martedì 9 dicembre 2008

BIG BIG TRAIN - English Boy Wonders (2008)

Se un amico vi chiedesse un esempio di neo progressive rock lasciate perdere i soliti nomi (IQ, Pendragon, Jadis, ecc.) e fategli ascoltare English Boy Wonders. E' singolare come oggi il neo prog debba trovare la sua miglior opera in un album vecchio di undici anni. Già, perchè Gregory Spawton e Andy Poole hanno completato, rimasterizzato e remixato, in maniera egregia, quello che non solo è divenuto il loro lavoro migliore, ma ha le potenzialità per diventare un nuovo classico. EBW suona come un capolavoro oggi, figuriamoci se fosse uscito in questa veste nel 1997. Probabilmente avrebbe fatto un sol boccone di Porcupine Tree e Marillion.

Tutto ciò suona alquanto strano perchè fino ad oggi i Big Big Train erano sempre rimasti nell'ombra, liquidati con sufficienza nelle recensioni, in più hanno avuto una delle storie più travagliate del prog contemporaneo. Prima i problemi di budget, che non gli hanno permesso di terminare English Boy Wonders, che dovettero pubblicare in una veste provvisoria con la conseguenza di essere mollati dalla loro etichetta GEP. Poi ci fu l'abbandono di Martin Read e l'insoddisfazione per il poco riscontro commerciale che li ha portati sull'orlo dello scioglimento.
Con la pubblicazione di The Difference Machine l'anno scorso e con la riedizione "completata" di EBW adesso, sembra che Spawton e Poole siano pronti per prendersi la giusta rivincita dopo anni di anonimato.

EBW è la quintessenza di quello che fu (e che è) il prog romantico, prende i Genesis sognati da Anthony Phillips e li accoppia con i Pink Floyd. Atmosfere malinconiche e allo stesso tempo epiche sono tessute dalle chitarre di Spawton che si rifà un momento a Phillips e l'altro a Gilmour. Da non sottovalutare neanche l'interpretazione vocale di Read che dona uno spessore melodico tutt'altro che monotono.
Certo non trovare un punto debole nei 78 minuti di EBW è quasi un miracolo oggi per un album di neo progressive rock. Ma come si fa ad ignorare lo slancio emotivo quando ci si imbatte nelle brume di Albion Perfide o di Boxgrove Man. Poi c'è la sublime The Shipping Forecast, perfetta nell'avanzare di ogni secondo dei suoi scintillanti dieci minuti. Discorso che si potrebbe estendere a Big Empty Skies, Brushed Aside, Reaching for John Dowland e alle restanti otto tracce dell'album. Pensando che questo lavoro cronologicamente si trovava inserito tra Goodbye to the Age of Steam (1994) e Bard (2002) è ancora più impressionante il balzo di qualità effettuato dai BBT.

http://www.englishboywonders.com/

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