Se seguite questo blog probabilmente saprete che l'album che si è piazzato in testa alla classifica dei Best of 2012 di altprogcore è stato Maps of Non-Existent Places, esordio della givane band Thank You Scientist di stanza in New Jersey. Quindi, con la nuova ribrica di interviste inaugurata da poco ho pensato subito a loro. Principalmente perché ho avuto modo di scambiare qualche email con il chitarrista Tom Monda che si è dimostrato una persona estremamente gentile e disponibile. Il nostro Francesco Notarangelo ha quindi raggiunto per noi Tom e gli ha posto qualche domanda sui Thank You Scientist.
-----------------------------------------------------------------------------------
Come sono nati i Thank You Scientist?
Frequentavo una scuola di musica con gli altri ragazzi (Ellis, Andrew e Russ). Incontrammo Greg e Odin per caso grazie ad un amico in comune. Sal era l'ultimo pezzo mancante dell'equazione; postammo un annuncio in cerca di un cantante e lui rispose. La band venne formata col desiderio di creare qualcosa al di fuori degli schemi classici e che potesse competere con il jazz. Personalmente parlando, volevo creare qualcosa di nuovo che tutti fossero in grado di apprezzare.
Perchè Thank You Scientist?
Venne scelto totalmente a caso, ma per alcune ragioni sembrava incapsulare il genere di musica che volevamo creare. Sicuramente era un nome strano ma allo stesso tempo simpatico, spero. Ahaha.
E' difficile suonare e mixare tutti questi strumenti?
Ci sono moltissime questioni che dobbiamo considerare per una band del nostro calibro e con la nostra strumentazione. Il nostro processo di scrittura è molto meticoloso e siamo consapevoli di come ogni cosa debba essere espressa. Dobbiamo preoccuparci di come si fondono tutte insieme le dinamiche, intonazioni, ecc. Moltissime volte l'unico strumento a tasti sul palco è il basso, quindi ci sono un sacco di variabili da considerare quando specialmente si tratta di questo strumento. É fondamentale sentirsi a vicenda sul palco in parte per le sezioni musicali più dettagliate...purtroppo alcuni club non facilitano questo genere di cose. É sicuramente un lavoro duro e “sporco”, ma ci aiuta parecchio a migliorare come artisti.
Il titolo e l'artwork di Maps of Non-Existent Places venne scelto per descrivere al meglio la vostra musica?
Sì, il titolo, l'artwork e la musica sono collegati in modo molto sincero e studiato. Il titolo, Maps Of Non-Existent Places, è il riferimento più ovvio al nostro suono. C'è, pure, un secondo significato che viene accennato nella prima traccia, Prelude...chissà quanti l'hanno capito!!!
Com'è il processo di scrittura e di registrazione?
Doloroso ma gratificante. Siamo ossessionati da ogni minimo dettaglio che andrà a completare ogni singolo angolo del nostro prodotto. Per quanto riguarda la registrazione, Maps of Non-Existent Places è stato un disco molto difficile da creare. Le sessioni erano “brutali” e abbiamo finito per escludere qualcosa...semplicemente tutto rientra nella norma della vita: vivi e impara!!!
Cosa pensi della scena prog? Quali sono i tuoi artisti
preferiti?
Amo il prog. Ero molto giovane (probabilmente avevo tre
anni) quando ascoltai il mio primo album prog estrappolato dalla collezione di
mio padre. Era senza ombra di dubbio, In the Court of the Crimons King
(principalmente perchè mi piaceva la cover nonostante m'incutesse allo stesso
tempo paura). Per quanto riguarda il prog più vecchio, tutti noi amiamo gli Yes,
Genesis, Gentle Giant, PFM, ecc. Siamo d'altronde molto
fortunati che alcuni dei nostri migliori amici suonino in prog bands quali The
Tea Club, Infantephant, Dead Empires (facciamo una comparsa nel loro nuovo
album), Farquhar (il loro ultimo album è incredibilmente tosto!).
State lavorando a qualcosa di nuovo? Ci sono progetti paralleli?
Sì, stiamo proprio lavorando al nuovo album ora. Non abbiamo ancora suonato niente dal vivo del nuovo materiale per non destabilizzare il nostro pubblico che poi potrebbe cambiare drasticamente opinione sull'ascolto della canzone che finirà sull'album. Sono molto orgoglioso del nuovo materiale. Sono solito suonare e fare comparsate in diversi gruppi jazz ed in più sto scrivendo un album solista che non so quando uscirà...forse prima che compirò 100 anni...chi lo sa!!!
Che rapporto avete con l'Italia? Mai pensato di suonare qui da noi?
Attualmente ci sono quattro italiani nella band: io, Sal, Russ and Greg. Vorremmo venire e suonare nel vostro Paese, ma prima dobbiamo valutare molto bene le nostre finanze (organizzare un viaggio per sette persone è molto impegnativo e dispendioso).
Com'è un vostro live? È difficile suonare la vostra musica durante i live?
Credo che i nostri migliori risultati si possano riscontrare più dal vivo che su disco. I nostri album non riescono ad esprimere tutta l'energia e la determinazione che siamo capaci a trasmettere durante un live. É senza dubbio musica molto difficile da suonare dal vivo, ma molto gratificante e siccome la nostra band è composta da continue improvvisazioni, ogni live è completamente diverso.
Intervista e traduzione a cura di
Francesco Notarangelo
checcontr@yahoo.it