Della grandezza di Kevin Gilbert abbiamo già parlato e non starò a presentarlo di nuovo. Quindi, dopo la celebrata riedizione del suo capolavoro The Shaming of the True, Jon Rubin - esecutore testamentario del materiale di Gilbert - ha finalmente realizzato il sogno di molti. Sono infatti ora disponibili le ristampe in edizione rimasterizzata dei due album dei Giraffe (la band di Gilbert negli anni '80) a lungo fuori catalogo, dei quali esistevano solo pochissimi esemplari (io comunque la mia copia originale di The Power Of Suggestion ce l'ho). Jon ha parlato anche di una possibile riedizione di Thud, il primo album solista uscito nel 1995, con materiale aggiuntivo, ma ancora c'è qualche problema di diritti d'autore da superare.
www.popplusone.com/gilbert.html
Available for the first time in more than 15 years the first Giraffe CD The Power of Suggestion. This seminal work propelled Kevin into the spotlight and on to win the Yamaha Song Vision contest.
This CD contains early versions of some of the material on TSOTT and Thud. This version is the entire CD as it was originally released. The CD has been meticulously re-mastered from the original analog tapes. That and advances in CD technology have made this version much better sounding than the original. It is a must have for all KG fans.
One interesting note: The Power of Suggestion was the first independent CD ever released.
Tracklist:
Overture
The Last Thing On Your Mind
In Every Line
This Warm Night
Image Maker
Because Of You
Everything We Are
New Patriots
Can’t Make This love Go Away
The World Just Gets Smaller
Power Reprise
Because Of You – 11th Hr. Mix
Finale
Available for the first time in more than 20 years Giraffe’s second CD The View From Here. This version is the entire CD as it was originally released.
This CD contains early versions of some of the material on TSOTT and Thud. The CD has been meticulously re-mastered from the original analog tapes. That and advances in CD technology have made this version much better sounding than the original. It is a must have for all KG fans.
One interesting note: Many of the original The View From Here CDs would not play making a playable version an even rarer commodity.
Tracklist:
Home
Progress
From Here To There
All Fall Down
The Way Back Home
Waiting For The Rain
Holding On with Both Hands
I Will Survive
Air Dance
Welcome Home
martedì 28 febbraio 2012
lunedì 27 febbraio 2012
Impact Fuze - Moscow (2011)
Ho conosciuto gli Impact Fuze dopo averli visti casualmente nominati da musicisti come Derek Sherinian e Jem Godfrey (che ha addirittura postato il video di Moscow nel suo blog) e scusate se è poco. Così ho pensato di girarli anche a voi. Breve presentazione:
Gli Impact Fuze sono un power trio di preparatissimi session man che hanno deciso di unirsi per registrare un lavoro di fusion con leggere inflessioni metal, partendo dall'eredità di Allan Holdsworth e arrivando alle moderne evoluzioni strumentali degli Aristocrats. I tre musicisti Damien Schmitt (batteria), Feodor Dosumov (chitarra) e Anton Davidyants (basso), di differente provenienza geografica (Francia, Russia e Uzbekistan), si sono incontrati a Mosca e lì ha preso forma questo album battezzato proprio con il nome della capitale russa.
sabato 25 febbraio 2012
British Theatre - EP (2012)
E' con eccitazione incontenibile che presento il primo frutto della collaborazione dei due ex Oceansize Mike Vennart e Richard A. Ingram. Un EP di tre tracce che naturalmente rimangono a loro modo collegate all'eredità di una delle migliori band degli ultimi anni. Chissà se la scelta di realizzare il materiale proprio oggi è voluta. Sì perchè, sarà un caso, è passato un anno esatto dall'annuncio dello scioglimento degli Oceansize. Quello che è certo è che non dovremo aspettare un altro anno per averne ancora, dato che un vero e proprio album è previsto per il tardo 2012.
Comunque sia passate parola, a differenza dell'anno scorso oggi è un gran giorno!
www.britishtheatremusic.com
venerdì 24 febbraio 2012
InMe - The Pride (2012)
C'era una volta l'emocore. Ovvero uno dei generi musicali che è stato vittima di una delle trasformazioni più equivoche della storia del rock. Partito dai prodromi di Rites of Spring, messo a punto dai Sunny Day Real Estate e portato ai massimi livelli espressivi dagli At the Drive-In, è ben presto diventato, con l'abbreviazione emo, un fenomeno da ragazzini. E' passato attraverso un vero e proprio processo di trasfigurazione - arrivando ad imporre uno stile di vita per teenagers - che ha poco o niente a che vedere con la scintilla iniziale.
Praticamente è divenuto una variante glam dell'originale, un po' come fu l'hair metal nei confronti dell'heavy metal. Gli InMe, da Brentwood, Essex, nella loro evoluzione, possono, forse, ben rispecchiare l'equivoco di fondo che ha colpito il genere. Hanno attraversato una prima fase di carriera che poteva spiegare questo fenomeno, dove un buon alternative metal viene suonato da ragazzi molto attenti al loro look (si veda il video di 7 Weeks). Lentamente quella fase è stata archiviata con il sigillo definitivo dell'album Herald Moth (2009) - che vide gli InMe sotto contratto con la Superball Music (l'etichetta di Oceansize, Dredg e Pure Reason Revolution) e un tour di supporto ai Biffy Clyro - un lavoro che si distaccava con maturità dal passato e aggiungeva molta sostanza "progressiva" al loro sound. Non bastasse ciò, a suscitare ancora più entusiasmo contribuì anche Saccharine Arcadia, uno dei tre inediti presenti nella raccolta Phoenix: The Best of InMe (2010).
InMe - Saccharine Arcadia by CDS Studios
Il gruppo ha ora appena pubblicato The Pride, prodotto anche grazie all'aiuto delle donazioni dei fan attraverso Pledge Music. Musicalmente è un proseguimento di Herald Moth senza molti cambiamenti, se non qualche riduzione di complessità in ambito compositivo. I ragazzi suonano un prog metal molto orecchiabile con melodie vocali melodrammatiche e tecnicismi elaborati, ma non troppo. Gli InMe, non dimenticando il loro retaggio, rimangono costantemente in bilico tra una persistente volontà di proporre imponenti ritornelli epici (il singolo A Great Man, la maestosa Guardian) e tentazioni ad aperture più elaborate, come i soli chitarristici e i riff di Reverie Shores, che, isolati dal contesto, possono fungere da tipico esempio di prog metal.
Le canzoni si muovono tra un continuo contrasto tra arpeggi semi-elettrici, che segnano le pacatezza delle strofe, e le esplosioni dei chorus, con muri di distorsioni che comunque stanno attenti a conservare una linea armonica (Moonlit Seabed, Pantheon). La voce di Dave McPherson, che nei momenti più estremi può variare dallo screamo al falsetto, ed in più un uso leggero di elettronica possono far somigliare gli InMe ad una incarnazione inglese dei Fair to Midland. La cadenza del cantato da ballad R'n'B di Beautiful Sky Gardens che si conclude in un coro pseudo sinfonico è una bella idea di scontro musicale. La conclusione un po' sottotono con Halcyon Genesis, dal vago sapore Enchant, e Legacy, che vorrebbe poggiarsi su un impianto da metal operistico, non vanno comunque ad intaccare un lavoro sicuramente non imprescindibile, ma godibile.
InMe - A Great Man (Stream) by I LIKE PRESS
http://inmeofficial.co.uk/
mercoledì 22 febbraio 2012
martedì 21 febbraio 2012
T.R.A.M. - Lingua Franca (2012)
T.R.A.M. è l'acronimo di un nuovo supergruppo il cui album (anche se si dovrebbe parlare di EP) debutterà il 28 febbraio per i tipi della Sumerian Records. Il quartetto è formato dalle chitarre ultra-virtuose di Javier Reyes e Tosin Abasi (Animals As A Leaders), da Adrian Terrezas-Gonzales ai fiati (The Mars Volta) e Eric Moore alla batteria (Suicidal Tendencies).
E' chiaro che riunendo in una band degli strumentisti di prima classe il risultato sia quanto meno eccelso. Infatti, quello contenuto su Lingua Franca, è un intenso prog jazz strumentale dalle declinazioni crimsoniane e fusion, non immune da inflenze moderne che sfociano nel math rock oltre che, naturalmente, nelle peculiarità dei gruppi dai quali i membri provengono. La traccia d'apertura Seven Ways Till Sunday è già in sé esplicativa nel frappore un livido riff hardcore ai fraseggi fusion del sax e variazioni latine.
C'è da aggiungere, però, che i quattro sanno imporre al materiale una propria identità, cosa non facilissima in tale ambito, unendo frenesia e sperimentazione a una creatività esecutiva davvero impressionante. Pezzi come Consider Yourself Judged o Endeavor mettono in luce le loro doti tecniche: sulla prima Moore è un regista ritmico alieno capace di trascinare le linee del sax in un vortice percussivo; nella seconda il dialogo tra chitarra e batteria è sincronizzato a livelli maniacali, senza contare lo spettacolare shredding finale. Se la fase dei Mars Volta di Amputechture vi è piaciuta penso che qui troverete molti elementi in comune.
Tracklist:
1.Seven Ways Till Sunday
2.Consider Yourself Judged
3.Endeavor
4.Haas Kicker
5.Hollywood Swinging
6.Inverted Ballad
sabato 18 febbraio 2012
GRICE - Propeller (2012)
Dietro al nome Grice si cela il polistrumentista Jim Peters, che in questo suo esordio Propeller ha avuto la fortuna di avere al suo fianco ospiti di lusso come BJ Cole, Markus Reuter, Lee Fletcher, Raphael Ravenscroft, il trobettista jazz Luca Calabrese, il violinista Steve Bingham e 05Ric. L'album in teoria è già acqustabile, ma avrà una realizzazione ufficiale in CD il 19 marzo tramite il sito della label Burning Shed.
Propeller è un lavoro a tratti affascinante, che si muove su territori raffinati, unendo canzone d'autore e sperimentazioni a volte world, a volte jazz, incorniciando queste influenze nell'aura benevola di un pop sofisticato. La vocalità di Peters, simile al crooning intellettuale di Tim Bowness, pone la musica art-rock di Propeller in una giusta prospettiva tra il pop sperimentale dei No-Man e un David Sylvian meno ermetico.
www.gricemusic.co.uk
TETRAFUSION - Horizons EP (2012)
Il 31 gennaio il quartetto prog metal Tetrafusion ha pubblicato questo EP in download gratuito, e devo dire che è veramente un buon lavoro. Tenendo presente che praticamente i Tetrafusion sono una band emergente (pur essendo in giro dal 2006), è davvero encomiabile come riescano a fondere delle massicce trame da djent, complesse e pesanti, a delle gradevolissime melodie e polifonie vocali.
Nell'abbastanza piatto panorama del prog metal, tra chi è focalizzato solo nel mostrare le proprie virtù e chi imposta il pilota automatico su tecnicismi fini a se stessi, penso che Horizons presenti dei brani articolati, con cambi armonici ben architettati, ma non per questo inaccessibili. Si sente che i Tetrafusion sono tecnicamente preparatissimi, ma quello che conta è che sanno anche comporre e spero che in futuro riescano a conquistarisi uno spazio e una visibilità più considerevoli dato che se lo meritano. Horizons, per ora, fa ben sperare.
Ramona Falls - Spore - single (2012)
Brent Knopf dei Menomena ha iniziato il progetto Ramona Falls nel 2009, esordendo con l'album Intuit, un saggio di indie folk molto sofisticato. Adesso Knopf annuncia il suo secondo lavoro, Prophet, per il primo maggio. Da esso è tratto il primo singolo Spore, scaricabile gratuitamente e devo dire che mi intriga più questo pezzo che Intuit nella sua interezza.
www.ramonafalls.com
Mothlite - Dark Age (2012)
Il progetto solista di Daniel O'Sullivan - membro degli Ulver e collaboratore con Sunn O))), Guapo, Æthenor, Miracle e Grumbling Fur - denominato Mothlite, darà alla luce il nuovo album Dark Age il 14 maggio. O'Sullivan qui sperimenta una specie di post rock che guarda agli anni '80, con influenze riconducibili a nomi come Talk Talk, Japan e Cocteau Twins.
If O’Sullivan’s first album as Mothlite, The Flax Of Reverie, used ambient folk to explore themes of childhood, Dark Age is an intense and grandiose confrontation of the crises of adult life and the self. It sees O’Sullivan, perhaps for the first time, defining his own musical identity. “It was about trying to be fearless with my reference points, and forgetting where I am in terms of a musical context,” he says. “I don’t feel confined to any style. I like trying all different types of music.”
This fits the vivid themes that imbue Dark Age, described by O’Sullivan as “Dark megalomania, contradictions and paradoxes, and general bleakness”. But rarely is such darkness of subject matter delivered with the soaring pop aplomb of the twelve tracks featured here. If it leaps around from the sparkle, rumble and cheeky whistle of ‘The Blood’ or the epic washes of ‘The Underneath’ and the exultant ‘Something In The Sky’. As O’Sullivan explains, this is all part of the fractured spirit that was behind Dark Age. “It’s not mindless megalomania; it’s very concerted or assertive. Every song contradicts the next. There might be one with a lot of pomp, a celebration of secrecy, and then another that’s very confessional and broken, a consequence of the song before. It’s a lap of that kind of distraught, slightly maddened sensibility.”
This was done to give the album its contrast in moods. ”If it was too bleak, with melancholy overriding the whole thing, then I’d counteract it with a huge chorus or huge hook,” he says. These “huge hooks” were inspired by those that he’d find in his parents’ record collection from the likes of The Eurythmics, Tears For Fears and Kate Bush, but also the industrial and gothic textures of DAF, Coil, The Cure and Dead Can Dance. This was combined with a desire to go back to his musical roots in hardcore punk “to bring in some of that energy and level of desperation into something a bit more considered.”
All this energy served its purpose, as writing and recording Dark Age was a cathartic experience. “You know when you’re blindly living out your life and doing really stupid shit,” he says “The only perspective you get is by working, writing something or making music about it. That in a sense is the only window from the outside looking in, otherwise you’re just literally in it.” The album came together at a time of severe emotional turmoil, witnessing both the birth of O’Sullivan’s daughter but also the contemporaneous separation with her mother. “I believe that all this secrecy and subterfuge will be passed on, even if it is on a very subliminal level,” he says. “I was terrified of all that. That did influence a lot of the lyrics.” This is explored in constant references to the natural world and the animal kingdom, in track titles (‘Red Rook’, ‘Zebras’, and lyrics “as the vultures stalk the ground...”) alike. Through this, O’Sullivan explores how we’re not as far from the animals as we might like to think, connected by the same environment and at heart, base instincts. “The other images that keep coming up are blood and milk; bodily fluids.” The Dark Age cover art is inspired by “blood consciousness” and created by Ian Johnstone, a late-period member of Coil.
Now the album is done, O’Sullivan is ready to move onto new things.”To be honest, I’m really glad that it’s over,” he says. “I felt like I couldn’t move until I got that out there.” As well as plans for a new Mothlite record, this forward surge includes exploring “ideas and schemes” as to how Dark Age will transfer to the road. “Now that the drama has played out and everyone can see what it is, I can almost do a theatrical version of the scenes within. I don’t want to look as though I’m crying down the microphone night after night if we go on tour. I’d rather have a show.”
Tracklist:
1. Wounded Lions
2. Disappear
3. Seeing In The Dark
4. The Blood
5. Something In The Sky
6. The Underneath
7. Zebras
8. Dreamsinter Nightspore
9. Milk
10. Dark Age
11. Red Rook
Mothlite - Something in the Sky (from Dark Age) by Kscope
http://mothlite.blogspot.com/
Children of Nova - Impossible Landscape (2012)
La band californiana Children of Nova ha reso noto che il loro album d'esordio, Impossible Landscape, uscirà il 13 marzo e sono già attivi i pre-ordini qui. Nel frattempo è possibile ascoltare il singolo Moments of Clarity.
edit 13/03/12: aggiunto il link a Bandcamp
Per chi non conoscesse i Children of Nova di seguito può ascoltare l'ottimo EP d'esordio pubblicato nel 2009 dal titolo The Complexity of Light.
martedì 14 febbraio 2012
THE MARS VOLTA - The Malkin Jewel - single (2012)
Oggi esce The Malkin Jewel - primo singolo tratto dall'imminente Noctourniquet - e lo potete ascoltare qui di seguito.
Due parole. La canzone risulta strana e sinistra, ma è ovvio che quel principio di originalità che contraddistingueva i Mars Volta è venuto anche qui a mancare. La cosa che ad un primo impatto colpisce di più è l'uso della voce da parte di Cedric Bixler, che stravolge ancora una volta il suo modo di cantare. Altrimenti, musicalmente, non mi sembra chissà cosa. La scelta di The Malkin Jewel come singolo non credo sia brillante, ma spero che accada una cosa simile a quella dei Van Halen che, dopo aver puntato su un brano deludente come Tattoo per fare da traino al nuovo album, gli altri pezzi si sono rivelati tutti superiori al prescelto.
Noctourniquet, in uscita il 27 marzo, è già prenotabile su
http://www.themarsvolta.com/
domenica 12 febbraio 2012
MOTORPSYCHO & Ståle Storløkken - The Death Defying Unicorn (2012)
Dopo aver passato gli anni ’90 a sfornare un album più memorabile dell’altro, i Motorpsycho hanno attraversato il decennio successivo a rincorrere l’ombra di quello che erano stati, senza mai eguagliare quei picchi di copiosa creatività. Ci riescono solo ora con quest’opera firmata insieme al pianista e compositore Ståle Storløkken (che accompagnerà anche la band in tour) e che si avvale di un ensemble - la cui estrazione attraversa trasversalmente generi come classica, folk e jazz - che comprende il violinista Ola Kvernberg, l'orchestra di archi TrondheimSolistene e la Trondheim Jazz Orchestra.
I Motorpsycho non sono certo nuovi a connubi del genere, in quanto The Death Defying Unicorn (doppio LP/CD) si va a inserire in un’ideale trilogia partita con il live Roadworks vol.2 - insieme al quartetto jazz The Source - e proseguita con In the Fishtank in collaborazione con i Jaga Jazzist. Diffidate, però, da chi afferma che questo concept album è il solito presuntuoso esperimento di rock che incontra la musica colta, anche se il materiale è stato commissionato alla band nel 2010 in occasione del cinquantesimo anniversario del Molde International Jazzfestival.
The Death Defying Unicorn è puro "Motorpsycho sound", che prosegue, a livello musicale, ciò che i tre di Trondheim hanno prodotto ultimamente: un proto-stoner rock psichedelico, debitore tanto degli inni selvaggi degli MC5, quanto del primordiale heavy blues di Blue Cheer, Black Widow e High Tide. Da Little Lucid Moments i Motorpsycho hanno preso gusto nel gettarsi a capofitto in jam tripedeliche, creando un parallelo in studio con quello che generalmente sono soliti fare dal vivo. Ciò che è differente questa volta è il contesto, che trova il giusto pretesto per motivare tali eccessi. Magari il materiale qui contenuto potrà risultare indigesto a molti, ma non vorrei che a criticare fossero gli stessi che gridavano al capolavoro all’epoca di Un Chien d’Espace, brano-prototipo per tutte le sperimentazioni a venire dei psychonauti.
La costellata schiera di ospiti non porta a risultati pomposi come un ipotetico [inserire gruppo] with the Philarmonic Orchestra, ma serve più che altro come contorno e rifinitura a delle idee già poggiate su solide basi psichedelico-progressive. L’orchestra ha i suoi momenti in primo piano in quelli che si possono definire intermezzi o ouverture (Out of the Woods, Doldrums, Flotsam). Gli arrangiamenti con archi e fiati di Storløkken, quelle rare volte che punteggiano il cantato, lo fanno ad arte, come nella straordinaria Into the Gyre, che porta in dote una frattura crimsoniana dalla quale si stacca un crescendo frenetico, o nella salmodia Oh, Proteus - A Preyer, suo seguito naturale.
Motorpsycho & Staale Storloekken - Into The Gyre by StickmanRecords
Altrimenti i protagonisti sono proprio loro: i bombardamenti del basso fuzz di Bent Seather, la chitarra acida di Snah e la sapiente e instancabile batteria di Kenneth Kapstad che non fa rimpiangere l’ormai lontano abbandono di Gebhardt (sarò sacrilego, ma è così). I brani sono, come sempre, dilatati con cambi armonici inaspettati e un uso mai così consistente di polifonie vocali, tanto che su The Hollow Lands sembra di sentire una versione hard dei Crosby, Stills & Nash viaggiare di pari passo alla nostalgia sixties dei Dungen. Il tour de force Through the Veil si dilunga per 16 minuti, trattenendo una parte centrale che nelle sue reiterazioni viscerali da avant-garde rock la si potrebbe confondere con il repertorio di Univers Zero o Magma.
Un attimo di tregua con gli sconfinamenti nella Third Stream di La Lethe e Sharks e poi via, verso la cavalcata finale con due pezzi in classico Motorpsycho-style. Mutiny! e Into the Mystic concludono con un tripudio di violini, mellotron (sì, proprio lui!) e synth, rappresentando l’apice di questo monumentale totem che il gruppo ha dedicato al progressive rock. Forse sarà duro da digerire, avrà i suoi limiti, ma The Death Defying Unicorn è l’opera più riuscita dei Motorpsycho dal 2000 a oggi. Hallelujah!
Tracklist
Side A:
Out Of The Woods
The Hollow Lands
Through The Veil, part 1
Side B:
Through The Veil, part 2
Doldrums
Into The Gyre
Flotsam
Side C:
Oh, Proteus - A Prayer
Sculls in Limbo
La Lethe
Oh, Proteus - A Lament
Side D:
Sharks
Mutiny!
Into The Mystic
http://www.stickman-records.de/
venerdì 10 febbraio 2012
THE PANIC DIVISION - Eternalism (2012)
I The Panic Division sono essenzialmente un progetto solista dell'ex Carbon 12 Theory Colton Holliday, coadiuvato di volta in volta da altri musicisti. Questo Eternalism è il terzo album realizzato da Holliday (senza contare l'EP Sleepwalker, dal quale qui compaiono tre tracce remixate e rimasterizzate) e la gestazione è stata alquanto travagliata se si pensa che le registrazioni sono iniziate nel 2010 per un'uscita prevista nel 2011. Invece il tutto è slittato al 7 febbraio di quest'anno e il risultato direi che è piuttosto soddisfacente.
Eternalism mantiene grosso modo l'impianto dei lavori precedenti, ma con più convinzione e dedizione verso melodie epiche e rock. Holliday deve amare molto la new wave anni '80 (su Songs From The Glasshouse del 2007 compariva la cover di Broken Wings dei Mr. Mister, tanto per dire) anche se il punto di partenza è palesemente l'alternative rock. Ciò che fa di Eternalism un ottimo lavoro sono le sonorità ad ampio respiro avvolte da un alone solenne, la devozione nel trattare l'elettronica e le programmazioni con un gusto retrò e un'incessante ricorso a melodie pop romanticamente epiche. Ci sono schegge di Tears For Fears e Simple Minds qua e là e, anche se non c'è alcunché di progressive, Eternalism è una gioia da ascoltare.
http://wearethepanicdivision.com/
mercoledì 8 febbraio 2012
Steven Wilson - Catalogue / Preserve / Amass (2012)
E' disponibile il live in edizione limitata (3000 copie) registrato durante il tour europeo per promuovere Grace for Drowning. Il CD è acquistabile esclusivamente attraverso il sito di Steven Wilson nella parte riservata alla sua etichetta Headphone Dust.
Line-up:
Marco Minnemann (drums)
Nick Beggs (bass/stick)
Adam Holzman (keys)
Theo Travis (flute/sax)
Aziz Ibrahim (guitar)
Tracks:
1. No Twilight Within the Courts of the Sun (10.54)
2. Index (5.03)
3. Deform to Form a Star (8.29)
4. Sectarian (7.22)
5. No Part of Me (6.04)
6. Veneno Para Las Hadas (7.28)
7.Raider II (24.47)
NO PART OF ME (live in London) by Steven Wilson
SECTARIAN (live in London) by Steven Wilson
INDEX (live in London) by Steven Wilson
Änglagård - in preparazione il terzo album
Sembra preistoria parlare degli Änglagård, gruppo svedese che, con soli due album, è entrato nella storia del progressive rock moderno. Eppure, a pensarci, sono passati ben venti anni da quella pietra d'angolo che fu Hybris (1992), seguito poi da Epilog (1994) e dal live postumo Buried Alive (1996). Dopodiché più nulla. Il gruppo si dissolse, facendo un'unica apparizione dal vivo al NEARfest del 2003, dove presentarono due inediti (se siete scaltri c'è un bootleg dell'evento che gira in rete).
Inutile dire che, per chi non conosce gli Änglagård, è obbligatorio andarsi a recuperare almeno i due album in studio...in attesa del terzo. Sì, perché il seguente video ci mostra la band riunita in sudio, dopo diciotto anni, in occasione delle prove dei brani inediti che andranno a compilare il nuovo lavoro (il sottotitolo Chapter 1 fa intuire che ci saranno altri studio report).
www.anglagard.net
sabato 4 febbraio 2012
ZELLIACK - Noir Tone EP (2012)
Avete presente i TesseracT, nuovi paladini di progressive metal o djent che dir si voglia? Bene, il loro nuovo cantante, ovvero l'ex Sky Eats Airplane Elliot Coleman, ha creato gli Zelliack in collaborazione al compagno di avventure Zack Ordway (insieme a lui anche negli Of Legends). I primi brani di questo progetto erano comparsi qualche mese fa nella pagina Soundcloud di Coleman e sembrava più che altro uno svago tra amici. Ora che è uscito ufficialmente il primo EP, si deve ammettere che le potenzialità per diventare qualcosa di più grande ci sono tutte. Anzi, spero proprio che diventi una cosa seria.
La sorpresa però è che gli Zelliack non suonano post hardcore o tanto meno post metal, ma un soul R'n'B condito di alternative che è l'ultima cosa che ci si aspetterebbe dai due. Il fatto è che la cosa funziona e il primo EP Noir Tone è un piccolo compendio di melodie dal sapore antiquato, ma arrangiate con gusto moderno. Le canzoni, oltre a mettere in risalto la chiara e potente voce di Coleman, puntano su arrangiamenti creativi alla Todd Rundgren, orchestrati dagli accordi jazz e rock di Ordway in una ideale fusione tra i The Reign of Kindo e i Closure in Moscow.
giovedì 2 febbraio 2012
A Liquid Landscape - Nightingale Express (2012)
La band olandese A Liquid Landscape realizzerà il suo debutto il 17 febbraio. Se vi piacciono gruppi come Dredg, Anathema e Karnivool, direi che potete provare senza dubbio gli A Liquid Landscape. A questo indirizzo potete ascoltare il brano The Unreachable in streaming, mentre di seguito potere ascoltare Phases.
Nightingale Express è prodotto da Forrester Savell che ha lavorato con Helmet e Karnivool. Per promuovere l'album il gruppo ha reallizzato questo cortometraggio - diretto da Lex Vesseur - contenente alcuni estratti sonori dall'album.
Questo invece è un piccolo promo
Tracks:
1. Nightingale Express (12:40)
2. Wanderers Log You (0:51)
3. June Fifth (4:08)
4. Phases (4:53)
5. The Unreachable (4:59)
6. Wanderers Log Me (0:58)
7. Thieves of Time (6:01)
8. Out of Line (4:35)
9. Come on Home (5:22)
10. Wanderers Log Storm (2:36)
11. Secret Isle (5:10)
www.aliquidlandscape.nl
mercoledì 1 febbraio 2012
THE STILL VOICE - Disappear Here (2011)
Disappear Here rappresenta, purtroppo, l'unica testimonianza in studio degli Still Voice, band di Orlando (Florida) che ha avuto una vita artistica sin troppo breve. Formati all'incirca nel 2006 dall'ex Damiera Matthew Kipp, dalla cantante Erin Solari e dal bassista Jeremy Perez-Cruz, gli Still Voice si sono esibiti in molti concerti nei circuiti alternativi statunitensi, culminando la loro carriera con la pubblicazione di questo album che però ne ha sancito anche lo scioglimento.
Ebbene, dietro questa ennesima parabola della band che si dissolve, si intravedevano delle potenzialità che resteranno nel limbo delle possibilità. Un vero peccato perchè Disappear Here è un album pregevole, che cresce poco a poco, nella sua produzione essenziale, aspra e abrasiva. Al contrario di altri album post-hardcore molto più diretti, si insinua lentamente. Come nella tradizione del post-hardcore moderno le canzoni di Disappear Here alternano momenti aggressivi ad altri più atmosferici e pacati e, a livello compositivo, racchiude in gran misura l'impronta e l'esperienza di Kipp, memore del math rock dei Damiera del primo EP.
Se i nervosi riff di Kipp ricordano quanto è stato fatto insieme a Dave Raymond, la vera novità è la prova della Solari che dona femminilità e ben interpreta dei brani che il cliché del genere vorrebbe prestati in dote ad una voce maschile. Per gli amanti del post-core Disappear Here è sicuramente un'opera da considerare, nonostante la band abbia cessato di esistere, e sarebbe ingiusto ignorarla.
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