L'ultima fatica discografica degli Aviations risale al 2018 con The Light Years. Durante quell'occasione la band, fondata nel 2011 dal batterista James Knoerl e dal chitarrista Sam Harchik, riuscì a consolidare una line-up, fino ad allora volubile, tra membri vecchi e nuovi con Adam Benjamin (voce) e Richard Blumenthal (piano), Eric Palmer (chitarra) e Werner Erkelens (basso). Proprio per sviscerare e testare il potenziale di questa formazione finalmente stabilizzata, gli Aviations avevano re-immaginato alcuni pezzi di The Light Years con l'EP Retrospect (2020), preliminarmente alla composizione del materiale per Luminaria, terzo album in studio in uscita l'1 settembre. Forse grazie all'euforia di questo raggiunto equilibrio tra le parti ne è venuto fuori un lavoro temporalmente straripante, compositivamente vertiginoso, strumentalmente denso e soprattutto ardito. Un tour de force dove gli Aviations hanno voluto dispiegare ogni aspetto delle loro doti - tecniche e passionali, virtuose ed emotive. Un antagonistico gioco delle parti, bilanciato tra armonie dal potere avvolgente e architetture strumentali articolate, tutto dispiegato tramite una tracklist fatta di brani temporalmente dilatati.
Finora gli Aviations, nonostante un indubbio talento artistico, sono stati una band poco considerata nell'ambiente prog metal, preferendo dibattere e risaltare le doti sempre del solito cerchio di nomi noti (i.e. Haken, Leprous, Opeth, Riverside, Porcupine Tree). Spero quindi che con Luminaria le cose possano cambiare e che ne faccia emergere l'innegabile valore come band la quale, visto i risultati, mette all'angolo molti dei colleghi, anche ben più osannati. Il fatto è che, tra i pregi degli Aviations, c'è quello di evitare con cura di incappare nelle pastoie del riproporre certi schemi abusati con cui si è evoluto il prog metal, ultimamente sfruttando anche la tentazione di ammiccare al passato dei seventies. Tutto ciò che propone il sestetto di Boston in Luminaria è invece legato al presente e alla fusione di linguaggi non molto sfruttati nel prog metal, tipo prendere in prestito malizie tipiche del math rock e un grande senso per le melodie emotive.
Ad esempio i tappeti strumentali di Cradle e Safehouse sui quali si appoggia il cantato di Benjamin sono nell'essenza un grande sfoggio di progressioni fusion e math rock, con tocchi di soavi tastiere insinuate tra le sottotrame nella prima, per aggiungere un senso quasi spirituale, e con un groove e un ritmo tra funk e r&b nella seconda, per dare più slancio e allo stesso tempo diluire l'impostazione djent. Quest'ultimo aspetto viene messo maggiormente in rilievo su Legend, il brano più aggressivo dell'album, unito a delle melodrammatiche evoluzioni pianistiche che si muovono su parametri da classicismo. Un'altra peculiarità degli Aviations la si trova nella propensione di Blumenthal nell'usare e dare risalto al piano acustico attraverso arpeggi e accordi, lasciando il ruolo delle tastiere a puro abbellimento e riempitivo di un sound già ricco di suo.
Nell'intervista che ho avuto con il gruppo realizzata per Prog Italia (in edicola dal 20 settembre), Harchik ha raccontato che qualcuno per descrivere la musica degli Aviations aveva tirato in ballo il termine "nostalgia-core", il che non è del tutto fuori luogo se si pensa a brani dal forte impatto malinconico come la ballad inquieta Pure, ma quell'alone di emotività atmosferica è ben descritta e rappresentata anche in pezzi dalla direzione più energica. Il vortice di sensazioni causato dall'impatto delle dilatate e multiformi Coma e Blink è lo specchio delle capacità della band nell'architettare un fluido e imprevedibile scorrere di idee armoniche complesse, sontuose, epiche ed avvolgenti. La gamma di variazioni si dipana con nonchalance dalla fusion elettroacustica al metal post hardcore, dal sinfonismo prog all'intimismo ambient. Basterebbero questi due capolavori di scrittura per definire la caratura di Luminaria, ma gli Aviations hanno ancora frecce al loro arco e inseriscono in scaletta La Jolla e Pinenut, quasi due variazioni sul tema sugli umori che percorrono l'album.
La maggior parte dei brani di Luminaria ha una struttura costantemente mutevole, che raramente presenta sezioni ricorrenti, in questo modo è come se gli Aviations avessero voluto convogliare all'interno dell'album il maggior numero di spunti e idee possibile. Ecco perché Luminaria ha l'audacia di un lavoro caleidoscopico, pieno zeppo di ispirazione e virtuosismo, ma non inteso in senso dello sfoggio solista, a brillare in questo caso è la sinergia messa in atto da tutta la band nel realizzare uno sforzo dinamico ed esecutivo in perpetuo movimento, costellato da complesse svolte improvvise e mutevoli flussi che lentamente scorrono da un segmento all'altro senza soluzione di continuità. Fatte queste considerazioni, Luminaria è una tra le opere prog più intense e rilevanti dell'anno, dove il grande impegno produttivo profuso dalla band si palesa in tutta la sua potenza.