domenica 13 marzo 2016

Altprogcore March discoveries, part 2


In questa seconda parte che riguarda le nuove scoperte di questo mese presento tre gruppi dallo stile radicalmente diverso uno dall'altro. Che vi piaccia il pop jazz, il djent o il folk rock, penso che ce ne sia un po' per tutti: buon ascolto!

La scoperta degli Iris Lune è stata mutuata dai talentuosi Mals Totem, band che presentai qui un po' di tempo fa, dei quali due membri (il chitarrista e il batterista) sono confluiti in questo nuovo quartetto guidato dalla cantante Ella Joy Meir. L'omonimo EP d'esordio degli Iris Lune rispecchia un sofisticato electro pop jazz che ha bisogno della giusta decantazione per entrarci in piena sintonia. Nella spirale di brani che crescono d'intensità piuttosto che abbandonarsi al classico gioco di strofa-ritornello, gli Iris Lune non lasciano nulla alla prevedibilità, prendendo elementi da Bjork, Rebecka Tornqvist e in generale dal pop rock scandinavo. I ragazzi provengono dal Berklee College of Music e già questo li qualifica come affidabili.




I Cartoon Theory si auto-definiscono con l'etichetta di "electro ambidjent" ed è abbastanza calzante ad ascoltare questo esordio, Planet Geisha, che assomiglia ad un djent che ha subìto un trattamento futuristico con iniezioni di dance, ritmiche elettroniche e sintetizzatori. Il progetto Cartoon Theory appartiene a Maxime Lathière e Juan Carlos Briceño Sanchez (aka Breeze), ma più che altro è interessante notare la schiera di ospiti che ha preso parte all'album a partire da Travis Orbin alla batteria (Ex Periphery, Sky Eats Airplane, Darkest Hours), per proseguire con apparizioni di Plini, Luke Martin, David Maxim Micic, Mathieu Ricou, Zélie Tible e David Abad Segovia.



Il quartetto Seaons porta il secondo lavoro Aprilis nei territori di un concept album post apocalittico che però non opta per una musica oppressiva, ma rimane su un folk prog rock solare e melodico che richiama gli ampi spazi rurali americani dei dipinti di Albert Bierstadt - che i Seaons hanno utilizzato come cover per l'album - e le atmosfere elettroacustiche debitrici di Half Moon Run, From Indian Lakes, The Dear Hunter.

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