.Now, Now
Saved
#7.Blanko Basnet
Ocean Meets the Animal
#6.Lines in the Sky
Beacon
#5.Aviations
The Light Years
#4.Low
Double Negative
#3.Kindo
Happy However After
#2.Thumpermonkey
Make Me Young, etc.
#1.Hopesfall
Arbiter
Dopo undici anni di assenza Arbiter ci
restituisce una band diversa, per gli Hopesfall anche parlare di
maturazione è restrittivo in quanto non hanno seguito un percorso
lineare a causa del loro stop forzato. Arbiter è quindi un salto
quantico verso nuovi orizzonti e un'evoluzione all'ennesima potenza non
solo del loro sound, ma anche del loro metodo compositivo, un album
destinato a diventare una pietra d'angolo per tutto il post hardcore.
Rimanendo fedele al genere, negli tempo trascorso il materiale degli
Hopesfall ha avuto modo di fermentare come un buon vino, rendendo più
adulto e ricercato il proprio stilema arricchito da un retrogusto
composto da più sapori che hanno assorbito nel sound elementi stilistici
esterni come space rock, stoner, prog, emo e molto altro ancora. Le
stratificazioni che si accumulano, i riverberi e le distorsioni
concorrono a creare un ricco paesaggio sonoro nel quale immergersi tanto
che si può azzardare un parallelismo: Arbiter rappresenta per il post hardcore
ciò che Superunknown ha rappresentato per il grunge.
6 commenti:
"per il quale si prevede un finale con il botto, visto che tre band storiche come Tool, Dredg e Karnivool pare faranno il loro atteso ritorno."
Tanta roba, tra l'altro una delle 3 band è anche la mia preferita in asssoluto :)
Classifica strepitosa Lorenzo, molti li ho e condivido in pieno, altri li scoprirò man mano...6 un pozzo di inesauribile ricerca musicale.
Buon anno, Alberto.
Classifica decisamente interessante.
Personalmente inserirei:
Nik Bärtsch's Ronin - Awase
KALI - Riot
All Traps on Earth.
Buone Feste
Franco
...dimenticavo Sonar with David Torn - Vortex...
...ma il disco dell'anno forse è Makaya McCraven - Universal Beings :-)
Un'opera senz'altro di valore, ma per me è un jazz un po' troppo evanescente e di "concetto"
Beh! Peccato, per me se non è un capolavoro, poco ci manca.
Sempre in area jazz, ho molto apprezzato l'ultimo di Dave Holland "uncharted territories" e quello di Ryan Ported "the optimist".
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