venerdì 3 aprile 2020

Elder - Omens (2020)


Ai tempi del celebrato Lore (2015) forse si pensava che gli Elder avessero raggiunto la maturità con quell'opera, ma gli eventi hanno trasportato il gruppo ad uno sviluppo superiore. Il primo e più importante tassello di questa nuova primavera artistica è stato il capolavoro Reflections Of A Floating World (2017), dove gli Elder da trio si erano espansi a quintetto. Poi, dopo l'annuncio dell'addio del batterista Matt Couto sostituito da George Edert, il chitarrista Michael Risberg è stato promosso membro effettivo, stabilizzando la band come quartetto. A quel punto viene annunciato l'album The Silver & Gold Sessions (2019), non proprio un'anomalia all'interno della discografia del gruppo, ma comunque un affresco psichedelico fuori dagli schemi. Completamente strumentale, il disco riporta tre lunghe improvvisazioni o quasi, colme fino all'orlo di suggestioni lisergiche psych e krautrock. Nel frattempo però gli Elder non avevano smesso di lavorare al seguito di Reflections Of A Floating World.

La parola epico è un termine che non è fuori luogo pensando a come sono strutturati i brani degli Elder, che mai temporalmente scendono sotto gli otto minuti. Inutile celebrare l’impagabile lavoro chitarristico di Nick DiSalvo, fonte inesauribile di riff e groove elettrici che si susseguono uno dopo l’altro con una fluidità senza eguali. Omens non fa altro che consolidare questi aspetti già presenti sul lavoro precedente, ancora una volta immerso in un crocevia tra stoner rock e progressive rock, lasciandosi alle spalle l'alone più doom e heavy metal degli esordi. Ecco allora che la maturità può dirsi ampiamente compiuta. Come riportato nelle note che accompagnano l'uscita dell'album "Omens è scritto come un concept album che ripercorre l'intero sviluppo di una civiltà – ma è naturale leggerlo come un commento alla nostra società odierna, votata esclusivamente al profitto a danno delle nostre stesse vite e dell'ambiente in cui le viviamo."

L'impianto tastieristico è una novità relativamente recente nell'estetica elderiana, ma si sono adattati con molta naturalità ai possibili percorsi inediti che può offrire. La pertinenza con la quale gli Elder inseriscono nel loro jam rock strumenti come Fender Rhodes e Mellotron, di cui si fa carico l'ospite Fabio Cuomo (compositore solista e inoltre nei Liquido Di Morte, LOG, Eremite, Cambrian e autore di diverse colonne sonore) non trova corrispondenze neanche nei più fedeli artigiani prog, per definire con incisività ogni sfumatura dinamica che costella l'andamento delle cinque tracce.

Ad esempio, se in passato era solo la chitarra di DiSalvo a dominare anche nei momenti solisti, portando la visceralità electro-fuzz ai massimi livelli, ora si lavora in una prospettiva quasi orchestrale con passaggi armonici che amplificano la profondità dello spettro sonoro. La parte centrale della title-track è quasi pittorica in questo senso, mentre In Procession ne viene proprio imbevuta e risucchiata con le tante spore di piano elettrico che costellano il brano. Il trip causa un effetto altamente psych rock vicino ai viaggi ultraterreni dei Pink Floyd abbinati alla massiccia rocciosità dei Motorpsycho. Due punti dinamici opposti che si bilanciano a vicenda. Persino l'approccio di DiSalvo si arricchisce con l'uso più presente ed incisivo di arpeggi, anziché gli onnipresenti riff, che comunque sostengono una propulsione invariata, anche grazie al drumming di Edert, messo a frutto nella stellare Embers.

Su One Light Retreating affiora in modo evidente il contrasto tra la chitarra arpeggiata DiSalvo e il ritmo sostenuto a forza di riff da Risberg. Nella parte strumentale invece il gioco delle parti coinvolge un interplay infuocato tra synth e chitarre, che si arricchisce anche per lo stupore di ascoltare per la prima volta una acustica in un album degli Elder. Halcyon sembra un regalo rimasto fuori da The Silver & Gold Sessions con i suoi droni di sintetizzatori nella lunga introduzione, la quale apre un ulteriore varco direzionato al krautrock che finora era rimasto confinato nelle retrovie. Il brano poi prende forma con uno stoner rock cadenzato in cui tutto l'arsenale tastieristico sfoggia il proprio potenziale ornante. Che dire di più, Omens è un altro capolavoro targato Elder che, a piccoli passi, trova sempre deviazioni interessanti in una formula che li avrebbe potuti ingabbiare.

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