domenica 12 marzo 2017

Dredg - Il sonno della ragione genera "El Cielo"


Nello sviluppo della nascita di quello che fu il connubio tra progressive rock e post hardcore all'inizio di questo secolo si possono individuare tre principali tappe successive che comprendono la pubblicazione di The Second Stage Turbine Blade dei Coheed and Cambria (5 marzo 2002), El Cielo dei Dredg (8 ottobre 2002) e De-Loused in the Comatorium dei The Mars Volta (24 giugno 2003). Tra questi tre El Cielo è l'album più ermetico, visionario e meno convenzionale che, come gli altri, è riuscito a lasciare una profonda traccia nel rock alternativo e progressivo americano, essendo indicato come fonte d’ispirazione da molti gruppi successivi, eppure, paradossalmente, a differenza di Coheed and Cambria e The Mars Volta, nessuno è mai riuscito a ricreare quella particolare alchimia che ha contraddistinto il peculiare sound dei Dredg. Unico è anche il loro modo di trasmettere la propria immagine: tutto ciò che circonda il mondo dei Dredg è arte. La musica, i testi, le cover o l’idea medesima che giace alla base di ogni album non sono trattati come un mero prodotto commerciale, ma concepiti alla pari di un’opera letteraria o pittorica. El Cielo fu proprio la massima espressione di questo modo di operare, un concept album tematicamente complesso e profondo di cui quest'anno cade il quindicesimo anniversario. Anche se il gruppo californiano è ormai fermo discograficamente dal 2011 (ma sembra che qualcosa si stia lentamente muovendo e che forse in futuro tornerà a registrare nuovo materiale) in tutto questo tempo si è creato uno status da band di culto, coltivando una strada che li portò da un acerbo metal hardcore con i primi EP ad un precoce e maturo art rock.

Fin dalla sua genesi El Cielo doveva avere come soggetto d’ispirazione il dipinto “Sogno Causato dal Volo di un’Ape Intorno a una Melagrana un Attimo Prima del Risveglio” del pittore surrealista Salvador Dalí. Andando più a fondo nello studio dell’opera, i Dredg vennero a conoscenza che il disturbo della paralisi del sonno, di cui era affetta la moglie di Dalí, Gala, poteva essere una delle chiavi di lettura del quadro. Decisero quindi di estendere il concept agli effetti della paralisi del sonno, una patologia che paralizza tutti i muscoli del corpo e che può avvenire mentre una persona sta dormendo, durante la fase R.E.M. e addirittura durante il risveglio o prima di addormentarsi. In questi ultimi due casi il soggetto è completamente vigile e, nei pochi secondi o minuti in cui si manifesta il disturbo, non può né comunicare né muoversi, venendo colto comprensibilmente da panico e ansia che possono generare anche delle allucinazioni. Lo scopo della pittura di Dalí era appunto dare forma ai sogni lucidi, o a quello che noi riportiamo dal mondo onirico una volta svegli, e i Dredg vollero simbolizzare il quadro come una metafora della libertà artistica.  Una curiosa pratica che negli anni si è aggiunta riguardo all’album fu suggerita da alcuni fan: se El Cielo veniva sincronizzato alle immagini del film Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry, le musiche e i testi si sposavano in maniera perfetta. Naturalmente l’osservazione non poteva che essere una coincidenza, ma, in un certo modo, tale visione aiutava a rafforzare il senso di unità dell’opera.

El Cielo non era quindi un concept album basato su una narrazione oggettiva, bensì una perfetta riflessione meta-artistica sull’interconnessione tra musica e pittura, suono e immagine. I testi di Hayes costituivano, naturalmente, un altro tassello importante del disco. Partendo da un’idea del bassista Drew Roulette, il gruppo chiese ai fan tramite il proprio sito web le loro testimonianze sulla paralisi del sonno e, in caso avessero avuto delle esperienze in tal senso, di inviare delle e-mail o lettere con racconti e descrizioni del fenomeno. Oltre ad usare queste lettere come ispirazione, Hayes estrapolò da esse alcuni passaggi per poi inserirli nei testi. Come una naturale prosecuzione di questa linea di lavoro, fu deciso di riprodurre alcune di queste missive (ognuna abbinata a una canzone) nel booklet interno del CD al posto delle liriche. Nei testi e nei titoli di ogni brano c’erano chiari riferimenti o indizi nascosti che si ricollegavano ai due temi dell’album: ad esempio le lettere che appaiono nel titolo del brano strumentale d’apertura Brushstroke: dcbtfoabaaposba rappresentano le iniziali del titolo in inglese del quadro di Dalí (“Dream Caused by the Flight of a Bumblebee Around a Pomegranate One Second Before Awakening”); inoltre, nell'incipit del pezzo finale The Canyon Behind Her, vengono enunciate delle frasi in giapponese il cui significato tradotto è: “Questo album è stato ispirato da un dipinto dal titolo “Sogno Causato dal Volo di un’Ape Intorno a una Melagrana un Attimo Prima del Risveglio”. È consigliabile visualizzare questo quadro mentre state ascoltando El Cielo. È come se uno stimolo risvegliasse gli altri sensi. In altre parole, si tratta di "disegnare la musica"”.  D’altronde, anche il titolo stesso, The Canyon Behind Her, si riferisce a come è posizionata la figura femminile nel quadro. In più, i suoni che si possono ascoltare all’inizio dell’album sono prodotti da Roulette mentre sta dipingendo su tela, come per rafforzare in noi la visualizzazione introspettiva di un quadro.

Fu con questo secondo album che i Dredg arrivarono alla perfetta sublimazione del loro suono, consolidando quella peculiare formula di musica immaginifica, evocando scenari jazz-core e post ambient. Il rock proposto su El Cielo si librava sulle ali della sperimentazione, era artistico e passionale, psichedelico e introverso. Quando nel 2001 i quattro musicisti cominciarono la fase di scrittura del secondo album avevano la sicurezza di un contratto appena stipulato con la Interscope Records che gli garantiva assoluta libertà artistica e si trasferirono per cinque mesi in una casa tra i deserti della Coachella Valley, come una sorta di ritiro spirituale. Da queste sessioni scaturirono alcuni demo da presentare alla Interscope per rendere un’idea sul procedere dei lavori. Però, non si sa bene come, i demo andarono a finire anche su Internet di modo che molte persone poterono ascoltarli in anteprima e più tardi battezzati come Industry Demo – 2001, comprendenti una prima versione di Of the Room e gli inediti Redrawing The Island Map, Running Through Propellers e Papal Insignia che non furono usati nell’album. El Cielo fu poi registrato negli studi del mitico Skywalker Ranch, una vasta tenuta di proprietà del regista George Lucas situata in una zona rurale nell’area di Nicasio in California nella quale i Dredg passarono circa due settimane, per poi aggiungere gli ultimi ritocchi nei Longview Farm Studios a Brookfield in Massachusetts. La band si servì addirittura di tre produttori per completare l’album: Ron St. Germain (Bad Brains, Living Colour), Tim Palmer (U2, Pearl Jam) e Jim Scott (Red Hot Chili Peppers), anche se, effettivamente, la maggior parte del lavoro fu svolta da St. Germain.

L’album era il figlio naturale di quelle sessioni desertiche che avevano ispirato canzoni che evocavano grandi spazi desolati e immaginavano vividi paesaggi sonori cinematografici. Il mix che donava vita a questa magia era ineffabile come la musica messa a punto dal quartetto: la voce gentile e trascendente di Hayes, la chitarra pittorica di Engles, il basso fluido di Roulette, la batteria secca e viscerale di Campanella. Le canzoni di El Cielo, anche nei loro momenti più aggressivi, erano più vicine alla calma della meditazione zen che non al rock. Il groove propulsivo, ma triste di Same Ol’ Road, la chitarra sincopata e shoegaze di Sanzen, che viaggiava su incontaminate praterie psichedeliche, o il mantra multipartito dai connotati quasi mistici di Δ (Triangle), davano l’impressione di una spinta di forza pari ad un’elevazione spirituale. Sorry But It’s Over - quasi una ballad semiacustica - e Convalescent riportavano i Dredg su latitudini più terrene. L’aggiunta di una sezione d’archi arricchiva Eighteen People Living in Harmony di sfumature da hard rock impressionista, un’immagine che prendeva forma anche nella malinconia spaziale di Scissor Lock. I Dredg condivano la loro ricetta musicale con rumori di sottofondo, spezie di suoni orientali e lontani echi di jazz. I ritmi spezzati di Of the Room, la chitarra elettrica satura di Engles che travolgeva come un’onda su It Only Took a Day, la fascinazione delle articolate sfaccettature armoniche di Whoa is Me e, per finire, il simil drum ‘n’ bass di It Only Took a Day con un chorus che colpiva come una liberazione, costituivano l’idealizzazione di un’opera creata in un pressoché completo stato di grazia. Le musiche di El Cielo si scontravano in un singolare amalgama proveniente dal metal e dall’ambient, dal post hardcore e dallo shoegaze, sublimandosi in un una strana trascendenza simile alla peculiarità della world music, pur non essendo world music. Quella dei Dredg era musica etnica apolide, patrimonio universale di una civiltà aliena ancora da scoprire.

2 commenti:

Ray ha detto...

Disco meraviglioso, capolavoro incompreso degli anni 2000.

silvano ha detto...

Grazie per aver richiamato alla mente questo gioiello che purtroppo non si è più ripetuto, neanche per i Dredg.
Ricordo che lo conobbi per pura fatalità, cercando in Internet qualcosa che si ispirasse al Canyon, e fra gli altri la ricerca mi restituitì "The Canyon Behind Her": fu amore a prima nota. Sia benedetta Google! (naturalmente dopo Altprogcore...).