martedì 11 dicembre 2018

The 1975 - A Brief Inquiry Into Online Relationships (2018)


Per chi è sopra i trenta forse il nome dei The 1975 dirà poco, ma con soli due album il quartetto di Manchester è già diventato popolare tra i giovanissimi, riuscendo in poco tempo a bruciare le tappe e raggiungere l’agognato traguardo del primo posto in classifica in USA e in UK. Con questo terzo album però i The 1975 hanno attirato l’attenzione anche al di fuori del loro pubblico abituale, innanzitutto perché gli unanimi consensi della critica ricevuti da A Brief Inquiry Into Online Relationships sono sfociati in parallelismi azzardati con Ok Computer, un equivoco sciolto come neve al sole una volta ascoltato. Il riferimento si addice in effetti più alla forma che alla sostanza, in quanto il gruppo ha cercato di produrre un’opera su misura per la generazione Y.

La cosa che più si avvicina alla filosofia del famoso disco dei Radiohead è The Man Who Married a Robot / Love Theme, di fatto una Fitter Happier aggiornata al 2018. Comunque, che A Brief Inquiry Into Online Relationships si ponga come un trattato di sociologia sui nostri tempi o meno, quello che interessa maggiormente ai The 1975 è condensare in quindici tracce i canoni del pop moderno e le sue relative variazioni, non esenti da richiami anni '80, per un target preferibilmente rintracciabile tra gli under 20. Infatti, se Ok Computer partiva da stilemi sonori universalmente atemporali come psichedelia, prog ed elettronica, il grande limite di A Brief Inquiry Into Online Relationships è di contenere un’estetica musicale "usa e getta" per adolescenti, che difficilmente coinvolgerà una tipologia di ascoltatore più adulto.

Nel suo accumulo di luoghi comuni pop ogni cosa è un'istantanea del “qui e ora”: ci sono i beat dell’hip hop (How To Draw / Petrichor), c’è l’autotune dei Bon Iver (I Like America & America Likes Me) e c’è persino l’R&B nobilitato dalla tromba di Roy Hargrove (Sincerity Is Scary). Non mancano momenti che sembrano fuori luogo, in positivo o in negativo, dalla simpatica Give Yourself a Try che pare una cover di Disorder (Joy Division) riletta in chiave glitch da Max Tundra, ai barlumi di pop soul che sfiorano il Marvin Gaye e il Prince più svenevoli (I Couldn't Be More In Love), fino all’approccio così stupidamente innocuo di TOOTIMETOOTIMETOOTIME che parrebbe quasi una parodia da boyband per far innamorare le ragazzine.

Ma che il frontman Matty Healy prenda però tutto maledettamente sul serio ce lo mostra in un unico ed esaltante episodio il quale da solo varrebbe, non diciamo l’acquisto, ma per lo meno l’ascolto: Love If We Made It, è un epico inno (ancor di più se contestualizzato con il potente video) che può tranquillamente divenire un manifesto della contemporaneità caotica che stiamo vivendo. Da una vaga rassomiglianza con le prime note di The Downtown Lights dei The Blue Nile, il gruppo ne amplifica il ritmo marziale su una base retrowave, mentre il rant passionale di Healy declama slogan come se scorresse una cronologia di Twitter con gli eventi salienti degli ultimi due anni, tra riferimenti a Trump e alle contraddizioni della modernità. Insomma, più che The 1975, sarebbe stato quasi meglio The 1985. E se non ci credete date un’occhiata al video tributo ai Talking Heads di It's Not Living (If It's Not With You). A Brief Inquiry Into Online Relationships non è di certo l'album epocale che è stato descritto, ma l'hype che ha generato è figlio stesso della cassa di risonanza social da cui oggi queste band traggono sostentamento.

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