martedì 5 febbraio 2013

Kaddisfly - una retrospettiva


Dalla sua nascita questo blog non ha mai avuto la possibilità di occuparsi approfonditamente, purtroppo, dei Kaddisfly (a parte per l'accenno a questa raccolta di inediti del 2011). La band, infatti, si sciolse all'indomani del suo terzo lavoro Set Sail the Prairie (2007) (4/5 dei Kaddisfly confluirono nei Water & Bodies), ma con la promessa di ritornare in studio per un quarto album già progettato dal titolo Horses Galloping on Sailboats. E' ormai notizia di qualche giorno fa che la band di Portland ha annunciato, inizialmente con dei criptici messaggi sulla loro pagina Facebook, che l'album in questione uscirà entro il 2013.

Ora, proprio per la loro relativa oscurità e perché molti lettori di altprogcore magari non ne avranno sentito parlare, ho pensato di pubblicare una retrospettiva per quella che reputo una delle band fondamentali degli anni Zero, che ha contribuito significativamente a sviluppare il genere alternativo/progressivo insieme a The Mars Volta, The Dear Hunter, Coheed & Cambria e Damiera.

Invece di riscrivere qualcosa di nuovo sui Kaddisfly ho deciso quindi di pubblicare quanto già scritto di loro sul mio libro Guida al Nuovo Progressive Rock 1990-2008, sperando in questo modo di ampliare la fama elitaria di questo gruppo.

I Kaddisfly, che arrivano da Portalnd (Oregon), sono Christopher Ruff (voce, piano), Aaron Tollefson (chitarra), Kile Brewer (basso) Beau Kuther (batteria) e Kelsey Kuther (chitarra). Il quintetto prende a prestito l’enfasi dell’hard progressivo dei Coheed & Cambria ed alcune cadenze tipiche della black music, unite ad un pop alternativo trascinante fatto apposta per esaltare l’ascoltatore. Il gruppo prova a farsi notare con tre produzioni indipendenti: gli EP Honorable Mention (2001) e Humania (2002) e l’album Did You Know People Can Fly? (2003) che mettono l’accento sul loro estro metal ancora acerbo.




Il vero debutto della band avviene con Buy Our Intention; We’ll Buy You a Unicorn (2005), una galvanizzante prova a tratti sorprendente. Il retaggio musicale dei Kaddisfly va ricercato nelle band alternative contemporanee e non nel passato, ma molte di esse non hanno nulla a che vedere col progressive. Il canto di Ruff possiede un registro acuto con inflessioni mirate tanto al rock e al metal, quanto al soul e all’hip hop, senza però mai esagerare, sapendo ben equilibrare le modulazioni e le sfumature richieste dal brano. Le ruvidezze degli Sparta fanno la loro comparsa in La Primera Natural Disater, Brazil e Incubus vanno di pari passo su A Message to the Flat Earth Society e The Calm of Calamity. Ciò che fa la differenza tra loro e i gruppi sopra citati è che i Kaddisfly hanno il coraggio di osare di più puntando su arrangiamenti movimentati e radicali. Ecco allora comparire brani come Five Tears from a Carpenter’s Eye for Detail, che inizia in modo inquietante per poi riprendere quota in un pandemonio controllato e concludersi con una rapsodia per pianoforte e chitarre elettriche. Let Weight Be Measured by Merit e le molteplici involuzioni melodiche di New Moon Over Swift Water sono un tributo ai loro beniamini Coheed & Cambria. I riverberi di Eres Tremulent si dipanano in una danza sincopata interrotta dall’incedere dell’epico refrain, stratagemma che ritorna nelle trame di stampo Dredg di Crimson Solitude. Da non sottovalutare anche i cenni r’n’b e soul quasi subliminali presenti in molti brani che vengono alla luce in modo chiaro in Osmosis in C.




L’impressione data da Set Sail the Prairie (2007) è che esso si adatti a regole stilistiche più canoniche e che si concentri sui giochi di contrasti piuttosto che sulla varietà espressiva. Questa volta, inoltre, i Kaddisfly mettono l’accento sui groove dai sapori black che facevano capolino nel lavoro precedente. Le prove di tutto questo sono evidenziate da forti tinte r‘n’b, a partire dalle ritmiche serrate di Kuther e dai beat del basso di Brewer donate a brani come Waves (con intermezzo dub) e Harbor, anche se il tutto viene convogliato su monolitici ritornelli. Il soul psichedelico di Birds si contorce tra delicati riverberi e vigorose arie epiche. Le scorribande in stile ska di Campfire e Empire sembrano fuori luogo e non sono assolutamente rappresentative dello stile del gruppo. Comunque Forest tira fuori lo spirito più genuino della band, quello che si interessa in eguale misura di sperimentazione ed edificazione di atmosfere leggendarie. Clouds e Snowflakes sono invece delle canoniche cavalcate metal: la prima furiosa e aggressiva, la seconda meditata e lisergica. Via Rail e Silk Road custodiscono gelosamente memorabili ritornelli all’interno di una esaltata serie di rassegne melodiche. Nella prima, in particolar modo, viene pazientemente eretto un muro sonoro impressionante che travolge tutto come un fiume in piena.




Alla fine del 2008, durante la lavorazione del nuovo album Horses Galloping on Sailboats, il bassista Kile Brewer lascia inaspettatamente la band. I rimanenti membri dei Kaddisfly formano un nuovo gruppo chiamato Water & Bodies e allo stesso tempo annunciano che in futuro porteranno a termine il loro quarto album.

Ecco infine l'immagine (a sinistra) e il breve promo (sotto) con il quale i Kaddisfly hanno annunciato il loro ritorno.




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