venerdì 16 dicembre 2016

Gösta Berlings Saga - Sersophane (2016)


Avevamo lasciato gli svedesi Gösta Berlings Saga a cinque anni fa quando, attraverso il passaggio alla Cuneiform Records, pubblicarono il terzo album Glue Works, esibendosi poi nel 2012 in un trionfale live americano nell'ultima edizione del defunto NEARfest. Sersophane, in uscita oggi, segna il loro ritorno che questa volta avviene attraverso la loro etichetta Icosahedron Music. Il contenuto è composto da sei tracce che, per praticità, potremmo raggruppate in due forme ben distinte: tre brevi e diversissimi percorsi sonori che prevedono l’introduttiva Konstruktion la quale, in tre minuti, cementa in chiave crimsoniana dei temi che sembrano scaturiti da soundtrack per spaghetti western e poliziotteschi, la sua riconversione sonica drone-industriale (Dekonstruktion) e una miniatura per chitarra acustica (Naturum); dall’altro lato tre brani molto più estesi. Come sperimentato con Glue Works pare che anche questa volta i Gösta Berlings Saga abbiano voluto testare una nuova impostazione di lavoro, registrando in soli due giorni le tracce base dell’album dal vivo e senza sovraincisioni, un’etica che è proseguita di proposito anche nelle fasi successive della produzione, cercando di preservare la stessa spontaneità che può offrire una performance live.

La title-track è un prova della consistenza dell’insieme del gruppo, il quale non cerca esclusivamente di concentrarsi su frammenti solisti, ma chiama ogni elemento a giocare la propria parte nell’economia sonora. Fort Europa si basa su una cadenzata cellula tematica guidata in successione dalle tastiere o dal basso che si scambiano i ruoli, dove l’uso congiunto di banjo, chitarre slide alla Pink Floyd e un generale clima torbido e psichedelico, riconduce alle atmosfere di un immaginario doom western. Channeling the Sixth Extinction, con i suoi quindici minuti di durata, somiglia tanto ad un resoconto sonoro sotto forma di tour de force all’interno del quale il gruppo mette sul piatto tutto ciò di cui è capace, cambiando spesso e volentieri registro: si va dalla complessità math rock e RIO all’oscurità di avant-garde e zeuhl, mantenendo intatta l’impalcatura minimale che prevede che ogni tassello venga dipanato partendo da una cellula tematica definita. Arrivata al quarto lavoro in studio, la discografia dei Gösta Berlings Saga si arricchisce di un tassello fondamentale per capire il modus operandi dei quattro musicisti, sempre inclini a cambiare il loro approccio in fase di allestimento sonoro, ma rimanendo fedeli ad una poetica sospesa tra avant-garde e post rock.


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