L'anno appena trascorso non è stato esattamente indimenticabile dal punto di vista delle uscite discografiche, anche se ad un primo semestre piuttosto moscio ne è seguito uno più consistente. E' ovvio che nella totalità di pubblicazioni si è distinta qualche eccezione e questa lista è qui per provarlo, ma si tratta comunque di una minoranza. Tra gli artisti e band più acclamati, pur con lavori di rilievo, non ho trovato quel valore aggiunto che valga la pena sottolineare in termini di risultati e vedrete che mancano nomi eccellenti (es. Peter Gabriel, Steven Wilson, Haken, TesseracT, ecc.), preferendo a questi delle pubblicazioni a mio parere più interessanti. La motivazione dell'esclusione tra i primi 50 è che penso che le loro opere siano rimaste negli standard che gli sono propri, anche se alti, senza nulla aggiungere o togliere a quanto avevano già realizzato in passato. E' per questo che dico che, anche trovandosi di fronte ad un buon album, nel momento in cui andiamo a tirare le somme dell'anno 2023 non ho la sensazione che ci abbia lasciato delle opere imprescindibili. Ma come sempre la lista di altprogcore cerca di tirare fuori il meglio, scovando album che sicuramente non troverete in altre classifiche e che credo valga la pena ascoltare. Ad esempio, nella sempre ricca e abbondante offerta di prog metal, penso di aver inserito le band meno prevedibili e ancora poco conosciute.
Per dare spazio a più nomi possibili ho omesso volutamente, per motivi puramente burocratici, tre uscite che, se inserite, sarebbero state incluse direttamente nella top 10 di quest'anno. Data la loro eccellenza meritano almeno una menzione meritevole: una è la nuova versione di Migrant dei The Dear Hunter, che nella sua veste espansa e remixata brilla di una luce inedita e magnifica; l'altra è Shadowglow dei flipturn, album pubblicato lo scorso anno ma è che ho scoperto grazie alla versione deluxe uscita questa estate ed infine ...out flew reason, quello che nel 2001 sarebbe dovuto diventare il secondo album dei Dark Star (nati dalle ceneri dei Levitation) con il titolo di Zurich.
Parlando invece del blog, sento che nel suo quindicesimo anno di vita altprogcore è giunto ad un capolinea. Da più di un anno ormai mi sono reso conto di uno stallo a livello di lettori e che le tante nuove proposte segnalate, ad esempio nei post antologici mensili, non suscitano più grande interesse. Forse dipenderà dall'eccesso di informazioni che scoraggia il lettore quando si trova davanti ad un numero esagerato di cose da ascoltare, o forse molti preferiscono leggersi 13 differenti recensioni dei dischi di Haken, Riverside, Steven Wilson, ecc. da 13 siti diversi piuttosto che impelagarsi nel provare ad ascoltare artisti inediti. Fatto sta che in generale le interazioni sono calate, tranne da parte dei lettori esteri, nonostante il blog sia scritto in italiano. Già questo tipo di musica non ha mai interessato nessuno in Italia, ma penso che siamo arrivati ad un punto storico in cui, a causa delle velocità comunicativa, non c'è più interesse nella scoperta. In compenso, per paradosso, ci si continua a lamentare che la musica contemporanea non abbia più nulla di interessante da offrire. Non è così, almeno dal mio punto di vista. Nei quindici anni in cui ho portato avanti altprogcore non ho mai avuto la sensazione che la musica moderna non sia altrettanto stimolante di quella degli anni '70.
Comunque, per una combinazioni di fattori, l'entusiasmo che muove la condivisione di nuove proposte musicali si è spento ormai da qualche tempo e il blog finora è andato avanti per forza di inerzia. Ad un certo punto avevo anche meditato di cambiare medium e abbandonare l'ormai obsoleto formato blog e passare al podcast che oggi va per la maggiore, ma con queste premesse non ha praticamente senso. Comunque la parola "fine" al momento ha un sapore troppo definitivo da apporre a questa lunga esperienza, ultimamente più volte ho pensato di chiuderla qui, ma poi è spuntato sempre qualche uscita che valeva la pena consigliare e recensire. Con il nuovo anno giunge il momento di ufficializzare alcuni cambiamenti già in atto, quindi via i post antologici, mensili e settimanali di vari album e si scriverà solo quando se ne sentirà la necessità. In passato sentivo quasi un senso del dovere verso il lettore, cercando di mantenere un certo ritmo nella cadenza dei miei post ma, dato il protrarsi dello scarso interesse, era solo questione di tempo prima che la costanza che ha animato altprogcore andasse perduta.
What We Do to Feel
I Lonely the Brave non sono per tutti, pur non suonando musica complessa. Con What We Do to Feel firmano il loro album meno memorabile ma in esso persiste un grande istinto per le atmosfere malinconiche post rock ed epiche alternative rock. In pratica il gruppo riesce ad infondere cuore e anima anche a composizioni non ispiratissime e le eleva comunque sopra la media.
49.The Intersphere
Wanderer
In ambito alternative rock esistono band che tecnicamente si elevano sopra la media, pur non dedicandosi apertamente a composizioni articolate e complesse. La loro capacità si continua a percepire nel modo in cui arrangiano un pezzo e nel modo in cui lo eseguono, inserendo durante il suo percorso trucchi e abbellimenti strumentali che lo valorizzano e lo fanno risaltare ancora di più. Talvolta succede che alcuni di questi gruppi si pieghino troppo a regole commerciali e finiscano poi per soffocare tali espedienti in favore di una scrittura piatta e prevedibile. Gli Intersphere appartengono invece a uno di quei rari casi in cui la freschezza riesce a perdurare, anche nei brani che all'apparenza possono risultare meno interessanti mantengono costantemente interessante il livello dell'attitudine con la quale affrontano l'esecuzione.
48.Death Dance
Blue Light Mass
Anche se siamo giunti ad un momento storico in cui il prog hardcore con il suo sottogenere swancore hanno sfornato una serie di band e album stilisticamente molto riconoscibili tra di loro, il quintetto di Detroit Death Dance, fa il suo ingresso in questo ambiente con Blue Light Mass schivando il rischio di assomigliare all'ennesimo esercizio di stile. Le coordinate che possono ricondurre ad alcuni capofila come Circa Survive, HRVRD e Sianvar, si arricchiscono di un'ulteriore visione psichedelica e math rock che si insinua trasversalmente in ogni pezzo.
Se anche per i Seven Impale è innegabile un riferimento a qualche sonorità del passato, si riconoscono diverse peculiarità che li riconducono con i piedi ben piantati nel presente, escludendo facili ammiccamenti al progressive metal o all'art rock sinfonico. La scelta di andare a sondare strade meno battute – come le cupe asperità tipiche di Van der Graaf Generator e King Crimson che riaffiorano specialmente negli impasti tra chitarra, organo e sax – ha permesso ai Seven Impale di avvicinarsi a quell’estetica di heavy prog che si è evoluta sino a sposare groove di chitarra sincopati e complesse poliritmie provenienti dal math rock, definendo in questo modo una tipologia di metal più cerebrale. SUMMIT continua nella tradizione dei suoi due predecessori, forse più centrato e ispirato rispetto a Contrappasso, ma nel complesso non arretra dalla linea di eccellenza tracciata dal gruppo.
46.Advent Horizon
A Cell to Call Home
Per gli amanti del prog metal addizionato a molta melodia ed elementi elettroacustici il terzo album in studio degli Advent Horizon A Cell to Call Home è un ascolto obbligato per questo anno. La lunga title-track insieme all'opener Water e molti altri brani fa pensare a degli Spock's Beard dalla ritrovata ispirazione.
45.Earthquake Lights
Desert Bloom
Penso che nel panorama musicale moderno non esista un gruppo come gli Earthquake Lights. Come una versione più soft dei The Reign of Kindo il gruppo suona un suadente pop orchestrale rilassato, romantico e con qualche inflessione jazz, ma molto lontano dal risultare stucchevole. La musica di Desert Bloom appare fuori dal tempo e dalle mode e proprio per questo è un lavoro di gran classe.
44.Movements
RUCKUS!
Al loro terzo album i Movements producono il loro lavoro più vario e lontano dall'originario emocore con venature pop. RUCKUS! include nella sua tavolozza stilistica anche richiami grunge e shoegaze, aggressività contenuta e tentazioni melodiche mainstream. Alla fine ciò che ne esce è una solida prova che va dritta al punto.
43.鬼否 [GriffO]
Tra coloro che contribuiscono a rendere il math rock interessante ci sono moltissimi gruppi provenienti dal lontano Oriente. I cinesi griffo鬼否 sono tra questi e il secondo album 本体Ontology, con il suo sapore esotico ed elettronico, è davvero una gradevole aggiunta all'archivio del genere.
42.Periphery
Periphery V: Djent Is Not a Genre
I Periphery hanno prodotto un album che spinge fortissimo verso una direzione epica, satura e densa sotto ogni aspetto e livello di prospettiva. In tal senso tutti i brani presi singolarmente raccolgono al loro interno un universo di cambi e deviazioni, fraseggi di chitarra spasmodici, qualsiasi sorta di trucco funambolico da guitar hero a loro collegati vi venga in mente, ringhi post hardcore, caotici e tempestosi assalti metallici al limite dal cacofonico che mutano all'improvviso in deliziose melodie dalle progressioni imprevedibili.
41.Solstein
Solstein
Per chi ama la funk fusion degli anni '70 il disco omonimo dei Solstein - un supergruppo che comprende Keith Carlock (Steely Dan, Toto, John Legend, Sting), Jacob Holm-Lupo (White Willow, The Opium Cartel), Stian Larsen, Brynjar Dambo (White Willow) e Bill Bressler - è un must listen e ovviamente una delle migliori uscite del 2023.
40.Osaka Punch
Mixed Ape
Interessante e divertente mix tra funk, metal e prog quello degli australiani Osaka Punch. L'ultima loro fatica Mixed Ape è forse il lavoro che riesce ad equilibrare al meglio l'incontro di queste influenze, con in più un atteggiamento scanzonato che ricorda quello dei conterranei Twelve Foot Ninja e qualcosa di Mike Patton.
39.The Ephemeral
Your Burden Is Safe With Me
I The Ephemeral sono un quintetto dell'Arizona che suona un progressive post hardcore molto articolato e multitematico, utilizzando sia momenti vocali melodici sia usufruendo di tutto l'arco comprensivo tra scream, harsh e growl. Nonostante quest'ultimo particolare ho trovato il loro album d'esordio Your Burden is Safe With Me una gradevole collezione di idee strumentali che si è rivelata crescere ad ogni ascolto.
38.Bobbing
Year of the Newt
Robert Ross, ex membro dei Feed Me Jack, dopo alcuni EP pubblica il suo primo album con il progetto solista Bobbing. Year of the Newt è uno spettacolo di math rock elettronico, funky, glitchy e r&b. Conciso, caleidoscopico ed efficace.
37.Holding Absence
The Noble Art of Self Destruction
Gli Holding Absence, nonostante siano inglesi e non statunitensi, sono costantemente riusciti a mantenere una buona reputazione nel panorama dell'ultima onda post hardcore. The Noble Art of Self Destruction è forse il loro lavoro più solido e ispirato grazie ad una serie di brani senza cedimenti che uniscono melodie ammantate di maestosità e accorata aggressività emo come formula vuole.
36.Origami Angel
The Brightest Days
Gli unici ad avere quel particolare mix tra pop punk, math rock e emo declinati in versione solare e scanzonata. The Brightest Days è un mixtape esatto opposto di Gami Gang, ciò che quell’album doppio sviscerava in chiave prolifica del duo Origami Angel, qui lo si fa in maniera essenziale, concisa ma altrettanto efficace.
35.KC Rae
Think I'm Gonna Die
KC Rae è la cantante dei Now, Now, duo il cui ultimo album Saved era stato un'eccellente collezione di brani electropop. Nel suo esordio solista la Rae riprende quel mood e lo trasforma in qualcosa di ancora più malinconico, semi acustico e introverso. Emerge comunque tutto ciò che aveva fatto di Saved un grande album e si conferma un'autrice dalla vena sensibile e un gran senso di pop intimo.
34.Lars Fredrik Frøislie
Fire fortellinger
Il talento del tastierista Lars Fredrik Frøislie è tutt'altro che da mettere in dubbio, essendo già un'istituzione del prog scandinavo, grazie alla sua collaborazione con gruppi ormai leggendari come Tusmørke, White Willow e Wobbler. Ebbene, Frøislie ha esordito con Fire fortellinger, un album solista che è un monumento alla sua arte, contenente solo quattro pezzi che sono quanto di meglio possa produrre oggi il prog sinfonico. Nostalgici solo nei suoni, ma con una carica e un'inventiva multitematica da imprimere il giusto bilanciamento tra modernità e tradizione. Anche se non è giusto fare paragoni, Frøislie riesce da solo a volare anche più in alto dei suoi Wobbler.
Fin dal primo album i Lakes hanno avuto l'abilità di crearsi un modo distintivo di comporre e arrangiare, rimanendo nei confini che stanno tra il midwest emo e il math rock. Tenendo fede a questa linea, ma evolvendosi a piccoli passi, la sicurezza fissata nella formula ha permesso al sestetto di Watford di proseguire a passi spediti con due incantevoli album. Se quindi già siete familiari con i Lakes e finora non vi hanno mai deluso, difficilmente lo farà Elysian Skies.
32.Temple of Angels
Endless Pursuit
Pur aggrappandosi ad un sound derivativo che miscela goth, dream pop e shoegaze anni '80 (da richiamare Cocteau Twins, All About Eve e Cranes) i Temple of Angels debuttano con un album di canzoni che funzionano senza temere confronti con il passato. Se non si è prevenuti contro la nostalgia Endless Pursuit è un ascolto di gran fascino e suggestione.
Gli Oiapok rappresentano l'evoluzione del gruppo prog jazz francese Camembert, ciò che rimane è il peculiare impasto degli strumenti che prende le mosse dalle avanguardie prog più esoteriche come lo zeuhl e Canterbury e dal rock ad ampio respiro cameristico/orchestrale sulla scia di Frank Zappa e John Greaves. Nel loro cambiamento i Camembert sono riusciti a preservare identità e qualità, assicurandosi una continuità artistica per una formula che ancora è in grado di offrire risultati notevoli.
30.The Aces
I've Loved You for So Long
Quando penso alle The Aces mi viene da paragonarle alle MUNA: stessa attitudine electro pop, stesse tematiche per l'amore saffico e anche loro arrivate al terzo album. Solo che al contrario di quello omonimo delle MUNA uscito lo scorso anno, I've Loved You for So Long certifica le The Aces paladine dell'indie pop. Ogni canzone sull'album sembra costruita come un prototipo di storia del pop dagli anni '70 fino agli anni '90 solamente riletto in modo moderno.
29.Nickel Creek
Celebrants
Non lo avrei ma detto ma il progressive bluegrass "is a thing!". Pur non nutrendo particolari interesse per i generi che ricadono sotto l'ombrello di "americana", il nuovo album dei Nickel Creek del talentuoso Chris Thile che, oltre ad aver collaborato con Béla Fleck, Glen Philips e Edgar Meyer, è attivo anche nei Punch Brothers, è davvero un album fuori dai cliché del bluegrass che sposa inventiva per soluzioni insolite e un amalgama tra voci/strumenti di un dinamismo fuori dal comune.
28.Needle
Fall
Dopo i Sullen ecco un altro gruppo prog metal portoghese meritevole di attenzione, i Needle. Fall è il loro album d'esordio e, tra gli aggressivi riff djent e sprazzi di atmospheric metal, è una collezione di tutto rispetto.
27.TEMIC
Terror Management Theory
Il supergruppo messo insieme dall'ex tastierista degli Haken Diego Tejeida e il chitarrista Eric Gillette (Neal Morse Band) con il cantante Fredrik Klemp (Maraton, 22) e il batterista Simen Sandnes (SHINING, Arkentype) ha realizzato un album di prog metal veramente sorprendente e godibile sotto ogni suo aspetto e sì, come si intuisce l'ho apprezzato molo più di Fauna.
What Does Your Soul Look Like
Il duo australiano Wayside, formato da Thomas Davenport (voce) e Josh Ehmer (chitarra), con il secondo album What Does Your Soul Look Like ha molto affinato il proprio songwriting rispetto all'esordio Shine Onto Me del 2021. In questo caso parliamo di una band che si inserisce nell'ultima ondata grungegaze, che da un po' di tempo ha preso campo nei vari revival stilistici. Nulla di nuovo quindi, ma i due sanno scrivere delle canzoni potenti ed emotive come pochi altri attualmente dentro questo genere.
25.ni
Fol Naïs
E' da qualche tempo che il sottogenere battezzato "brutal prog" da Weasel Walter dei The Flying Luttenbachers sta uscendo dalla propria nicchia con lavori molto pregiati. Come suggerisce il nome, la peculiarità del brutal prog è, sinteticamente, quella di unire il prog più complesso con la visceralità e la veemenza di una specie di punk jazz avant-garde. Ma se volete farvi un'idea ben precisa di cosa si stia parlando, Fol Naïs terzo album in studio del gruppo francese ni è una perfetta introduzione, oltre che il loro apice creativo.
24.Good Game
Get Good
Fino ad ora i Good Game si erano fatti notare nel panorama math rock con due EP imprescindibili. L'album Get Good è destinato a diventare un nuovo classico del genere: math pop di gran classe.
23.Moondling
Moondling
Questo album è stato il mio primo incontro con il trio di Brooklyn Moondling e ne sono rimasto positivamente colpito. Il loro è un post rock che adotta inflessioni math rock, malinconico ed energetico allo stesso tempo. Capace di pennellare panorami sperimentali e abissi minimali facendo ricorso ad un mix strumentale di tecnica e atmosfera con brani obliqui nel loro sviluppo, che ti portano sempre dove non ti aspetti
22.Sunwell
Sunwell
I brani dei Sunwell sono confezionati per dare un impulso tecnico e virtuoso ad un'impianto primariamente "poppy" e "catchy", come si direbbe in gergo esterofilo. Al tutto non manca qualche accenno metal, ma il linguaggio con cui si propongono gli strumenti viene declinato in favore di timbri funk rock ed un interplay che si estende dalla fusion al math rock. Sunwell si propone di rappresentare al meglio questo crossover che sempre più spesso incrocia la strada del progressive rock, aggiungendosi a quei soliti canoni di contaminazione che ormai diamo per acquisiti, come il metal e il sinfonico. Non solo, ma un album come questo, che si spinge su altre pregevoli sfumature tra generi oltre a quelle già elencate, spiega bene i legami che si sono venuti a stabilire negli ultimi tempi tra il prog, l'r&b e il post hardcore.
21.Semaphore
I Need a Reason to Stay
Con I Need a Reason to Stay i Semaphore si stagliano trasversalmente nella scena alternative a cavallo tra shoegaze, emocore e post hardcore con una notevole dichiarazione d'intenti. Le canzoni dell'album sono passionali e sincere nel trasmettere un'ispirazione solida e nel convogliare l'amore del gruppo per questi generi, mischiati in modo caotico ma convincente.
20.Eyeless Owl
Murmurations
I fratelli Coniguliaro, Ben e Quinn, ci hanno già abituato all'eccellenza in campo prog con i loro svariati progetti, sia quando li troviamo in coppia (Sun Colored Chair e Wyxz) sia quando sono separati (Wippy Bonstack e Eyeless Owl). Con Murmurations Quinn Coniguliaro riprende con maggior forza e sicurezza i temi dell'omonimo esordio, espandendo ancora di più la sua idea di prog virtuoso che coniuga frammenti math rock e brutal prog con espansioni orchestrali da chamber pop. In questo si avvicina al precedente lavoro del fratello sotto la sigla Wippy Bonstack, ma sono presenti anche le delizie elettroacustiche dei Sun Colored Chair e i frenetici cambi epilettici dei Wyxz. Quinn mette a frutto tutte queste esperienze per un album eclettico e riepilogativo delle proprie capacità di compositore e arrangiatore.
19.Ok Goodnight
The Fox and the Bird
Gli Ok Goodnight sono stati un po' la sorpresa prog metal del 2023. Da perfetti sconosciuti con un album e un EP alle spalle sono passati a mietere consensi con The Fox and the Bird. Essendo un concept album ambientato nel regno animale, quasi ogni traccia ne prende il titolo e l'ispirazione, settando il carattere del pezzo in base al peculiare temperamento dell'animale protagonista. Il disco parte in modo acustico per poi avviarsi ad atmosfere sempre più inclinate verso il prog metal e prog fusion, con una varietà di scrittura e atmosfere encomiabile.
18.Press to Enter
From Mirror to Road
Quando si ascoltano esordi come From Mirror To Road dei Press To Enter si ringrazia che ancora il progressive metal abbia da offrire qualcosa di non scontato. Il trucco è non adagiarsi sui soliti cliché che rendono immobili le caratteristiche di un genere, ma rivolgersi per forza di cose ad altri orizzonti stilistici e incorporarli nel proprio sound. La prerogativa della band è quella di imporsi con massicci riff di derivazione djent e diluirli in grandi dosi di melodia, quasi sotto forma di accessibilità pop, poi tastiere anni '80 e groove che talvolta sconfinano in inflessioni funk. I Press to Enter sono un altro tra i molti esempi contemporanei di come ormai i confini tra generi, meglio se distanti, si siano sgretolati e di come il termine prog sia una costante ed in prima linea quando si parla di accogliere le contaminazioni più lontane e stravaganti.
I Big Lava sono eredi di una band purtroppo defunta di nome Dead Ground. Nuovamente con una formazione a trio, i 2/3 di quel gruppo, ovvero Ollie Harris (voce, chitarra) e Ed Tucker (basso, voce), si sono uniti al nuovo batterista Chris Tilke, ereditando quel sound diretto e ruvido nel momento in cui vogliono essere rock, ma altrettanto psichedelico e sognante quando spunta un'ombra di qualcosa di più elaborato. L'omonimo esordio dei Big Lava contiene ottimi pezzi con coinvolgenti build up tipo FEDZ, Polly, Hang e anche una rielaborazione dell'ultimo singolo-killer dei Dead Ground, Can't Escape You.
16.Dispirited Spirits
The Redshift Blues
Questo The Redshift Blues è il secondo album di Dispirited Spirits, progetto del musicista portoghese Indigo Dias, un'interessante prospettiva su una moderna visione di progressive rock con insolite commistioni di psichedelia, space rock e emo. Inaspettata sorpresa che non si incasella dentro nessun genere in particolare, ma è questa la sua bellezza.
Il secondo album dei Superlove follow:noise è un notevole salto in avanti rispetto al primo Colours, del quale focalizza e capitalizza le idee nell'assemblare l'essenza di elementi djent, electro pop e dance, tagliarne il superfluo e farli funzionare in un montaggio sorprendentemente conciso, coeso e brillante. Pur essendo solo un trio, la produzione risalta il suono bombastico e potente, valorizzando chorus da arena rock che ti si stampano in testa. Il modo in cui i Superlove oscillano nella dicotomia dei brani dà come una sensazione di personalità schizofrenica che si traduce in un "divertiamoci-a-fare-un-po'-i-cazzoni" durante la strofa e un "ok-ora-facciamo-sul-serio" durante il ritornello. Loro lo chiamano noise pop e anche hyper pop, ma è chiaro che la bilancia pende sulla seconda scelta.
14.East of the Wall
A Neutral Second
Gli East of the Wall sono una delle band più sottovalutate della scena prog metal (o forse è meglio chiamarlo post metal). Forse il loro approccio serioso ed elegiaco non è per tutti, ma è veramente inspiegabile come un gruppo così dotato rimanga puntualmente nelle retrovie. Con A Neutral Second pubblicano il loro ennesimo capolavoro e per un gruppo che da anni non sbaglia un colpo ad ogni uscita è veramente un crimine continuare ad ignorarli.
13.Enoch Root
Delusion
Gli Enoch Root sono coerenti con i dettami del progressive rock moderno dal quale lo stesso autore Reese Ortenberg attinge chiaramente senza nascondere le sue influenze (cita Haken, Porcupine Tree, ma soprattutto The Dear Hunter). Delusion è un'opera prima dove più ci si inoltra al suo interno e più si possono apprezzare le capacità di Ortenberg nel tessere arrangiamenti stratificati e immaginare quale svolta inaspettata possa prendere il brano. Nella loro calibrata visione prog gli Enoch Root non sono immuni da influssi pop e art rock, che poi sono l'essenza vitale di quello a cui guardano tutti i migliori autori contemporanei del genere, che si parli di Wilson o che si parli di Crescenzo. Ortenberg per ora cerca di seguire le loro tracce, ma lo fa senza risultare uno stucchevole epigono privo di una propria personalità.
12.Aviations
Luminaria
Tra i pregi degli Aviations, c'è quello di evitare con cura di incappare nelle pastoie del riproporre certi schemi abusati con cui si è evoluto il prog metal, ultimamente sfruttando anche la tentazione di ammiccare al passato dei seventies. Tutto ciò che propone il sestetto di Boston in Luminaria è invece legato al presente e alla fusione di linguaggi non molto sfruttati nel prog metal, tipo prendere in prestito malizie tipiche del math rock, r&b e un grande senso per le melodie emotive.
11.Earthside
Let the Truth Speak
C'è il progressive rock, c'è il prog metal, c'è il post rock, c'è il djent, c'è il symphonic metal e poi ci sono gli Earthside, che stanno a tutte queste cose come un cinema IMAX sta ad una normalissima sala d'essai. Un'equivalenza fatta non per affermare la loro superiorità rispetto a tutti gli altri a livello qualitativo, ma per evidenziare l'effettivo approccio unico alla materia. Agli Earthside non interessa fare sfoggio di virtuosismi per dare spettacolo, non interessa utilizzare la multitematicità per dipanare lunghe suite nel modo più complesso possibile, non interessa fondare i pezzi su graduali crescendo emozionali e infine non interessa sfruttare i barocchismi neo classici applicati al metal come scorciatoia alla magniloquenza. Il proposito degli Earthside sembra essere creare dei mondi sonori tridimensionali dove la somma delle parti è più importante del singolo, o meglio, funzionale alla visione d'insieme.
10.Closure in Moscow
Soft Hell
Quei pazzi dei Closure In Moscow hanno atteso nove anni per dare un seguito a Pink Lemonade, ma non è che nel frattempo siano stati con le mani in mano. Le cronache sulla produzione di Soft Hell parlano di lunghe session di scrittura, attenzione maniacale ad ogni dettaglio, un lavoro di mix elaboratissimo impostato sulla sottrazione (dato che il reale numero di Stems per brano era improponibile) e un gran studio sulle parti vocali con l'ausilio della cantante Aphir (Becki Whitton) presente come ospite in due tracce. Il risultato è un album con un groove prog funk incredibile, ci sono sezioni funamboliche e altre che sfiorano il pop barocco. L'attesa è stata ripagata con una varietà sonora e sonica con pochi eguali, in definitiva il miglior album del quintetto australiano.
9.The Mercury Tree
Self Similar
Chi più dei The Mercury Tree può essere considerato math rock quando, oltre alle poliritmie, usano anche strumenti microtonali? Self Similar è il secondo album della band ad adottare tale espediente dopo Spidermilk, ed è ancor più coerente e sicuro di sé nel perseguire una parvenza di armonia nel caos disarmonico dello "sbilanciamento uditivo" creato dall'accordatura microtonale.
8.Portraits
Buy High
I chitarristi Joshua De La Victoria e Joseph Anidjar (dei Bird Problems) con l'album Buy High a nome Portraits confezionano un involucro compatto di fusion chitarristica che miscela math rock, jazz, new age, djent e prog. Con l'aiuto della sezione ritmica degli Intervals - Jacob Umansky (basso) e Troy Wright (batteria) - i due musicisti scrivono un piccolo capolavoro di equilibrio e dinamica con delle tracce in cui fanno convivere delicate suggestioni e complicati rompicapo poliritmici soft metal, senza mai sfociare negli aspetti più brutali e aggressivi del djent. Le uniche due canzoni con ospiti vocali, la title-track e Sell Low (con Michael Lessard dei The Contortionist), rispettano piuttosto bene la suddetta dicotomia di cui vive Buy High.
7.Jakub Żytecki
Remind Me
Zytecki è, tra questi, uno tra i più dotati e innovativi chitarristi della sua generazione Dopo anni passati a perfezionare la sua peculiare formula, iniziando il percorso fin dal suo ultimo album con i Disperse e proseguendo la propria visione nella carriera solista, con Remind Me Zytecki ha finalmente raggiunto la quadratura del cerchio. Il chitarrista opera in una dimensione sonora finora sua esclusiva che si basa sul conciliare velocità e meditazione, impalpabilità e futurismo, le cui fondamenta stilistiche sono indietronica, fusion, ambient, chillout, world music e pop. Con Remind Me si lascia alle spalle le dichiarazioni d'intenti e firma un'opera che porta a compimento il suo percorso di ricerca, mentre varca una nuova frontiera della prog fusion.
6.Codeseven
Go Let It In
I Codeseven hanno rappresentato una delle realtà più anomale del post hardcore degli anni Zero. Praticamente cambiando direzione ad ogni album sono riusciti nell'intento di esplorare la parte più melodica e psichedelica del genere. Dopo una pausa di quasi 20 anni i Codeseven sono tornati in scena con la line-up originale e un album ispiratissimo che, con tutta probabilità, è il migliore della loro carriera. Go Let It In riprende il discorso dove lo avevamo lasciato con Dancing Echoes/Dead Sounds, ma si fa forte di un gruppo ormai maturo e sicuro dei propri mezzi, trascinandoci di nuovo in una dimensione insolita per il post hardcore e quasi facendo risplendere di luce rinnovata l'ultimo incompreso lavoro del 2004.
5.Phoxjaw
notverynicecream
Il brillante secondo album della band inglese punta con audacia ad ammassare disparati ingredienti stilistici sotto forma ipertrofica e caleidoscopica, in modo che l'opera si avvicini ad un ardito esperimento di sovrapposizione musicale tra presente e passato, allo stesso tempo lanciata verso il futuro. Le connotazioni post hardcore si affastellano e si confondono con stranianti germi di elettronica post punk/new wave, decadenti droni gothic rock, violente e improvvise impennate di distorsioni soniche metal accentuate da pesanti cadenze industrial. Pur essendo tutto calato in una dimensione plumbea e viscosa, l'interpretazione che ne esce da parte della band è vitale e viscerale.
4.Kodiak Empire
The Great Acceleration
I Kodiak Empire fanno di tutto per sfuggire alle catalogazioni, il loro è un experimental rock che si serve degli espedienti contorti di generi come math rock e post rock per farli interagire in un flusso di coscienza musicale imprevedibile, ma il risultato è talmente trasversale e personale da ricadere in una linea di confine ambigua. Quando si parla di progressive rock ancora oggi, purtroppo, gli esempi contemporanei che vengono in mente sono limitati al metal o al sinfonico. Ciò che fanno i Kodiak Empire ha molto più diritto di chiamarsi "progressive" rispetto ad altri, dato che si prendono alcuni rischi, non assomigliano a nulla di preciso e a nessuno, non sono ascrivibili ad un genere preciso, ma seguono l'istinto creativo.
3.IONS
Counterintuitive
Counterintuitive, secondo album della band ceca, forgia un quadro sonoro pieno, compatto e dinamico. In breve è un'emanazione dell'ultima onda prog metal che fa uso abbondante di poliritmie e riff djent accompagnati da sintetizzatori e tastiere, ma sfruttati per potenziare e arricchire il pathos dei paesaggi sonori e non dal lato virtuoso e tecnico come ci si aspetterebbe da un gruppo prog metal. E' proprio nelle sfumature timbriche che Counterintuitive prende vita e riesce ad elevarsi sopra altre band affini, contando naturalmente su una scrittura di grande impatto valorizzata da questi elementi.
2.mingjia
star, star
Quando la classica contemporanea e il baroque pop si uniscono possono succedere dei miracoli. Uno di questi è star, star di mingjia. Nella sua ricchezza di materiale raccolto in un'estesa durata di settantasette minuti, è incredibile notare come star, star non contenga un attimo di cedimento qualitativo. Ogni traccia ha qualcosa da offrire in termini di sorpresa e meraviglia, tanto che il minutaggio molto esteso non risulta mai pesante, alimentando e giocando con la nostra curiosità nell'attesa dell'inaspettato.
1.You Win Again Gravity
Into the Dancing Blue
Come fan dei
The Contortionist e
Oceansize ho trovato nei You Win Again Gravity il giusto equilibrio tra complessità tecnica e melodie dal forte impatto emotivo, ingredienti che la band sa alternare in modo naturale con transizioni fluide che passano da aggressività post hardcore, inflessioni prog metal fino a progressioni armoniche fusion. Dal punto di vista discografico i You Win Again Gravity, dopo l'ottimo esordio
Anonymity datato 2017, si erano praticamente messi in ibernazione e usciti dal proprio letargo solo con cadenza annuale, pubblicando i singoli che sono andati a confluire attualmente nella seconda opera
Into the Dancing Blue. In tutti questi anni il quintetto ha lavorato pazientemente e con molta meticolosità nel realizzare un album che arricchisse la loro tavolozza, dando spazio ad ogni sfumatura e stratificando i livelli sonori con tessiture elettriche, sospensioni ambient, polifonie vocali contrapposte a harsh vocals e aerei arpeggi di piano acustico, stratagemma che aggiunge un senso di freschezza all’abituale impianto prog hardcore. Un disco assolutamente impeccabile.
7 commenti:
Dispiace leggere la parte iniziale del post. Per me il tuo blog resta il punto di riferimento per scoprire cose nuove. Altrimenti sarei rimasto probabilmente fermo ad ascoltare Neal Morse e Dream Theater tutta la vita, cercando di trovare del buono anche quando non c'è più niente da trovare. Qui ho scoperto alcuni degli album che ho consumato a forza di ascolti negli ultimi anni. Dear Hunter e Adjy su tutti, direi. Quest'anno i Nickel Creek. Ma ce ne sono tanti altri. Cose molto diverse tra loro ma con un impronta comune. Più che altro nelle tue recensioni trovo le motivazioni che mi hanno spinto verso il prog quando ero ragazzo. Poi si passa sempre la fase dei "duri e puri". Quello o nient'altro. Tanti probabilmente restano fermi lì. Ma il prog è sempre stato sperimentazione, rischio e pericolo. E qui ritrovo tutto questo. Boh, che dire d'altro se non grazie e auguri. Spero il prossimo anno di continuare a leggerti, anche se non con la cadenza avuta fin qui. Sicuramente usciranno altri album che varrà la pena ascoltare, da consumare a forza di ascolti. Spero di non perdermeli.
As someone who has been following your blog since 2015, it saddens me to hear you no longer posses the reasons or motivations to keep it going. You have been an invaluable source of music discovery for me. But I guess all good things must come to an end. I wish you luck in whatever your future goals are.
Coraggio Lorenzo non mollare, saremo pochi ma sei la Bibbia per noi amanti delle sonorità di livello. Certo, più parlo coi giovani di musica e più ti capisco, non c'è speranza, altro che nuovi lettori!
Del resto la nostra musica è di nicchia, non siamo gente da festivalbar, noi...
Dal mio punto di vista dovresti mettere i voti alle recensioni, da 1 a 5 magari, dove 5 è capolavoro e 1 fa schifo, ecco. Le recensioni sarebbero molto più chiare in questo modo per chi volesse acquistare (come il sottoscritto, possessore di 11.000 album ad oggi) l'Arte che proponi, spesso non è chiaro se valga lo pena o meno l'acquisto. Forse il voto darebbe più leggerezza al sito. Ma ne abbiamo già parlato anni fa e se le cose non sono cambiate vuol dire che resti della tua idea. No problem, nel mio caso la classifica di fine anno raggiunge lo scopo.
Grazie di tutto.
Lorenzo - I am so sorry to hear of the end of your blog. I log in every Saturday morning to see what new recommendations you have, and you have been an important influence on the music I listen to. I agree with everything Edward (above) said. Good luck to you going forward and thank you for years of music exploration. While you no longer see the interest in your blog, you have influenced people all over the world - even those that you never met and will never know. Thank you!
Hey Alan, thanks for your words, they mean a lot to me! I didn't think I had regular readers outside of Italy. However I want to reassure you, this is not the actual end of the blog, I will just slow down my posts. I will write again when I feel the need and if there is something really important to report.
Buongiorno Lorenzo, seguo da anni il tuo blog, una risorsa a dir poco fondamentale per chi ritiene che la musica sia una ricerca continua. Grazie a te ho scoperto decine di artisti. Mi spiace leggere le tue parole che peraltro comprendo data la natura della musica che ascoltiamo. Mi pento di non averti mai scritto prima, forse un minimo riscontro al tuo preziosissimo lavoro o anche solo un grazie sentito avrebbero potuto aiutare. Come dico sempre agli amici è pieno di musica nuova ed interessante là fuori e grazie al tuo blog abbiamo la possibilità di conoscerla. In ogni caso grazie e spero davvero tu possa in qualche modo continuare! A presto e buon anno!
Buongiorno Lorenzo, ho conosciuto da pochissimo tempo questo blog su consiglio di un amico e ne ho colto subito la peculiarità descrittiva e la forte attitudine alla "archeologia musicale" come amo chiamarla io. Plauso al tuo lavoro e capisco che avvolte una pausa sia necessaria per ragionare o solo riprendere fiato. Un messaggio di stima questo quindi atto a sostenere ci si impegna nella divulgazione musicale underground. Un saluto. L.
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