lunedì 22 luglio 2019

Alarmist - Sequesterer (2019)


Attivi fin dal 2011, gli irlandesi Alarmist si segnalarono come abili manipolatori di suoni di confine tra minimalismo, jazz, math rock e post rock nell'esordio Popular Demain del 2015, in una sorta di proseguimento sonoro di quanto messo in tavola da Jaga Jazzist e Three Trapped Tigers. Il paragone con questi ultimi persiste anche in questo seguito Sequesterer, con in più qualche spinta elettronica invasiva alla Strobes (sempre nella famiglia TTT) e per togliere ogni dubbio, se avete stima dei gruppi appena citati, è ovvio che Sequesterer sarà un album da non perdere.

Come i Three Trapped Tigers anche gli Alarmist sono in tre, ovvero Neil Crowley, Elis Czerniak e Barry O’Halpin, ma il contenuto così riccamente serrato di pezzi come District of Baddies, Boyfriend in the Sky e Kalite Quest li fa sembrare come un ensemble composto da più elementi. Perdersi nei rivoli strutturali aperti da Lactic Tang o immergersi nelle delicate spirali di Life in Half Time è l'equivalente uditivo di assistere ad una mostra di arte visiva. Quello degli Alarmist è uno studio sulle possibilità della musica elettronica applicate ai parametri del jazz unito al rock e, come un nuovo tipo di fusion, si rivela alla stessa caratura di musica colta del ventunesimo secolo. Questa logica è presente in Bronntanasaurus, un tema che potrebbe essere suonato da una big band e che qui viene trasfigurato in una suite elettro-cosmica. Quindi sì, Sequesterer anche se ad un primo impatto non sembra, è un album jazz, uno di quelli provenienti dalla stessa futuristica dimensione di Tom Rogerson, Adam Betts e Matt Calvert.



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