domenica 20 febbraio 2022

Mad Fellaz - Road to Planet Cyrcus (2022)


I veneti Mad Fellaz sono arrivati con Road to Planet Cyrcus al quarto album in studio, attraversando in passato anche qualche importante cambio di line-up nella corposa formazione composta da Paolo Busatto (chitarra), Carlo Passuello (basso), Enrico Brunelli (tastiere), Rudy Zilio (flauto, clarinetto, synth), Luca Brighi (voce), Ruggero Burigo (chitarra) e Andrea Cecchetto (batteria). Sotto un certo punto di vista questo aspetto si aggiunge ai fattori che hanno permesso al gruppo di cambiare direzione ad ogni uscita, pur mantenendo un'identità prog devota al sound americano di generi come jazz, soul e blues, declinandoli ogni volta a loro piacere.

Road to Planet Cyrcus presenta di nuovo questi elementi, ma ancora una volta plasmati sotto un aspetto rinnovato e ciò sottolinea la versatilità compositiva e d'interpretazione della band. Se in passato ai Mad Fellaz piaceva dilungarsi in jam strumentali che mettevano in risalto le loro doti di strumentisti, Road to Planet Cyrcus guarda ad un'altra prospettiva, concentrandosi su brani dalla durata più breve che in questo caso permettono al gruppo di mostrare il valore anche come arrangiatori attenti ai dettagli e dispiegare le proprie abilità nell'insieme sonoro. Non che questo prima mancasse, ma adesso le idee sono più addensate nell'economia sonora.

Tale particolare si riflette nella volontà di far apparire ognuna delle undici tracce presente nell'album come una variegata panoramica di stili, quasi per mettere alla prova le competenze e la versatilità di ognuno. La scrittura è stimolante e la resa che i Mad Fellaz ne tirano fuori è coinvolgente. Già dall'apertura di The Animal Spell si percepisce un respiro internazionale, e non solo a causa del cantato in inglese che comunque arriva quasi a metà del pezzo, ma da diversi fattori: l'utilizzo che viene fatto della strumentazione elettronica, il tema minimale che viene arricchito da una tela sapiente di contrappunti, la ritmica che si inserisce in modo obliquo, ecc. 

Molto avvezzi alle suite e a lasciarsi ampi spazi strumentali nei primi tre album, la cosa non ha impedito ai Mad Fellaz di divertirsi altrettanto con il "formato canzone", disseminando i brani di digressioni che gli hanno permesso di inserire frammenti di una varietà di stili, oltre a quelli già citati, che vanno dalla musica sudamericana all'afro-beat, dall'a-cappella alla fusion, dal Canterbury sound alla world music. Questo per dire che il taglio o la direzione che vengono impostati in un pezzo non sempre corrispondono alla linea generale con cui esso proseguirà. Al suo interno possono accadere molte cose, ma il fatto è che il cambiamento non avviene in modo repentino, ma in maniera piuttosto fluida, piegando timbri e sfumature in base alla strada da seguire. In tal senso l'archivio sonoro utilizzato dal gruppo è talmente ricco che si arriva ad ascoltare parametri sonori degli anni '70 (tipo chitarre e mellotron crimsoniani) in contesti stilistici assolutamente diversi da quelli a cui siamo stati abituati ad associarli. In definitiva un album da ascoltare e riascoltare senza annoiarsi, forse il migliore e più personale lavoro del gruppo e di sicuro già da inserire tra le uscite italiane più importanti di questo 2022. 

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