domenica 7 maggio 2017
A Lot Like Birds - DIVISI (2017)
E' arrivato il momento di dare spazio su altprogcore agli A Lot Like Birds, una band che finora avevo solo menzionato di striscio, associandola ad altri act post hardcore come Dance Gavin Dance, Hail the Sun, Stolas, Sianvar. Quindi un po' di storia per chi ancora non è a conoscenza di questa band è quantomeno doverosa, in virtù di un'evoluzione piuttosto singolare: il primo album degli A Lot Like Birds, Plan B (2009), era composto da una formazione allargata, messa in piedi dal chitarrista Michael Franzino con tanto di fiati e archi che, per la maggior parte, collezionava brani strumentali con sporadici e selvaggi interventi vocali. La musica poteva richiamare in maniera abbastanza ingenua tanto il post rock quanto il math rock, entrambi rielaborati in modo da ricavarne un post hardcore sperimentale e orchestrale. Plan B poneva chiaramente in primo piano gli intenti ambiziosi degli A Lot Like Birds che, dopo questo lavoro, si stabilizzarono provvisoriamente come quintetto con Cory Lockwood (voce), Ben Wiacek (chitarra), Joseph Arrington (batteria) e Michael Littlefield (basso).
Non passò molto tempo però che il gruppo accolse tra le proprie fila anche Kurt Travis, cantante dei Dance Gavin Dance, il quale decise di separarsi da questi ultimi per entrare in pianta stabile negli A Lot Like Birds e condividere le parti vocali scream con Cory Lockwood. Conversation Piece (2011) e No Place, uscito nel 2013 per la Equal Vision Records, furono il risultato di tale sodalizio: due lavori capaci di accostare le più avvincenti melodie alle dissonanze più devastanti e aggressive, inquadrando la band tra le realtà più complesse ed estreme nel filone prog hardcore del dopo-Mars Volta. Per arrivare a DIVISI si è dovuti passare dall'abbandono di Littlefield, sostituito da Matt Coate, da un album buon solista di Franzino con lo pseudonimo di alone. dal titolo Somewhere in the Sierras e, infine, a ciò che ha segnato veramente il cambio di rotta stilistico del gruppo. Lavorando infatti al materiale per DIVISI è emerso, da parte degli A Lot Like Birds, la necessità innanzitutto di abbandonare le parti vocali più aggressive che Lockwood condivideva con Travis, alle quali quest'ultimo teneva particolarmente, facendogli quindi decidere di abbandonare i suoi compagni. Le seconde parti vocali sono state affidate a Coate, ma la scelta di basare la quasi totalità dell'album su clean vocals è stata talmente importante che Lockwood ha dovuto iniziare a prendere lezioni di canto, cavandosela piuttosto egregiamente, c'è da aggiungere.
Ma c'è un altro fattore che ai fan della prima ora farà risultare questa transizione a dir poco traumatica. L'album mette da parte completamente quella componente di hardcore sperimentale che faceva leva su violenti e repentini cambi di registro nell'atmosfera e animava gli imprevedibili assalti ritmici e canori. Nonostante ciò, a dire il vero, gli A Lot Like Birds si presentano con grande impatto già dall'artwork, grazie alla misteriosa presenza della bellissima e suggestiva cover ad opera del pittore Marco Mazzoni, ed inoltre scegliendo un titolo dal potente significato drammatico (almeno per noi italiani) che acquista un valore ancor più evocativo nella scelta dei caratteri in caps lock. Sommata a questi fattori la musica contenuta acquista maggior fascino, a riprova che un album molto spesso è una forma d'arte completa: visiva, musicale e letteraria.
DIVISI è un salto stilistico forse ancora più radicale rispetto a quello operato ultimamente, sempre nello stesso fronte, dagli Stolas e si pone quasi come una continuazione del progetto solista di Franzino, alone. Nelle note di For Shelley (Unheard), uno dei brani più riusciti, si ritrovano quelle impronte di alternative atmosferico e leggermente malinconico che portano a contaminare The Sound of Us e Trace the Lines con tracce di emo qua e là. In effetti il primo gruppo di canzoni è presentato in una veste sonica dalle dinamiche emozionali costruite appositamente per far presa sull'aspetto melodrammatico, anche se l'impresa è riuscita solo in parte poiché, escludendo la già citata For Shelley (Unheard) e Atoms in Evening, non c'è un chorus potente abbastanza da penetrare a fondo. Allora molto meglio il secondo blocco di canzoni, dove tali finalità non sono rilevanti alla riuscita del pezzo, ma gli A Lot Like Birds si concentrano piuttosto in una più equilibrata dimensione tra experimental hardcore e prog nella quale riemerge una visione d'insieme imponente che colloca l'accento sull'edificazione di arrangiamenti orchestrali (From Moon to Son) e finalmente dà il giusto e meritato risalto al lavoro ritmico di Arrington (Infinite Chances e No Attention for Solved Puzzles), alla ragnatela di basso funk di Coate (Further Below) e in generale alle parti incrociate delle chitarre di Franzino e Wiacek, che inoltre vengono affiancate a degenerazioni di electro-synth su Good Soil, Bad Seeds.
Non essendo mai stato un fan della ormai vecchia versione degli A Lot Like Birds proprio a causa delle harsh vocals, ho trovato in DIVISI una piacevole nuova veste per la band californiana che però ancora deve mettere a fuoco qualche idea. Se Franzino avesse provato a smussare gli aspetti più sperimentali del suo album Somewhere in the Sierras e li avesse applicati in questo contesto, probabilmente sarebbe uscito un lavoro più strutturato e coeso ma, a parte questo piccolo appunto, d'ora in poi seguirò gli A Lot Like Birds con più attenzione.
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