venerdì 6 aprile 2018

Intervista con i Requiem for Paola P.


di Francesco Notarangelo

Musica italiana, musica fatta bene.
Dopo alcuni mesi dal secondo capitolo discografico, Sangue del Tuo Sangue,  sono felice di presentarvi questa breve intervista ai Requiem for Paola P. Dopo alcuni anni di assenza dal favoloso, Tutti Appesi, ecco tornare i nostri con questo piacevole disco da scoprire, assaporare, amare. 
Tracce di pura energia, ben confezionate e che colpiscono dritte al cuore. Testi in italiano che trasudano un disagio e la voglia di potersi rintanare in un luogo sicuro. E' musica rock, musica che tocca le corde dell’emo-core, musica sincera, musica fatta con il cuore con il chiaro obiettivo di spargere sale su nostre ferite mai cicatrizzate.


Come sono nati i Requiem for Paola P.?
Come spesso accade la band è nata da amici con cui dividevamo progetti che purtroppo non hanno resistito al tempo per dinamiche comunissime, come succede a tutti quando la vita corre e tu la devi inseguire come una faina. All'inizio è stato un "gioco", bere quattro birre insieme e passare il tempo, poi dal secondo disco "Tutti Appesi" (2010), abbiamo preso coscienza di quello che ci aspettavamo dal nostro approccio al gruppo e diciamo, le birre son rimaste, ma abbiamo lavorato per sistemare le cose in modo un po' più "professionale".

Tre album all’attivo… cos’è cambiato nel modo di fare ed intendere musica per i Requiem for Paola P.?
Direi è cambiato tantissimo, forse tutto, magari anche troppo. Come ti accennavo prima, all'inizio era più un passare il tempo insieme, poi fare musica e comunicare un certo tipo di concetto/approccio è diventata una necessità. C'è da dire che dopo i primi due dischi, suonati tantissimo, ci siamo praticamente fermati un po' e la band ha subito enormi mutamenti. Siamo passati da un gruppo di amici storici ad "un'orchestra", nel senso che si son succeduti in poco tempo nuovi innesti e ci siamo aperti ai cambiamenti molto più che in passato. Con "Sangue del tuo sangue" (2016), siamo passati da due a tre chitarre, poi a due di nuovo, avevamo due voci, ora abbiamo una voce solista, abbiamo avuto un synth, ora non c'è più, magari domani introdurremo una sezione fiati in pianta stabile dopo l'esperienza del brano "Tutti questi piccoli cavalli" presente nell'ultimo lavoro o chissà cos'altro. Da questi molteplici cambi di formazione sono arrivati stimoli ed impulsi positivi visti oggi, molto complessi se rapportati ai "vecchi Requiem". C'era tutta questa voglia di ripartire ma anche la sensazione che tanto era stato messo in discussione. Ricominciare a comporre, dopo la pausa presa per rifiatare dai tanti concerti suonati in lungo e in largo in supporto di  "Tutti appesi", ha reso la gestazione dei pezzi nuovi a tratti molto complessa. Netto e gonfio è il divario tra la penultima e l'ultima uscita e ancor di più se ci rapportiamo al primo lavoro, "Simplicity" (2008). E' come se con "Tutto il nostro sangue", avessimo fatto molti più passi in minor tempo e spazio. Manca un vero anello di giuntura per chi ascolta senza conoscere la storia, forse. Siamo ancora noi in fondo, ma con un bagaglio di tre anni di maturazione che ci hanno portato ad andare oltre in un solo capitolo. Credo molti non lo abbiano capito, ci può stare, son gusti soggettivi, può esser complesso spiegare un cambio del genere, ma nonostante i suoi difetti (visibili sempre dopo che la musica registrata "riposa" un po' ), sono molto contento di questo album che si scopre diverso, ti colpisce dopo vari ascolti, non sa esser immediato, ti chiede di entrare, prenderti del tempo, sederti, aspettarlo. Oggi chi ha voglia e dedizione per farlo? Se potessimo ingeriremmo una pasticca che soddisfa il nostro appetito di un mese cosi da privarci di quella magagna del doverci curare di noi stessi. Questo disco è lento in questo, ti dice masticami, assaporami. Ti aspetta fuori dalla porta di casa, ti guarda e ti chiede di portarlo a fare un giro. Wow, non posso fermarmi ora, sono in ritardo, faccio tardi, ci vediamo dopo.

Perché Requiem for Paola P.?
Il grande quesito del nome,un classico. Mi viene sempre in mente quando adolescente scoprii che "Green Day" altro non era che la gestazione di una giornata passata a fumare erba. In fondo un nome "banalissimo", talmente semplice da risultare spiazzante. I nomi arrivano spesso cosi, poi ti si appiccicano addosso. "Paola P." per noi è qualcosa che crea fastidio, che è lontano dal nostro modo di intendere la vita e che odiamo, qualcosa che vogliamo evitare, lasciare indietro per dolore, disperazione. Magari poi diventa anche qualcosa che amiamo o abbiamo amato follemente se ci pensi, forse l'ascia che oramai non più dolente, siam pronti a sotterrare. Muta in continuazione, si muove con le sensazioni di tutti i giorni. L'amata contraddizione camminante, come dicevano quelli li sopra. Ognuno ha una sua "Paola P." in fondo, ne sono certo.

Domanda ovvia, ma necessaria… quali sono stati i gruppi che vi hanno influenzato maggiormente? E al giorno d’oggi cosa ascoltate?
Anche qui potremmo citarne a valanghe, siamo passati dal classico punk hardcore degli inizi ad aprirci verso territori più "misti". Cito semplicemente il cambio più evidente, avvenuto con il secondo disco dove ci siamo avvicinati a tutta quella scena italiana vecchia e nuova che sicuro ha influenzato parecchio in termini di composizione, The Death of Anna Karina, Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Giardini di Mirò, Massimo volume, Ministri, Giorgio canali, Verdena, Marnero, Fine Before You Came e tutto quel tipo di movimento di qualche anno fa soprattutto. Quello più recente invece ci entusiasma meno, da l'impressione di coglierti subito, avere grandi copertine, mega suoni, ma poche fondamenta,poche radici, come fosse una bella confezione regalo, ma senza grande sostanza. Per quanto riguarda band straniere gli indissolubili Fugazi, Jawbreaker, Hüsker Dü, Shellac, Jesus lizard, At the drive in, Refused. Negli ultimi anni ho consumato personalmente anche qualsiasi cosa di Calexico e Wilco e mi fermo qui che altrimenti si fa lunghissima.Sono molto attento anche alle cose recenti, ma non so, mi prendo il tempo per vedere se avranno la forza di cementarsi in me come quelli citati di sopra.

Trovo sempre molto interessanti i vostri testi, diretti e sinceri…come nascono? C’è un messaggio particolare che volete mandare il vostro messaggio ai vostri fruitori?
Ovviamente i testi contengono uno o più messaggi, episodi personali, citazioni varie. Non sta a me spiegarli però, mi piacerebbe sapere cosa ci vede la gente dentro. Sicuro ti dico c'è sempre stato un forte lavoro che negli anni è diventato sempre più meticoloso. Mi hanno detto che ad ora son eccessivamente criptici, che non ci si riesce ad entrare e bisogna spingere come i matti per trovar posto a sedare sul bus. Non so, è possibile. Secondo me invece è più semplice, scava e trova quello che fa per te, prendi una frase che ti piace e costruisci il tuo castello. Se penso a canzoni di band rinomate mi vien in mente,per dirne una, "Un po' esageri " dei Verdena. La sentii e mi piacque molto il modo di aprire la dinamica vocale di Alberto quando canta  "stai sulle rocce", ma allora, che vuol dire? Che uno sta spiccando il volo? Che uno sta immobile? Che uno sta facendo una passeggiata in montagna? Chissà. Si dice i Verdena scrivano colmando i suoni di un inglese maccheronico dei demo con parole italiane di senso. Magari si, ma me interessa capire se quello "star lì" può aver un senso tutto mio, Alberto di certo avrà il suo, a prescindere sia più o meno profondo. Conoscere il reale significato dell'autore può esser si interessante,ma non sempre necessario. A volte si riesce ad esser semplici, diretti ed estremamente comunicativi, a volte si fa il giro lungo. In questo disco abbiamo preso la seconda strada, andando avanti chissà, magari sentiremo la necessità di "accorciare" un po'.

Sei anni sono passati da Tutti Appesi… com’è nato Sangue del Tuo Sangue? Quando avete capito che era il momento di tornare in studio e registrare?
Riassumendo, dal 2010 al 2012 la band ha suonato "Tutti appesi" parecchio ed un po' ovunque in concerti autoprodotti in tutta la penisola, poi ci siam presi una pausa che è però diventata più lunga del previsto in seguito ai vari cambi di formazione, avvenuti  non per litigi strani ma semplicemente per cambiamenti di vita personali. Nel mentre ho sempre scritto, buttato giù idee, composto. Dal 2015 abbiamo lavorato al disco nuovo con stabilità, uscito poi nel 2016 ed ora stiamo lavorando a pezzi nuovi. Potevamo esser più veloci di certo, ma se fai i conti alla fine (sempre abbia senso farne), forse abbiamo rallentato un annetto, non molto di più. Son indeciso,sai? Spesso le band che escono ogni due anni mi hanno sorpreso, spesso deluso tantissimo. Qualcuno lo fa per battere il ferro caldo e poi si scotta lui, non è mai facile, si va ad istinto. Per noi è stato giusto cosi, ci ha permesso di concepire un nuovo punto di vista musicale probabilmente necessario.



Possiamo affermare con certezza che il tema portante del vostro ultimo album, è la natura? Qual è il vostro rapporto con lei?
Assolutamente si. La natura che ci ha generato, docile e rassicurante, ma anche una natura arpia e selvaggia che non ti concede errore e spazio. Di certo i pezzi del disco hanno questo fil rouge comune. Non parlerei di concept, perché all'interno delle canzoni le tematiche variano molto, ma di certo la guida è quella. Il nostro rapporto con Lei è quello di esseri umani affascinati e increduli di fronte all sua maestà, purtroppo però consci che  il suo valore sottostimato e dato per gratuito risveglierà sempre più il suo lato feroce e distruttivo, il che non è solo un discorso ecologista, ma da leggersi anche con respiro più ampio, culturale e morale.

Il momento migliore e peggiore della lavorazione al vostro ultimo album?
Credo il momento migliore sia stato quando finalmente abbiamo capito di avercela fatta a tornare, nonostante spesso il cammino sia stato di certo duro. Forse il peggiore non è stato tanto la lavorazione del disco, ma accorgersi dopo l'uscita dello stesso che la situazione  riguardante il portarlo in giro e suonarlo live era ben cambiata rispetto a due/tre anni prima. Le solite cose, sempre più difficile suonare e ricever attenzione da gestori e pubblico, spesso disattenti e schiavi delle "mode" musicali e di marketing.

Come nascono i vostri video? Mi dici qualcosa riguardo I Rami Oltre?
Non è che abbiamo mai fatto tanti video, anzi " I Rami Oltre" è solo il nostro secondo video ufficiale. Racconta una storia, perché trovavamo noioso vedere ancora l'ennesimo playback di una band, anche se ok ,può esser divertente, ma noi si voleva andare oltre, comunicare, lasciare una traccia, senza banalizzare il tutto. Il video tratta di quello che ti dicevo prima, di uomini che si confrontano con la natura e con le proprie anime, cercandosi fino ad incontrarsi nel punto più atavico di loro stessi, per una frazione, seppur limitata, infinita.

Si dice sempre che “si stava meglio prima”… dopo 6 anni, è cambiato in peggio o in meglio, la situazione musicale italiana? Cosa ne pensate della musica via internet?
Anche qui, mi ero anticipato!ahahah. Credo la situazione sia peggiorata, o forse son peggiorato io che la vedo peggio di una volta. Pochi spazi, ma soprattutto poca attenzione, tantissima superficialità, pressapochismo e un gran saltare i tempi necessari a costruire progetti musicali affidabili. Le band escono tutte con un ufficio stampa, booking incredibili, promettono giravolte pazzesche, registrano dischi coloratissimi, hanno muri di suoni, suonano bene,meglio di noi una volta (questo è un pregio!), ma poi quando scavi vedi (e senti) che chiamano tour il giro dei pub della Lombardia, non si dedicano al linguaggio nei loro brani, vogliono tutto e subito, non son disposti ad approfondire altre band/generi, a dedicar del tempo alla crescita musicale ed umana e tutto ad un tratto ti accorgi son già spariti  con il primo sole di primavera. Questa cosa ti è confermata dalle numerose reunion di band storiche italiane e non, oltre che dai numeri che fanno quasi sempre questi  eventi. Torniamo li a sentire quello che ci aveva cambiato la vita, forse qualcuno ci marcia di certo, ma a volte fa anche piacere sentire quelle "note storiche" e ti ricorda da dove arrivano certi legami. Son sempre sentimenti discordanti ma indicano di certo questa tendenza, spesso con risultati nettamente migliori di tante  "nuove uscite". Recentemente ho visto i Quicksand ad esempio, ed insomma non saranno quelli degli anni storici, ma il loro concerto  di certo è stato oltre che molto bello (tecnicamente poi, validissimo), anche un ottimo esempio di qualità musicale compositiva sia passata che recente (vedi lo splendido ritorno con il loro ultimo disco " Interiors"(2017). Comunque si diceva, vedo molto troppo, di questo cercar scorciatoie, questo saltare gli ostacoli, questo sentirsi arrivati da subito. Chiaramente esiste anche chi fa le cose bene, ne apprezziamo parecchi e non vogliamo certo generalizzare, ma purtroppo le strade più impervie fan spesso paura. Peccato.
Per quanto riguarda internet e tutto quello che permette una fruizione della musica più immediata, son assolutamente a favore. Ci ha aiutato parecchio ed agevolato nel conoscere più band e stili. Io stesso utilizzo tantissimo i vari You tube, Spotify e compagnia bella. Ovvio bisogna farne un uso anche attento, spesso dedichiamo 13 secondi e siam già pronti a cambiar traccia, siamo inondati di band e non approfondiamo i testi,le grafiche, i suoni. Come sempre esiste un pro ed un contro che sta a noi controllare. Io son ovviamente più legato al supporto fisico, ricordo quando scoprivo l'uscita di un nuovo disco da giornali, fanzine, passaparola, programmi tv (ah Videomusic/Tmc2 !) ; lo ordinavi, lo aspettavi, ogni giorno passavi al negozio finché arrivava, dio che bello. La fruizione digitale istantanea se vuoi, ha richiesto di riscoprire un po' questo nervo emotivo ed ha generato probabilmente il rilancio del vinile, oggetto che personalmente adoro. Il vinile è un oggetto ingombrante, te lo suoni solo a casa, lo studi, lo giri, lo apri, lo respiri. Non puoi fare queste cose in macchina, in metropolitana, per strada. E' bello cosi, utilizzare il digitale per la sua praticità ma senza perdere di vista il supporto fisico. Siamo sempre li no? Prenditi del tempo quando e come puoi e riscopri la tua natura a modo tuo, con i tuoi propri metodi. Di certo c'è da restare stupiti di quello che si può trovare e non si può aver paura nel fermarsi un po', anche solo un poco, a guardare il paesaggio prima di rimettersi in cammino.
Grazie per l'intervista, ci si vede live! Seguiteci agli indirizzi qui sotto!


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