sabato 22 luglio 2017

Sleep Token - Two (2017)


Rivelatasi (si fa per dire) al mondo alla fine dello scorso anno come un'entità misteriosa formata da identità ignote, la band Sleep Token, dopo aver realizzato in modo indipendente un primo EP, ha firmato un contratto con l'etichetta inglese Basick Records che ora dà alle stampe altri tre brani inediti raccolti sull'EP Two. Chi credeva che il fatto di nascondere i nomi dei musicisti coinvolti nel progetto fosse solo una trovata pubblicitaria iniziale per poi essere svelata in seguito è stato smentito. Gli Sleep Token non solo hanno continuato a mantenere l'anonimato, ma si sono prodigati nell'alimentare il mistero che li circonda anche mediante criptiche interviste sinceramente un po' montate ad arte, descrivendosi come un gruppo di persone guidate dalla figura mascherata del cantante/leader Vessel e professando la loro appartenenza al culto di un'antica divinità chiamata Sleep della quale portano il messaggio attraverso il gruppo. Se lasciamo da parte queste pagliacciate e parliamo invece di musica, allora il discorso cambia e gli Sleep Token dimostrano di possedere effettivamente un livello compositivo profondo, esoterico ed emotivo.

Two scava forse ancora più a fondo sulle potenzialità del gruppo e completa un quadro che il primo capitolo di One aveva solo introdotto. In quei primi tre brani era presente un'idea stilistica forte e originale che metteva assieme una visione melodrammatica di canzone d'autore alternative rock arrangiata con i canoni del post rock e con oculati crescendo che sconfinavano in territori metal. Scoprendo le carte immediatamente, il rischio per gli Sleep Token di usurare dei meccanismi ed equilibri atmosferici così delicati era grande, ma Two rilancia gli stessi ingredienti con una sensibilità rinnovata e rafforzata. L'impostazione è nuovamente minimale, ma questa volta con un più ampio spettro sonico: con solo l'ausilio di tastiere a tessere le sfumature, qualche chitarra elettrica nei momenti più concitati e la voce struggente di Vessel, è impressionante il grado emotivo che il gruppo sa trasmettere. Merito di pause, dinamiche e tempi sospesi che aumentano il fascino e la sensazione di essere avvolti in un mondo notturno e gotico come nei contrasti portati in dote da Nazareth (piano elettrico e drum beat soffusi all'inizio e muri elettrici djent nel finale).

Quel senso di religiosità e raccoglimento che il collettivo vuole trasmettere, su Two prolifica sottotraccia grazie a piccoli accorgimenti. Le stratificazioni vocali di Calcutta, in alcuni punti vicini alla preghiera gospel, contrapposte ai bordoni di synth, riportano alla mente Bon Iver e i suoi impalpabili paesaggi sonori, solamente che qui si attende il momento trascendentalmente metal. Jericho ha più i connotati di una ballad post rock, tanto che è l'unica traccia nella quale Vessel accenna a qualche inflessione aggressiva nella propria vocalità. Il merito degli Sleep Token è quello di affrontare il metal negandolo allo stesso tempo. Qui non ci troviamo di fronte alle odierne peregrinazioni djent che flirtano con new age e ambient e neanche di fronte a virtuosismi prog fusion. Gli Sleep Token si sono addentrati in territori nuovi, il che non significa inediti, ma che elevano il metal a pura arte di cui possono fruire tutti. Sbrigatevi a realizzare un album. 

 
 

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