sabato 28 ottobre 2017
SEIMS - 3 (2017)
SEIMS è un progetto del polistrumentista australiano Simeon Bartholomew che nel suo nuovo EP, semplicemente intitolato 3, ci fornisce un assaggio di ciò di cui è capace, riadattando la sua sincopata, sintetica elettronica strumentale in stile Three Trapped Tigers, alla furia sperimentale dell'hardcore e al futurismo dell'avant-garde. I quattro brani che compongono l'EP prendono il nome dai colori dell'indistinta figura astratta riportata in copertina (o, se preferite, più semplicemente equivalgono a quelli delle cartucce di una comune stampante). Cyan è un teso tour de force noise math rock che passa, attraverso un imponente e costante muro sonoro, nel miscelare elettronica e elettricità, orchestral(ità) a minimal(ità). Magenta ha un avvio eterea-mente prog, sviluppandosi poi con tappeti di synth da retrowave e ritmiche potenti come un macigno. Yellow è un altro trip da dodici minuti e mezzo che parte in modo simile, costruendo pattern tastieristici e prosegue imbastendo cacofonie noise e intricate involuzioni ritmiche.
Anche se fino a qui 3 ha inanellato una serie di delizie strumentali, la nota di merito va imputata al pregevolissimo e raffinato brano di chiusura Imperfect Black che vede come ospite alla voce la partecipazione della cantautrice Louise Nutting, sorta di recente nella scena musicale australiana con lo pseudonimo di Wartime Sweethearts (esordendo lo scorso anno con l'ottimo art pop dell'album So Long Sparta) che con le sue evoluzioni stratificate impreziosisce il tessuto sonoro del pezzo. Tutto l'EP è imperniato sulla presenza percussiva delle massicce e frenetiche ritmiche del fuoriclasse Chris Allison degli Instrumental adj. e sull'uso spregiudicato dell'elettronica da parte di Bartholomew che in questo modo si va ad aggiungere ad una ricca realtà musicale all'altro capo del mondo.
www.seims.net
domenica 22 ottobre 2017
The Knells - Knells II (2017)
Nel 2013 il primo album dei The Knells fu una folgorazione: il gruppo si presentò come un atipico ensemble tra il Rock In Opposition e il neoclassico che affiancava alla caratteristica formazione rock con chitarra, batteria e basso, tre cantanti con impostazione operistica e una sezione di archi. Il risultato fu un sound unico che fondeva avant-garde, psichedelia, minimalismo e progressive rock. La formula perfettamente messa a fuoco su The Knells non era priva di rischi nel ripetersi e il chitarrista e compositore Andrew McKenna Lee, autore principale e leader del gruppo, deve essersi posto di fronte a questo scoglio da superare affrontando la stesura del secondo capitolo della sua band.
Knells II, in uscita il 10 novembre per l'etichetta personale di McKenna Lee Still Sound Music, si pone quindi verso un'impostazione differente rispetto al suo predecessore, sia formalmente che stilisticamente. L'album è presentato di nuovo come un concept che questa volta prende le mosse da sentimenti fortemente influenzati dal lutto per la morte del padre di McKenna Lee e da qui riparte con tematiche che esprimono e augurano positività verso il futuro, usando la catarsi creativa come mezzo per lenire il dolore e riportare alla pace con se stessi. Quindi, come era accaduto per il suo predecessore, anche in questo caso non ci troviamo di fronte ad un vero e proprio racconto che tiene le fila, ma ad una disamina delle nostre sensazioni più profonde.
Forse, maggiormente che nel primo album, la chitarra di McKenna Lee è più che mai presente e protagonista in ogni suo mutamento di sound: quando, tra echi e riverberi, si produce in arpeggi extraterreni, siderali note prolungate e loop elettrici che pennellano spirali e paesaggi astratti, aiutata anche dalla seconda chitarra di Paul Orbell. La preponderanza delle sei corde è pressoché naturale vista la scelta di non ricorrere ad una sezione di archi e limitare, o porre in secondo piano, gli interventi di tastiere. Il cantato di Nina Berman (soprano), Charlotte Mundy (mezzo-soprano) e Blythe Gaissert (contralto) è a tratti unifomre e a tratti celestiale, distaccandosi notevolmente da quell'impressione alla Hatfield and the North del primo album per assumere un'identità propria, come se ad interpretare fosse un'unica cantante dalla voce stratificata per quanto la resa emerge compatta. L'impasto strumentale e vocale rimane quindi di grande impatto e alquanto incomparabile nel panorama progressivo, con l'ulteriore pregio di non sfociare mai nelle stucchevoli aree sinfoniche, in modo che i The Knells riescono a ritagliarsi nel genere una collocazione al di fuori di ogni confine predefinito.
Anche se i brani sono divisi in tracce, la struttura di Knells II può essere letta come composta da piccole suite: ad esempio First Song confluisce nelle spirali di Interlude I e Could You Would You, mentre un altro gruppo è formato dalle peregrinazioni psichedeliche di chitarra tra Coda, Bargaining e Final Breath. Separate nel loro nucleo, comunque, queste tracce mostrano una direzione ben più diretta e asciutta, nella stessa prospettiva imboccata da Sub Rosa, dato che i suoi elementi più accessibili traghettano l'album verso orizzonti art rock, piuttosto che strettamente progressivi. Con tale consapevolezza non stupisce neanche l'insolita virata nel blues elettronico/futurista di Poltergeist. Con Knells II McKenna Lee riesce quindi nel duplice intento di rinnovare la sua proposta musicale e allo stesso tempo renderla accessibile. Non c'è dubbio che a questo punto il terzo capitolo costituirà una nuova sfida.
http://theknells.com/
domenica 15 ottobre 2017
Thumpermonkey - Electricity (2017)
In anticipo sull'album Make Me Young, Etc che uscirà nel 2018, i Thumpermonkey decidono di placare l'attesa (mancavano dalla scena discografica da cinque anni) con questo EP dal titolo Electricity, oltretutto un mini concept ispirato ad un antico libro illustrato di Albert Bleunard risalente al 1889 e dal titolo Babylon Electrified. La musica dei Thumpermonkey continua a percorrere strade di confine: è potente e affilata come il post hardcore, ma non lo è; è cerebrale e complessa come il prog, ma non è prog. Il gruppo guidato da Michael Woodman è interessato più che mai a costruire atmosfere, quadri sonori e tensioni prolungate come fanno nei primi due brani Garmonbozia e Tzizimine.
Arrivando alla terza traccia This is Not a Fire si può affermare che i Thumpermonkey hanno messo da parte le qualità più eccentriche di Sleep Furiously in favore di in un prog rock dark ed elettrico, creando un EP dalle caratteristiche compatte e omogenee spezzate solo nel finale dal piano sinistro di Woadscrivened. E' in quest'ultimo pezzo ce si trova l'essenza della musica della band, il piano suonato dal polistrumentista Rael Jones (compositore di musiche per note serie tv e candidato agli Emmy) crea un intreccio minimale che si scontra con improvvise esplosioni elettriche: i saliscendi quiet/loud sono altra caratteristica che mantiene vivo l'incedere strumentale in un flusso sonoro che non ha bisogno di essere imbrigliato nei soliti schemi strofa/ritornello. Electricity per ora non dà indizi su come (e se) si è evoluto il carattere stilistico della band, ma è un temporaneo palliativo in attesa della prossima più corposa uscita.
http://thumpermonkey.com/
sabato 14 ottobre 2017
The Ed Palermo Big Band - The Adventures Of Zodd Zundgren (2017)
Se nella copertina Ed Palermo ha deciso di rappresentarsi come il fittizio supereroe che dà il titolo al suo nuovo album, all’interno del booklet ci spiega che il buffo nomignolo, per chi non lo intuisse, fa riferimento ai suoi personali e reali eroi musicali che il musicista vuole celebrare: Frank Zappa e Todd Rundgren. Non è la prima volta che Palermo omaggia Zappa (sia su album che dal vivo), ma questa volta la scelta di affiancargli la penna pop rock di Rundgren non è un caso, ma sottolinea un legame musicale tra i due compositori e cantautori che più di una volta ha fatto accostare le loro strade stilistiche. Entrambi cultori di una musica totale che possa superare le proprie possibilità in ambizione e versatilità, partendo dalla musica popolare per accostarsi spregiudicatamente a quella colta. Ascoltando gli arrangiamenti per orchestra di Palermo è molto semplice intuire l’affinità che si insinua tra le composizioni di Rundgren e Zappa, un terreno praticamente fertile per essere reintepretato in versione big band jazz, swing e be-bop. Una relazione resa ancora più evidente nella scelta di presentare il disco con i brani che confluiscono l’uno nell’altro, senza soluzione di continuità, come fosse un grande tour de force.
Nell’infinito catalogo zappiano, Palermo sceglie più o meno pezzi che rappresentano capisaldi della sua produzione tipo Montana, Peaches En Regalia e Zoot Allures. Ma quando si tratta di pescare nell’altrettanto corposa discografia di Rundgren arriva qualche sorpresa che pone accanto alla famosa Hello It’s Me materiale poco noto estrapolato da album meno celebrati come The Ever Popular Tortured Artist Effect (Emperor of the Highway, Influenza) o il suo secondo lavoro da solista Runt. The Ballad of Todd Rundgren (l’intensa Wailing Wall) e quello dei Nazz (Kiddie Boy), prima band del musicista di Philadelphia. Il motivo è spiegato dallo stesso Palermo che ha voluto marcare il contrasto tra il ruvido sperimentalismo di Zappa con il romanticismo da cuore infranto di Rundgren. Il tutto viene comunque reso con una vena briosa e disinvolta, sottolineata da intensi contrappunti di fiati che si ritagliano anche inediti spazi solisti. Per i fan dei due artisti un album da non perdere.
giovedì 12 ottobre 2017
VIS - No Consequence EP (2017)
Il gruppo post hardcore di Los Angeles VIS aveva esordito nel 2014 con l'EP No Waves, molto valido, che avevo segnalato nelle mie varie scoperte mensili di quell'anno. Dopo aver pubblicato due singoli qualche tempo fa, i VIS sono ora arrivati alla pubblicazione del secondo EP No Consequence, aggiungendo altri due inediti per un totale di quattro tracce. Anche se nel tempo trascorso la band è riuscita a realizzare solo un nuovo EP, è stato comunque annunciato dal quartetto di stare ultimando i lavori per il loro album d'esordio previsto per l'anno prossimo.
domenica 8 ottobre 2017
Dave Kerzner e il tributo a "The Lamb Lies Down on Broadway"
La prima edizione del ProgStock Festival, che si terrà dal 13 al 15 ottobre a Rahway, NJ, e doveva ospitare, tra le altre cose, gli Echolyn come headliner e un tributo a Kevin Gilbert con Randy McStine alla voce (Lo-Fi Resistance), Dave Kerzner alle tastiere e Nick D'Virgilio alla batteria, da un lato non è stata molto fortunata: prima ha dovuto incassare la rinuncia degli Echolyn a causa di una tendinite di Chris Buzby; in seguito, alcuni impegni sopraggiunti di McStine, hanno impedito a quest'ultimo di confermare la sua presenza al festival con la conseguente cancellazione del tributo a Gilbert.
A questo punto Kerzner è diventato il protagonista che dovrà colmare i buchi lasciati da queste defezioni, cercando, dall'altro lato, un modo di rimediare per mantenere almeno un legame con il programma iniziale. Oltre quindi a presentare per intero dal vivo il suo nuovo album come solista Static, Kerzner suonerà anche delle selezioni da THUD, l'album solista di Gilbert del 1995, in più con l'aiuto di Francis Dunnery dedicherà una parte dello show ad alcuni brani tratti da The Lamb Lies Down on Broadway del Genesis, omaggiando in questo modo trasversalmente anche Gilbert che suonò con lui il capolavoro dei Genesis nella famosa edizione del ProgFest del 1994.
Una cosa che non sapevo è che da qualche anno Kerzner, con il suo vecchio progetto Sonic Elements, stava lavorando anche ad un album tributo a The Lamb Lies Down on Broadway che sarebbe stato previsto per una pubblicazione nel 2015 e con ospiti lo stesso Dunnery, Nick D'Virgilio, Billy Sherwood (Yes), Steve Rothery (Marillion), Dan Hancock (Giraffe), Martin Levac (The Musical Box), Nad Sylvan (Steve Hackett). La rivisitazione pare prendere le mosse dal tributo realizzato da Nick D'Virgilio con il suo Rewiring Genesis nel 2009, il quale integrava un'orchestra sinfonica per dare un respiro quasi cinematografico alle tracce. Finora comunque possiamo farci un'idea da questi clip caricati da Kerzner su Soundcloud:
giovedì 5 ottobre 2017
Jeremy Enigk - Ghosts (2017)
Tra le tante ingiustizie che popolano questo mondo una di queste è il fatto che un cantautore della statura di Jeremy Enigk per pubblicare un nuovo album sia costretto ad aprire una campagna Pledge Music al fine di autofinanziarsi, poiché sprovvisto di contratto con una casa discografica e della relativa distribuzione. E' ciò che è accaduto per Ghosts, una nuova collezione di brani che arriva a otto anni di distanza da OK Bear, ultima testimonianza in studio dell'ex frontman dei Sunny Day Real Estate, e che Enigk ha cominciato a scrivere proprio in contemporanea al lancio di questo progetto nel marzo 2015. Per due anni Enigk ha lavorato, tenendo informati dei suoi progressi i fan che hanno preso parte al crowfunding e Ghosts (in uscita il 13 ottobre) non ha deluso le attese.
L'album si fonda su atmosfere intime e raccolte, utilizzando spesso strumenti acustici con Enigk che si divide tra pianoforte e chitarra, come di recente ha fatto negli ultimi live nei quali ha presentato in anteprima qualche brano. In questo, Ghosts sembra più un seguito del crepuscolare World Waits (sopratutto quando si siede al piano per Victory) piuttosto che dell'elettrico OK Bear. Ciò che rimane invariato è la capacità vocale di Enigk di aggiungere un'intensità pazzesca ad ogni canzone a partire dallo spettacolare trittico d'apertura formato da Light and Shadow, The Long Wait is Over e Amazing Worlds. L'album nella sua totalità è insomma un'immersione completa nelle malinconiche ballate di Enigk, deliziandoci con alcune scarne elegie, sorprendentemente rafforzate da una sezione di archi (Emptry Row, Days Design), altre quasi in sintonia con l'estetica emocore dei tardi Sunny Day Real Estate (Sacred Fire, Onaroll) che si incontrano sia con la vena folk di How It Feels to Be Something On che con quella epica di The Rising Tide. Per Enigk il tempo sembra essersi fermato: come detto, la sua voce è più espressiva che mai, dalla sua penna continuano a scaturire piccole sinfonie acustiche dal grande respiro e Ghosts è un nuovo capitolo di un artista che dovrebbe avere più riconoscimenti.
domenica 1 ottobre 2017
Altprogcore October discoveries
Il secondo EP degli It Came From Space, dal titolo Kaleidoscope, contiene un energico post math rock strumentale fatto di riff e ritmiche intricate dove ogni membro cerca di spingere la propria presenza al limite, mostrando un sound coeso e ben amalgamato sia negli interventi psichedelici che in quelli hardcore.
Il quintetto di Sheffiled King Capisce, che comprende in organico ben due sassofonisti, si presenta al pubblico come una band che unisce post rock e jazz. Il nuovo album Memento Mori continua sulla scia dei due precedenti, impegnandosi appunto nell'unire le suggestioni "cinematiche" del post rock e le modernità del jazz associato al math rock.
La band canadese Estan prende il nome dal proprio leader polistrumentista Estan Beedell e The Vanity of Reason, album che risale al 2015, è un delizioso excursus nel pop orchestrale avanzato e sperimentale con influenze da musica classica, jazz e progressive rock vintage (Moog, Rhodes e Hammond danno un bel tocco di malinconia sixties). Fondendo la sensibilità e l'attenzione per gli arrangiamenti dei Field Music con l'ausilio di fiati, polifonie e minimalismo, il risultato è un piccolo capolavoro di art pop.
Chitarrista e tastierista, Gavin Leeper ha creato il progetto Leapah nel 2014, pubblicando solo due singoli e ora questo EP Balance. Se nell'ultimo singolo Borken China del 2016 di fattura funk-jazz-pop compariva la voce, il nuovo lavoro si dedica invece a diverse sfaccettature di musica strumentale elettronica, jazz, breakbeat e progressive rock, componendo un mosaico eterogeneo di stili che comunque si amalgamano in sonorità riconoscibili nel contesto totale.
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