giovedì 14 dicembre 2023

Notes from the Edge of the Week #10



  • Il quintetto di Brighton prima conosciuto come Porshyne e responsabile di un solo EP Environmental Music pubblicato nel 2017 sulla scia delle band art post hardcore di quel periodo come Black Peaks, FOES, Godsticks e Arcane Roots, era in seguito scomparso dai radar senza lasciare traccia. Riemergono adesso dal limbo con il nome cambiato in Polar Son e un album - Wax/Wane - che riflette sulla passata esperienza come Porshyne senza rinnegarla, ma con un sound più elettronico ed intellettuale, talvolta vicino anche ai Radiohead, utilizzando sia il linguaggio prog hardcore, ma soprattutto deviando su parti atmosferiche, post rock e jazzy. 



  • Geoffrey Langley, oltre ad aver suonato le tastiere per i Renaissance (e Annie Haslam è presente in questo album alla voce nella title-track), è entrato nel mondo del prog grazie all'interessamento di Neal Morse, ormai dieci anni fa quando Langley diede alle stampe la prima opera dei The Twenty Committee. The Cycle Undone è il secondo lavoro della band che ci ha messo dieci anni per concepirlo e realizzarlo. Ispirato concettualmente alla fantascienza di Asimov e Dick, musicalmente l'album è un viaggio nel prog avventuroso nel prog americano anni '70/'80 con ingenti dosi di fusion, synth vintage e cavalcate sinfoniche tra Todd Rundgren's Utopia Return to Forever ma anche un po' di modernità.   



  • Anche se in molti avevano perso le speranze di rivederli insieme, a distanza di dieci anni (pure loro) da Himlabacken vol.1, gli svedesi Moon Safari ad anno quasi concluso si presentano con l'imponente seguito volume 2. Inutile aggiungere che è un tour de force del proprio rodato mix tra prog e AOR ad alto tasso melodico, sinfonico e polifonico.



  • Sempre rimanendo in Scandinavia, il supergruppo norvegese The Chronicles of Father Robin (formato da membri di Wobbler, TUSMØRKE, Samuel Jackson Five e JORDSJØ) nel 2023 ha pubblicato le prime due parti di una trilogia di album dal titolo The Songs & Tales of Airoea. Sulla carta il connubio di forze pareva ambizioso e promettente, ma il risultato dei primi due "libri" rimane alquanto nella media del prog nordico. Se il primo volume non mi aveva convinto particolarmente per dei brani prolissi e con nulla da aggiungere al repertorio dei rispettivi gruppi, il secondo l'ho trovato proprio insoddisfacente a causa di una generale direzione impostata su madrigali folk, nenie psichedeliche e danze bucoliche senza nerbo, che ripetono stancamente ogni cliché dello psych prog anni '70. Comunque segnalati per dovere. 


  • Gradevole secondo album per i tedeschi Rubber Tea: From A Fading World è un concept che lascia fluire i brani uno nell'altro per dare l'impressione di una suite. Guidati dalla voce femminile e dai fiati (sax e flauto) di Vanessa Gross nel loro uso di esotismi vari, pacate atmosfere new age, jazz e prog i Rubber Tea si potrebbero accostare alla stesse strade battute dagli iNFiNiEN.

2 commenti:

Stefano ha detto...

Cosa ne pensi degli album precedenti dei Moon Safari?

Lorenzo Barbagli ha detto...

Ovviamente bravissimi, comunque personalmente li trovo a tratti deliziosi ma nel complesso faccio fatica a seguire la loro formula zuccherosa e barocca per un album intero. Dovessi scegliere qualcosa dal loro passato direi ‘Blomljud” e “Lover’s End”.