Torniamo un attimo indietro nel tempo allo scorso settembre, quando ha fatto la sua comparsa The Magical Mystery Machine (Chapter one), secondo album del gruppo svedese PreHistoric Animals. Partiamo con il dire che questa è una questione di negligenza da parte mia in quanto, con il primo lavoro Consider It a Work of Art del 2018, i PreHistoric Animals erano già entrati nel mio radar e ne parlai fuggevolmente qui. Ma poiché quell'album, certamente ben prodotto e gradevole, non aveva smosso in me un interesse tale da seguirli assiduamente, ho soprasseduto nell'ascolto del secondo lavoro.
Ebbene, è ora di rimediare proclamando senza mezzi termini che The Magical Mystery Machine (Chapter one), non solo è un album da non perdere, ma anche uno dei migliori usciti nel 2020 che purtroppo, come può accadere, è rimasto colpevolmente fuori dalla mia lista di fine anno, ma che consiglio di recuperare assolutamente per chi ancora non lo avesse fatto. Ricapitolando, i PreHistoric Animals erano originariamente i soli Samuel Granath (batteria, tastiere) e Stefan Altzar (chitarra, basso, voce), ma in seguito si è costituita una vera e propria band che ora conta in formazione Noah Magnusson al basso e l'ex chitarrista dei Pain of Salvation Daniel Magdic.
In pratica il primo album dei PreHistoric Animals, per quanto possa risultare un buon lavoro di prog rock bilanciato con melodie orecchiabili e accenni di metal, non avrebbe mai fatto supporre un balzo creativo del genere, visto che il nuovo lavoro supera qualsiasi aspettativa. Per chiarire quanto sia ottimo il risultato farò un esempio. Chi segue altprogcore sa che talvolta esterno la mia insofferenza verso le uscite dell'etichetta InsideOut che, pur tirando fuori produzioni di alto profilo, ma in buona percentuale quasi sempre standardizzate, sublimate in un prog rock sinfonico/metal che pare creato in serie, anche se non mancano delle eccezioni (come ad esempio i Frost*). Ecco, The Magical Mystery Machine (Chapter one) è quel tipo di album che rispecchia un perfetto modello di come vorrei che fossero le produzioni InsideOut.
The Magical Mystery Machine prende quanto di buono aveva Consider It a Work of Art e lo amplifica nel migliore dei modi possibili. Come ci suggerisce il titolo, dal quale si profila un secondo capitolo, è un concept album che racconta un'avventura fantascientifica. Molto sinteticamente la storia ci introduce le protagonista Cora, coadiuvata dal suo amico Jareth, alla quale viene dato l'incarico di raccogliere e conservare tutte le informazioni e sentimenti umani dentro una scatola magica al fine di trasportarle in un nuovo mondo poiché il nostro ha i giorni contati.
Tutti i brani dell'album rispettano determinate regole e direzione compositiva, chorus sontuosi contornati da trame prog tra il soft metal e il sinfonico psichedelico, facendo in modo che non ci sia una traccia fuori posto, mentre il suo dipanarsi fluisce in modo compatto, coerente e senza cedimenti qualitativi. E' un gioco di equilibrio dove il gusto per le grandi melodie non viene sacrificato sull'altare del tecnicismo fine a se stesso, ma all'interno dell'opera si trova abbastanza sostanza per accontentare i sostenitori di entrambi gli aspetti. Insomma, con The Magical Mystery Machine (Chapter one) i PreHistoric Animals hanno compiuto un salto qualitativo impressionante, frutto di un'ispirazione che speriamo prosegua su questa linea anche in futuro, grazie ad una autoproduzione ancor più curata e dettagliata che lascia libero spazio ad arrangiamenti ricchi di sonorità piacevoli anche nei momenti più aggressivi, piene di sfumature che è bello scoprire ascolto dopo ascolto.
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