domenica 7 marzo 2021

Sullen - Nodus Tollens – Act 1: Oblivion (2021)


Secondo sforzo discografico per i Sullen, quintetto portoghese dedito a prog metal che sconfina nel djent. Ci sono voluti quasi sei anni per dare seguito a Post Human (2015) e i Sullen si ripresentano con quella che ha tutta l'aria, a giudicare dal titolo Nodus Tollens – Act 1: Oblivion, di un'opera in due o più parti. A maggior ragione si dovrebbe pensare ad una seconda parte compensativa, in quanto la durata di Oblivion, che supera di poco la mezz'ora, si avvicina più ai parametri di un EP che a quelli di un album. Ma veniamo al contenuto.

Ovviamente l'evoluzione del gruppo c'è stata e Oblivion non fa che ribadire lo spessore dei cinque musicisti che, aggiungendo all'impianto una pronuncia inglese impeccabile, li si può accostare tranquillamente all'orizzonte internazionale del genere. Ciò che si palesa fin dall'inizio con la traccia The Prodigal Son (e che prosegue in Memento) è che i Sullen sanno interpolare una consistente matassa di trame armoniche con complesse costruzioni metriche e qualche passaggio growl che si inserisce nel contesto come se spezzasse l'equilibrio melodico. Il che, dal mio punto di vista, è davvero un peccato, poiché tanta veemenza vocale va ad intaccare tutta la proporzione dell'architettura sapientemente impostata.

Skylines vede la partecipazione dell'ex Extol Ole Børud come ospite alla chitarra e la sensazione di trovarsi di fronte ad un inedito dei Tesseract aumenta il piacere di scoprire quanto possano essere competenti i Sullen nel proporre djent di qualità. Nei riff cadaverici di Acheronta Movebo troviamo addirittura il grunge dei Soundgarden, mentre Human, che da lenta atmosferica edifica un crescendo su solide basi metal, fa sfoggio di quella capacità melodica stratificata di cui si accennava prima. La natura complessa di Oblivion però è al tempo stesso la sua forza e la sua debolezza, dato che la musica contenuta apre un mondo che meritava di essere esplorato ancora con l'aggiunta di qualche traccia. Alla fine della multiforme Fail-Safe, che conclude ribadendo il concetto di avere potenzialmente altre frecce al proprio arco, si viene colti da una sensazione di incompiuto. Pazientiamo quindi e vediamo cosa avrà da offrire il secondo atto.

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