Le canzoni raccolte su Shiny Eyed Babies sono dei capolavori di dinamica, costruiscono pathos con pazienza, partendo in maniera sommessa e arrivando al climax, più che ad un chorus, lentamente, oppure esplodendo all’improvviso. Il folk sbilenco di Way Too Long e Skin, la corale In God We Trust e la tensione drammatica che scaturisce da Battle Creek sono tutti esempi che mostrano al meglio questa metodologia. Si sfocia nell’eccellenza di fronte ai vari risvolti tematici offerti da Being Human, all’inesorabile crescendo di Sunshine che diventa ossessivo nel finale e al gusto degli arrangiamenti di Dead Horse.
In tutto spicca la limpida e stentorea voce di Courtney Swain con i suoi gorgheggi e vibrati, poi una sezione ritmica versatile e inventiva che, insieme a chitarra, violino e tastiere, cementano l’insieme con discrezione o propulsione a seconda della necessità. Una personalissima impressione mi farebbe definire i Bent Knee come la Dave Matthews Band che incontra gli Sleepytime Gorilla Museum mentre suonano pop. Ma, al di là di paragoni che lasciano il tempo che trovano, Shiny Eyed Babies è uno di quegli album che ha il potere di amplificare le nostre percezioni ed è, per ora, l’ascolto più stimolante del 2014.
www.bentkneemusic.com
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