lunedì 3 settembre 2018

Altprogcore September discoveries


I fratelli Jasun e Troy Tipton, conosciuti soprattutto per essere stati i principali responsabili del progetto progressive metal Zero Hour (ed in seguito nei Cynthesis e Abnormal Thought Patterns), tornano con la nuova band A Dying Planet, dei quali Facing The Incurable è l'album di esordio.



Con il singolo Nottambuli la band Cazale (sì, il riferimento è proprio all'attore John Cazale) anticipa il suo primo EP autoprodotto dal titolo This is This che sarà pubblicato sulle principali piattaforme digitali a partire dal 21 Settembre. L’Ep è stato scritto e prodotto da Paolo Gradari (sax alto, tenore e baritono, clarinetto basso), ex Amycanbe e Caffè Sport Orchestra, e suonato con Luca Mengozzi (batteria), Marco Ditillo (chitarre) e Fabio Ricci (basso). Con i fiati di Gradari costantemente in primo piano i sette brani strumentali di This is This si colorano di tinte noir e crepuscolari tra swing, jazz ed un pizzico di prog, ricordando le soundtrack di vecchi polizieschi.



Nonostante sia un forte sostenitore degli Aviations ancora non sapevo del progetto collaterale Blumen portato avanti da Richard Blumenthal e James Knoerl che sono rispettivamente il tastierista e il batterista di quella band. L'interessante EP Mångata si concentra proprio sulle possibilità congiunte di piano acustico e batteria in un connubio di classica, jazz fusion e math rock molto suggestivo e competente.



Attivi a partire dalla fine degli anni '90 gli spagnoli El Tubo Elastico sono rimasti fino al 2006 una band esclusivamente live. Dopo un periodo di sosta nel 2012 la band si è unita di nuovo nel 2015, dando alle stampe il proprio omonimo esordio. Impala è il secondo sforzo del quartetto iberico e si presenta come un validissimo post/progressive rock strumentale dalle dinamiche equamente acide, psichedeliche e spaziali.


Stern è il progetto musicale di Chuck Stern, ex frontman dei mitici Time of Orchids. Ad aiutarlo in questo Missive: Sister Ships compare come ospite Toby Driver alla chitarra insieme a Keith Abrams (batteria) e Tim Byrnes (synth), altri suoi due collaboratori nei Kayo Dot. Detto questo, la direzione singolare, sperimentale e idisincratica dell'opera è facilmente intuibile.

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