domenica 15 gennaio 2017
Altprogcore January discoveries
La prima e più bella sorpresa di questo 2017 sono i The Kraken Quartet. Formati nel 2011 a Ithaca, NY, stanno registrando in questo momento il loro debutto discografico, ma hanno appena partecipato ad una stellare session agli studi Audiotree. La musica strumentale dei The Kraken Quartet fa un uso molto esclusivo di strumenti a percussione (doppia batteria, vibrafono, marimba) e si innestano in un blend che loro stessi definiscono "percussion driven post rock" con elementi indie rock, minimalismo, elettronica, jazz e avant-garde.
I Jyocho sono una nuova band giapponese che potremmo definire math pop e hanno esordito lo scorso dicembre con l'EP A Prayer in Vain. Il gruppo è stato costituito dal chitarrista Daijiro Nakagawa, appena uscito dall'esperienza musicale molto simile intrapresa con gli Uchu Conbini dopo aver pubblicato solo due EP. Le canzoni contenute su A Prayer in Vain hanno la peculiarità di essere molto accessibili e orecchiabili anche per chi non ha mai ascoltato math rock, mettendo in primo piano l'estetica del J-Pop ma continuando a mantenere intricate trame a livello strumentale.
Non so esattamente da dove siano saltati fuori i North End, ma le sonorità di Alpha State mi sono risultate subito familiari dato che è come ascoltare un album di midwest emo (come quelli di Into It. Over It., Sleep In e American Football) solamente in versione strumentale.
Dopo aver apprezzato l'esordio dei öOoOoOoOoOo il quale vedeva alla batteria come ospite Aymeric Thomas dei Pryapisme era quasi d'obbligo andare a scoprire la produzione di questo eclettico ensemble. E' venuto fuori che i Pryapisme hanno un nuovo album pronto in uscita il 3 febbraio e due tracce sono già rese disponibili in anteprima su Bandcamp. Il mix ardito che il quintetto francese produce non è dissimile a ciò che avevo ascoltato su Samen con accostamenti a dir poco folli tra jazz, elettronica, chiptune e avant-garde.
Il duo svizzero formato da Marena Whitcher e Andrina Bollinger che prende il nome di Eclecta, nel proprio esordio A Symmetry si cimenta in un art pop che pone in risalto la strumentazione acustica composta da chitarra, piano, percussioni e ricco di armonie vocali. L'impostazione minimale e gli arrangiamenti molto essenziali non impediscono ai pezzi di emergere con una buona corposità e dinamica con il risultato di rendere l'album tutt'altro che monotono e omogeneo, ma eclettico e frizzante.
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