domenica 1 marzo 2020

The Mars Volta - I 15 anni di "Frances the Mute"


Per comprendere la genesi di FRANCES THE MUTE si deve risalire al tour che accompagnò DE-LOUSED IN THE COMATORIUM. I The Mars Volta con quel capolavoro avevano lasciato intendere una propensione verso i trip psichedelici strumentali ed infatti i brani dal vivo erano dilatati all’inverosimile, dando libero spazio a improvvisazioni, tanto che la sola Cicatriz ESP poteva toccare più volte i quaranta minuti di durata. Dai bootleg di quei concerti, ma anche dal successivo live ufficiale SCABDATES (novembre 2005), è possibile rendersi conto di come gran parte del materiale finito poi su FRANCES THE MUTE sia stato estrapolato dalle improvvisazioni strumentali suonate dal vivo (ad esempio la parte centrale di Cygnus...Vismund Cygnus veniva inserita all’interno di Drunkship of Lanterns).

Il processo di produzione di FRANCES THE MUTE, del quale Omar Rodriguez-Lopez si assunse tutta la responsabilità, fu alquanto elaborato, registrato tra il gennaio e l’ottobre 2004 in otto studi sparsi tra Australia, Porto Rico e Stati Uniti. Ogni strumentista provò e registrò le proprie parti isolato dagli altri membri del gruppo, ascoltando il risultato di ogni brano completo solo a prodotto finito. Questa metodologia di lavoro, che in un certo modo si ispirava a quella utilizzata anche da Miles Davis, non fu presa in considerazione invece per il lungo tronco strumentale di Cassandra Gemini che era essenzialmente una jam editata in studio. Ancora una volta nell’album comparivano come ospiti Lenny Castro, John Frusciante, Flea (che suona la tromba su The Widow e Miranda That Ghost Just isn’t Holy Anymore), già presenti nel precedente, con l’aggiunta di Adrián Terrazas-González (ai fiati), poi reclutato come membro effettivo del gruppo. Rodriguez-Lopez riuscì ad invitare persino il pianista salsero Larry Harlow, da lui molto ammirato, che suonò su L’ Via L’ Viaquez e Cassandra Gemini. L’immagine della copertina era di nuovo opera di Storm Thorgerson (così come tutte le foto interne) e prendeva vagamente spunto dal dipinto “Gli Amanti” di René Magritte.

FRANCES THE MUTE era, ancora una volta, un concept album legato ad una vicenda capitata a Jeremy Michael Ward. Prima di fare il musicista, Ward, lavorando come recuperatore (repo-man), trovò un diario nel sedile posteriore di una macchina. L’autore, essendo stato adottato, raccontava la propria storia personale alla ricerca dei suoi veri genitori biologici. Ward, che era stato a sua volta adottato, fu spinto a tenere quel diario, trovando molti punti in comune con l’ignoto autore. Questo curioso episodio divenne il fulcro attorno al quale ruota FRANCES THE MUTE e dove i nomi citati nei titoli dei brani ritraggono dei veri personaggi. Quindi non era neanche del tutto esatto parlare di concept album delimitato da un inizio ed una fine, ma ci veniva piuttosto mostrata una serie di vignette o quadri, ognuna con la propria storia. A fare da minimo comune denominatore la figura della madre (i nomi femminili sono quelli più ricorrenti nei titoli), vista come origine della vita. Per l’album Cedric Bixler-Zavala usò per la prima volta liriche in inglese e spagnolo combinate insieme. Essendo nato e cresciuto in una città al confine con il Messico (El Paso) era quasi una cosa naturale in quel posto parlare due lingue; inoltre suo padre era un insegnante di educazione bilingue e anche sua madre era solita parlare sia l’inglese che lo spagnolo. Già ai tempi della scuola Bixler-Zavala e Rodriguez-Lopez si esprimevano tra di loro in una sorta di “spanglish” quasi come una forma di codice segreto.

Bixler-Zavala spiegò così l’origine del concept: “Jeremy un giorno trovò questo diario. A mano a mano che procedeva nella lettura, scopriva molti tratti comuni tra lui e l’autore. Alla fine ha deciso che potevamo leggerlo anche noi e ricostruire storie da quelle storie. Noi abbiamo preso i nomi all’interno del diario e creato i titoli delle canzoni che, a loro volta, sono diventate titoli di capitoli immaginari”. Come seconda prova si può teorizzare che FRANCES THE MUTE, pubblicato il primo marzo 2005, fu per i The Mars Volta l’equivalente artistico di IN THE WAKE OF POSEIDON per i King Crimson. Alcune idee musicali erano ricalcate dal primo album, ma tutto era portato a livelli estetici smisurati: nei suoi settantasette minuti di durata si espandevano cinque tracce di rock ipercinetico, ambient abissale, jazz-core, sperimentazione psichedelica, musiche latine, mariachi e western (da ricordare che nel tour di DE-LOUSED IN THE COMATORIUM i The Mars Volta utilizzavano come introduzione il tema principale del film “Per un Pugno di Dollari” scritto da Ennio Morricone). In particolare, la dolente ballata dall’impronta floydiana Miranda That Ghost Just isn’t Holy Anymore – che prende avvio dopo quattro minuti di rumore – e The Widow erano le dirette interessate per quel che riguarda l’influenza latino americana, mentre l’apoteosi veniva raggiunta su L’ Via L’ Viaquez, un potente rock-salsa che marcava ancora di più il proprio esotismo grazie al cantato in spagnolo di Bixler-Zavala.

La furia punk hardcore dei The Mars Volta si attaccava questa volta ai groove space rock di Cygnus…Vismund Cygnus e alle dilatazioni da caos primigenio di Cassandra Gemini. La batteria di Theodore ritornava alle sue ritmiche spasmodiche e la chitarra di Rodriguez-Lopez si inerpicava nelle abituali contorsioni sonore come un Robert Fripp intento a suonare salsa psichedelica. Per dare maggior risalto alla mezz’ora di epica drammaticità di Cassandra Gemini, i The Mars Volta utilizzarono per la prima volta anche una sezione di fiati e una di archi. Nella sua lunga durata però FRANCES THE MUTE difettava paradossalmente in varietà, non offrendo la ricchezza di spunti tematici presente su DE-LOUSED IN THE COMATORIUM. Ogni brano era allungato da intro e outro ambientali con loop, rumori e suoni manipolati e, fondamentalmente, aggiungendo intermezzi strumentali a strutture tematiche abbastanza convenzionali formate da strofa e ritornello. Il brano che dava il titolo all’album, che inizialmente avrebbe dovuto comparire in apertura, fu in seguito lasciato fuori di proposito e realizzato sotto forma di lato B del singolo The Widow. Come il booklet scritto per DE-LOUSED IN THE COMATORIUM, esso doveva servire, a detta della band, come “decoder track”, in altre parole come un’appendice per interpretare il concept trattato su FRANCES THE MUTE. Nei suoi quattordici minuti e mezzo rappresentava uno dei brani più riusciti partorito dalle sessioni per il secondo album.


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