martedì 11 aprile 2017
Intervista con i Calla
Intervista e traduzione a cura di
Francesco Notarangelo
Questa è una storia lontana e mitica, è come ritrovarsi e abbandonarsi all’esigenza dell’illusione, nel fatto che tutti noi, sempre insoddisfatti, siamo alla perenne ricerca di qualcosa che ci accompagni nell’ignoto e ci restituisca uno straccio di appartenenza. La musica dei Calla è qualcosa di unico: evoca i luoghi notturni dell’anima, ci culla con suoni talmente semplici da essere geniali...è lenta, avvolgente, ipnotica e spettrale. Compare dappertutto un senso di mistero e di attesa. Aurelio, sussurrando e quasi copiando Elliott Smith, ci racconta di difficoltà di disagio, ma anche di vendetta e di morte...Calla e soprattutto Televise, un gruppo da conoscere, un album da possedere, da amare.
Come sono nati i Calla?
I Calla si formarono dai restanti membri di una nostra prima band in Texas tra il '92 e il '96 chiamata The Factory Press dopo essersi trasferiti a New York. Nel ’95 registrammo il nostro ultimo album con Kid Congo Power. Ci fermammo per un po’, iniziai a cantare e Sean Donovan si dedicò a suonare il basso e le tastiere mentre Peter Gannon prese una piccola pausa per tornare in Texas. I Calla erano quindi formati da Wayne Magruder, Sean Donovan ed io. Subito dopo la registrazione del primo demo nel '96, noi firmammo in Belgio con la Sub Rosa. Poco dopo firmammo con la Young God di Michael Gira, poi con l’Arena Rock e in ultimo con la Beggars Group.
Come riusciste a creare un’atmosfera così magica e dolce nelle vostre canzoni?
Abbiamo speso molto tempo a suonare e sperimentare fino a tarda notte. Spesso anche da soli nei nostri piccoli appartamenti per non disturbare nessuno. Siamo riusciti ad esprimere noi stessi utilizzando il minor numero di strumenti e suoni possibili. Poi in sala prove magari stravolgevamo il tutto cercando suoni un pò più duri, ma è sempre stato per noi fondamentale riuscire a divertirci e ottenere una vera e propria libertà artistica che alla fine si è espressa nel suono dei Calla.
Com’era l’atmosfera musicale quando vi trasferiste dal Texas?
Quando ci siamo trasferiti a New York la scena era dominata da band garage come Jon Spencer Blues Explosions, Spedball baby, Jonathan Fire*Eater, Chrome Cranks. Per noi era davvero un mondo strano…la factory press aveva prodotto un sacco di gruppi interessanti come Bauhaus, Joy Division, band che si ispiravano ai Wire. Avevamo decisamente gli elementi giusti per entrare a far parte di qualcosa di magico.
Da cosa deriva il nome Calla?
Cercavamo una singola parola. Ascoltavamo Autechre, Tricky, Labradford, Tindersticks e volevamo chiamarci un po' come loro. L’ispirazione ci venne fornita dalla foto di Robert Maplethorpe Calla. Sembrava un nome semplice ma forte, buono ma deciso.
Com’è il vostro metodo di registrazione?
Provenendo tutti da realtà diverse, spesso ci sedevamo ad ascoltare e discutere di ogni singola idea al fine di trovare la perfetta unione. Sean portava ad esempio pezzi che suonavano come John Cage e Steve Reich, Wayne portava invece qualcosa di più simile ai Massive Attack ed io dovevo concentrarmi su come cantare. Mi sono quindi ispirato ad usare una voce leggera ed intima ispirandomi anche un po' ai Talk Talk.
Chi decideva i nomi delle canzoni e i testi?
Inizialmente tutti volevamo esserne parte e scrivere qualcosa di personale, ma poi alla fine del processo, ero io a completare il testo e dare il nome alle singole canzoni..
Vi hanno influenzato i Cure?
Quando abbiamo iniziato a suonare (1986-1987) i Cure erano considerati una band molto importante. Ogni loro album fino a Disintegration era un capolavoro da possedere. Incontrai Pete a Kingsville, Texas, nel 1988...sapevo che aveva suonato in una band metal, ma cercava suoni diversi, più intimi. Ricordo che indossava una maglietta degli Smiths e occhiali con una montatura molto spessa alla Morrissey. Fin da subito ci siamo trovati. Wayne mi è stato presentato da Pete, indossava una maglietta dei New Order ed un berretto. Appena ci comunicò che sapeva suonare la batteria capimmo che il gruppo era formato.
Quali sono state le maggiori fonti d’ispirazione per voi?
E' molto difficile rispondere. Tutti noi potremmo darti nomi diversi. Personalmente Nick Cave, Joy Division, Jesus And Mary Chain, Tom Waits, Velvet Underground, Neil Young, My bloody Valentine, Bowie, Ecco and the Bunnymen, Can, Talk Talk.
Vi siete sciolti?
No, direi di no. Lavoriamo con la musica, spesso riflettiamo sul registrare qualcosa, ma poi ognuno ha la propria vita, le proprie cose da fare, per cui non riusciamo a trovarci. Nel mio futuro ci potrebbe essere un altro album con i Calla o un album solista.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Certamente.
Mi spieghi i titoli degli album?
Il nostro primo album doveva chiamarsi come noi, ma poi abbiamo deciso d’intitolarlo Scavengers poiché ascoltavamo musica come Bjork, Massive Attack e la nostra musica era come infestata da qualcosa di torbido, insetti e paludi che infatti abbiamo inserito nella copertina. Potremmo definirlo come una copia di Mezzanine e per questo siamo grati ad un amico di Michel Gira che scattò la fotografia. Televise era una fotografia scattata nel '97..non ho mai detto a quel ragazzo di averlo fotografato. Sembrava un fermo immagine simile al progetto di Nam June Paik e per questo decidemmo quel nome. Collisions è stato il titolo più indicato in quel periodo visto che stavamo lasciando l’Arena Rock per firmare con la Beggars Group. questo cambio di etichetta procurò infatti molti contrasti, liti, discussioni, l’industria musicale è come un vampiro che ti succhia lentamente rovinando ogni singolo rapporto! Avevano ragione gli Smiths ad affermare “you just haven’t earned it yet baby". Inoltre ho sempre pensato che Collisions avesse all’interno della singola parola molteplici e più significati. Strenght in Numbers è stato l’ultimo album dei Calla: eravamo esausti del tour, di stare così tanto lontano da casa e infatti lo registrammo un po' in Italia, un po' in Grecia, un po' in Texas. Anche se ottenne un buon successo non è mai stato accolto troppo bene dal nostro pubblico, però all’interno ci sono alcune delle mie canzoni preferite: Stand Paralized, A Sure Shot...il titolo ovviamente non ha bisogno di spiegazioni.
Dal 1997 al 2017 è cambiato qualcosa nel tuo modo di concepire la musica?
E' un mondo totalmente diverso: con regole diverse e in costante evoluzione. Come musicista devi trovare il posto giusto in un settore sbagliato e difficile.
www.callamusic.com
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