sabato 3 settembre 2022

Feather Mountain - To Exit A Maelstrom (2022)


Una paio di mesi fa veniva recensito tra queste pagine l'esordio della band olandese INHALO che a sua volta proveniva dalle ceneri dei disciolti A Liquid Landscape. Dalla vicina Danimarca arrivano invece i Feather Mountain, i quali non si discostano molto dallo stile dei loro colleghi, e cioè un prog metal introspettivo e molto basato sulla messa a punto di atmosfere malinconiche, ma anche capace di improvvise impennate aggressive. Volendo ricorrere ai soliti paragoni, ci troviamo pure dalle parti dei Riverside e Porcupine Tree con qualcosa dei Tool, ma vale la pena comunque intraprendere questo viaggio nel Maelstrom dei Feather Mountain se apprezzate queste band.

Esattamente tre anni fa i Feather Mountain avevano esordito con Nidus, un lavoro che non aveva ancora la forza necessaria per imporsi a causa di quel suo girovagare insicuro nelle possibilità del prog metal, senza sapere ancora che strada intraprendere. To Exit A Maelstrom ovvia a questa insicurezza e lo fa attraverso l'espediente di un quasi concept che per la sua drammaticità ha rinvigorito l'ispirazione del quartetto. Si fa riferimento al fatto che i fratelli Andreas (basso) e Christian Dahl-Blumenberg (batteria) abbiano scelto di trasporre in musica la triste esperienza del proprio padre malato di Alzheimer, il che rende il lavoro ancora più personale e coinvolgente da parte loro. 

La prima traccia August Mantra corrisponde ai parametri stilistici prima indicati ed è un buon viatico per riassumere l'universo sonoro nel quale operano i Feather Mountain. Un'atmosfera ipnotica fatta di psichedelici arpeggi elettroacustici che nascondono un'aggressività latente, fatta esplodere puntualmente nel chorus per costruire tutto in funzione del vorticoso finale. Durante l'album questi due aspetti tendono anche a dividersi in modo netto come nelle tracce Beneath Your Pale Face e Sincere, tendenzialmente più rivolte alla convenzione quieta da ballad evanescente, ma non esenti da improvvise ed inaspettate esplosioni post rock e black metal. Dall'altro lato abbiamo Pariah, oscura e minacciosa fin da subito e che si mantiene su livelli di rabbia crescente per tutta la sua durata, sottolineata dall'uso di growl e harsh vocals. Una violenza che viene preservata anche senza l'uso della voce nello scontro di riff post metal della strumentale Air Hunger.

Il meglio dell'album però è toccato da Bliss e Cloud-Headed, soprattutto quest'ultima, che nelle loro dinamiche prog mettono in atto finalmente un efficace mix di tutti gli ingredienti utilizzati portati al massimo della potenzialità di cui il gruppo è capace. E anche se la melodrammaticità dell'epic conclusiva Maelstrom nei sui quasi dieci minuti cerca di raggiungere l'apice emotivo come sorta di liberazione finale - declinata in un crescendo prima oppressivo e poi solenne -, ritorna comunque sul piano stilistico abbastanza sicuro e collaudato del resto dell'album. Questo per concludere che To Exit A Maelstrom mostra sicuramente una crescita rispetto a Nidus, però nel suo insieme è un'opera che apre degli spiragli che fanno intravedere margini di ulteriore miglioramenti per i Feather Mountain.

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