domenica 4 settembre 2022

Dim Gray - Firmament (2022)


In pochi si sono accorti del trio norvegese Dim Gray due anni fa all'uscita del primo album Flown, ma adesso di sicuro con Firmament le cose cambieranno per Håkon Høiberg (chitarra, voce), Oskar Holldorff (tastiere, voce) e Tom Ian Klungland (batteria, voce). Questo grazie principalmente all'interessamento di Gregory Spawton e dei Big Big Train che, non solo li hanno voluti come gruppo spalla per il loro tour, oltre ad accogliere nella propria line-up come ospite il tastierista Holldorff, ma si sono anche prodigati nel pubblicare questo secondo sforzo discografico tramite la label ufficiale dei BBT, la English Electric Recordings. Un'occasione che sicuramente darà la possibilità ai Dim Gray di farsi conoscere ad un pubblico più vasto.

Flown, realizzato in modo indipendente, dava l'idea di una band molto determinata a perseguire un tipo di art rock con precise caratteristiche, elegante e romantico, a tratti con velleità orchestrali. Pur essendo apprezzabile in questa sua ricerca, Flown risultava un po' troppo omogeneo e statico nelle sue atmosfere sentimentali, ma con Firmament sono riusciti a liberarsi molto bene da quelle pastoie. Fatte le dovute proporzioni, i Dim Gray operano su un piano simile a quello di David Sylvian: il loro intento è quello di elevare il rock a musica raffinata ed intellettuale, utilizzando arrangiamenti sontuosi ma allo stesso tempo minimali al fine di trasmettere dei sentimenti tra il malinconico e il maestoso. Se per Sylvian questa trasfigurazione trasversale del pop rock avveniva attraverso il jazz e l'ambient, i Dim Gray fanno ricorso al sottile legame tra folk e classica, anche se in questo caso non sarebbe corretto parlare propriamente di chamber rock, in quanto la sensazione trasmessa è quella di una musica a più ampio respiro.

Firmament aggiusta il tiro con composizioni più efficaci e arrangiamenti ancor più ricercati, facendone una prova che supera in maturità e ambizione la precoce opera d'esordio. C'è da aggiungere, a voler essere pignoli, che la prima metà dell'album funziona meglio e regala un pugno di composizioni veramente notevole. I vasti paesaggi sonori evocati da Mare, con ariosi tappeti di tastiere e la chitarra solista di Høiberg a tessere luminose note, sono già esplicativi nell'indicare l'estetica che si libra tra slanci solenni e parentesi atmosferiche. Ashes e Undertow sono semplicemente magnifiche nel coniugare elettronica, archi e abbellimenti di piano in un continuo saliscendi di crescendo che nell'insieme ricordano un approccio nell'arrangiamento alla Ryūichi Sakamoto. Da qui in avanti si procede con queste coordinate, aumentando il legame con echi di folk nordico condito da pop sofisticato nello stile dei tardi Clannad che si fonde con le suggestioni ambient degli AnathemaAvalon | The Tide e l'evocativa 52~ fanno convivere moderno elettronico e classico orchestrale, sempre nell'ottica di modulare l'emotività e il pathos in base al giusto dosaggio di ciascuno di questi elementi.
 
La seconda parte, che si apre con la ballata pianistica Long Ago, appare più legata ad un'esplorazione della tradizione folk, attenuando le intuizioni migliori in favore di un percorso maggiormente omologato verso tale indirizzo, come appare dal canto quasi da derivazione celtica My Barren Road e dalla melensa danza di Cannons. Ed qui che si hanno gli accenni più vicini alla musica da camera, quando il piano acustico di Holldorff prende il sopravvento per guidare le arie intime e sommesse di Iron Henry e della "cinematica" title-track, della quale viene ampliata la componente post rock nella successiva e conclusiva Meridian. In conclusione, posto che per molti ascoltatori Firmament sarà il primo impatto con i Dim Gray, per le ragioni di cui abbiamo già detto, il suo ammaliante ibrido di stili non mancherà di colpire molti estimatori di quell'art rock sempre al confine con il prog.

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