Il nome degli australiani Kodiak Empire penso sia sconosciuto ai più, ma non ai lettori di altprogcore. Il quintetto di Brisbane aveva già dimostrato il suo potenziale su Silent Bodies, mini album d'esordio risalente addirittura al 2016. Purtroppo in questi sette anni il gruppo è rimasto inattivo a livello discografico e quindi il loro nome non ha avuto modo di circolare ulteriormente. Per il secondo album si è dovuto attendere il 2023: The Great Acceleration, previsto inizialmente per lo scorso ottobre, è stato rinviato e finalmente è giunto ora alla sua pubblicazione ufficiale tramite l'etichetta Bird’s Robe Records che nel 2021 si era anche occupata di distribuire a livello internazionale Silent Bodies.
Nonostante il lungo periodo di gestazione The Great Acceleration ripropone il formato da mini album del suo predecessore, sfiorando la mezz'ora di durata, ma con un'intensità e densità nel suo contenuto da essere sufficienti a soddisfare molteplici ascolti. The Great Acceleration non è infatti il tipo di album sul quale ci si può soffermare distrattamente, poiché i suoi pezzi non sono costruiti nel modo convenzionale per essere immediatamente assimilati ed è per questo che penso che un amante del progressive rock abituato all'attenzione e alla pazienza potrà apprezzarlo.
I Kodiak Empire fanno di tutto per sfuggire alle catalogazioni, il loro è un experimental rock che si serve degli espedienti contorti di generi come math rock e post rock per farli interagire in un flusso di coscienza musicale imprevedibile, ma il risultato è talmente trasversale e personale da ricadere in una linea di confine ambigua. Anche nei brani scelti come singoli - The Difference e Animist - non troverete margini per appigli orecchiabili o facili melodie da essere ricordate, dentro The Great Acceleration tutto ciò che troverete è una tensione continua rivolta a solennità ed epicità... e scusate se è poco. Sì, perché le composizioni dei Kodiak Empire non appaiono comunque ermetiche o inaccessibili, tutt'altro. Al netto dei gusti individuali, per ciò che mi riguarda raggiungere questo traguardo con successo è altrettanto difficoltoso che trovare una melodia efficace, se non addirittura più insidioso.
I movimenti nella struttura di The Difference descrivono un cammino free form che, una volta risolto nel climax, riparte per un'altra sezione tra allentamenti e tensioni, suggerendo uno sviluppo dinamico potenzialmente infinito. Al contrario Animist ci trascina dentro un vortice centrifugo punteggiato da ampi power chords e da ariosi arpeggi di piano sottotraccia, focalizzati nel preparare la scena all'imponente finale con ouverture di synth e la ritmica che varia da frenetica a cadenzata, in modo da aumentare il senso di melodrammaticità.
Proprio per queste caratteristiche è intuibile che le canzoni dei Kodiak Empire scaturiscano da improvvisazioni e jam session, poi rielaborate e connesse per costituire una forma di senso compiuto che abbia un inizio e una fine. Questa tecnica è presentata sia in piccolo con la tavolozza impressionista di Maralinga, sia ad ampio respiro nei pezzi più dilatati e articolati dell'album Whitin the Comfort e Marcel. La ritmica in costante movimento, i riff di chitarra che si susseguono in un gioco contrapposto tra accordi ambient che sfumano e articolati fraseggi di spigoloso math rock, le tastiere dosate come una luminosa atmosfera di sottofondo, contribuiscono a creare un tappeto dove la voce si appoggia e si indirizza in una narrazione, coinvolgente ed emozionale invece che orecchiabile.
Quando si parla di progressive rock ancora oggi, purtroppo, gli esempi contemporanei che vengono in mente sono limitati al metal o al sinfonico. Ciò che fanno i Kodiak Empire ha molto più diritto di chiamarsi "progressive" rispetto ad altri, dato che si prendono alcuni rischi, non assomigliano a nulla di preciso e a nessuno, non sono ascrivibili ad un genere preciso, ma seguono l'istinto creativo. The Great Acceleration non dovrebbe mancare in nessuna lista dei migliori album di fine anno, ma ahimè penso che verrà data la precedenza sempre ai soliti nomi.
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