martedì 6 aprile 2021

Collider - -><- (2019)


Nel loro album d'esordio, cripticamente intitolato -><-, il quartetto danese Collider si lancia senza inibizioni in modo spregiudicato, e anche un po' ambizioso, a rappresentare la nuova frontiera dello shoegaze. Però attenzione, diciamolo subito, i paragoni che possono essere fatti con i più autoritari esponenti del genere, vedi i My Bloody Valentine, costituiscono solo una minima percentuale di quanto questa band ha da offrire. -><- è infatti una folle esplosione di suoni provenienti dai più disparati ambienti sperimentali come il prog rock, il math rock, il noise e l'avant-garde combinati in un unico contenitore. Basta dare un'occhiata alla varietà di strumenti suonati dai quattro giovani musicisti per rendersi conto di trovarsi di fronte ad un album dal sound molto intricato e vertiginosamente stratificato.

E così Johan Polder (basso, synth, glockenspiel, xilofono), Marie Nyhus Janssen (voce, sax, flauto, synth), Mikkel Fink (batteria, chitarra, voce, percussioni, synthpad) e Troels Damgaard-Christensen (voce, chitarra elettrica e acustica, batteria, piano) assomigliano ad un piccolo ensemble di noise rock da camera, giocando sonicamente con il lo-fi pop e il prog rock più elaborato, che poi sono i due poli concettualmente tra loro più distanti tra i tanti toccati dai Collider.

Il prototipo della loro concezione di canzone pop è tanto stralunata quanto complessa e si presenta fin da subito attraverso Daisy e Just Start It, con voci e strumenti che si accavallano apparentemente senza criterio, formano un caos controllato. L'affastellarsi dei suoni però non è l'unico elemento a stordire l'ascoltatore, ma anche la quantità di trame presente in ogni brano, le quali vanno a svilupparsi e diramarsi in una ricognizione di altrettanti stilemi musicali. E' ciò che succede ad esempio su Inept, Oblivion e Bruno, gli unici tre brani del disco che si permettono di superare i sei minuti, ma al loro interno succedono tante di quelle cose e la materia strutturale è così volubile che sembrano avere il doppio della loro durata. E' vero che dentro ci sono i MBV, ma ci troviamo anche il gusto del pop retrò degli Stereolab, le chitarre miscelate e dissonanti dei Sonic Youth e soprattutto molto amore per l'alternative e indie degli anni '90. Insomma, da quanti spunti è composto -><-, ognuno può sentirci ciò che vuole. 

Glockster, per tornare di nuovo all'imprevedibile, è una sciarada formata da frammenti di post punk, jangle pop, dance e psichedelia, sempre in tensione e pronta a cambiare direzione improvvisamente e inaspettatamente. Anche Sniper punta sull'aggressività con un'attitudine punk e post hardcore, smorzata a tratti da intermezzi lisergici. Axis, dopo un'introduzione space rock, si trasforma in una canzoncina pop impazzita, breve ma anch'essa ricca di sorprese lungo il percorso mai prevedibile. DG ritorna al caos non solo strutturale ma anche sonoro, con voci filtrate, chitarre sbilenche, ritmiche che vanno dal tribale al math rock che ne fanno la traccia più sperimentale e ardita della collezione, per un insieme di vertiginosa cacofonia avant-prog. -><- è un album dentro cui perdersi per la sua quantità di spunti e sottostrati dei quali si compone, che affascina sia per la sua sofisticata interpretazione dello shogaze, sia per l'attitudine a destrutturarlo rivolgendosi a dettami progressive rock.

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