martedì 21 maggio 2024

Ghost Rhythms - Arcanes (2024)


Se c'è un uso che non sia fuori luogo del termine "monumentale" è associarlo al nuovo album dei Ghost Rhythms Arcanes: due ore di musica per 22 tracce, ognuna delle quali ispirata e legata ad una carta degli arcani maggiori dei tarocchi. Per chi non li conoscesse i Ghost Rhythms sono un collettivo di musicisti, che può variare il proprio numero, fondato nel 2005 dal batterista Xavier Gélard e dal pianista Camille Petit che rivesto i ruoli di leader. Nel tempo l'ensemble parigino è passato dalla Cuneiform Records, ma per lo più ha realizzato i propri lavori in modo indipendente, come tra l'altro è avvenuto per questo Arcanes.

Avendo nominato la Cuneiform si può intuire l'indirizzo musicale dei Ghost Rhythms, anche se la questione non è così scontata. Infatti l'ambito rock/avant-garde in cui operano è piuttosto ampio - e Arcanes grazie alla sua imponente capienza ne costituisce un ottimo corollario - e abbraccia una vasta area di quella che è la musica strumentale moderna: si va dal jazz alla classica contemporanea, dal Rock In Opposition allo zeuhl, dal progressive al post rock. 

Il concept che sta dietro ad Arcanes vede la luce nella sua totalità soltanto adesso, ma in realtà è un progetto che, partito da alcuni abbozzi musicali collezionati da Gélard a partire dal 2006, ha preso forma e si è sviluppato dal 2021. E' ovvio che nella sua vastità l'album necessita di una fruizione attenta e magari a più riprese, ma quello che si può rilevare è che, nonostante la sua natura estesa, Arcanes presenta un approccio alla materia piuttosto omogeneo nella resa di un'esecuzione da chamber rock con piglio orchestrale, anche quando lambisce sfumature che sfociano nel jazz e nel math rock.

sabato 18 maggio 2024

Ugly - Twice Around The Sun (2024)


Qualche volta il tempo che passa senza darti la possibilità di esprimerti nel momento che vorresti può essere non un nemico ma un saggio alleato. E' stato così per gli Ugly, nati nel 2016 e che arrivano solo ora all'esordio con Twice Around The Sun, nominativamente un EP, ma che con i suoi 36 minuti e il ricco contenuto non sarebbe sbagliato considerare un vero e proprio album. Provenienti da Cambridge, gli Ugly appartengono all'ultima scena indie inglese a cui piace prendersi delle libertà verso spazi più ampi - tra cui non manca il progressive - che tra i nomi più noti comprende HMLTD, black midi, Squid e per finire Black Country, New Road con i quali gli Ugly hanno condiviso concerti e, fino al 2020, pure il batterista Charlie Wayne.

Comunque in questi otto anni il lavoro per Twice Around The Sun è passato attraverso numerosi "stop and go", tra il blocco forzato della pandemia, una pausa imprevista, un cambio completo di formazione che ha visto l'arrivo del nuovo batterista Theo Guttenplan, l'aggiunta di Jasmine Miller-Sauchella alla voce e alla tromba e Tom Lane alle tastiere, gli Ugly si sono evoluti da un progetto per chitarra del solo membro fondatore Sam Goater ad un ben più strutturato sestetto prog-indie-folk che si serve di elaboratissime polifonie vocali. Talmente elaborate che il pezzo di punta, nonché di apertura di Twice Around The Sun, The Wheel è un degno gioco di contrappunti alla Gentle Giant, prima a cappella e poi con l'intervento di tutto il gruppo. L'impostazione da folk inglese non lascia quasi mai il cammino dell'EP, ma la sua messa in scena appartiene ad una visione dai connotati che si legano a quell'intellettualismo chamber rock o pop barocco di North Sea Radio Orchestra, XTC e Field Music, dove il prog fa capolino più per convenzione di necessità che per adesione al genere.

Il comparto vocale non è l'unico dove il gruppo dà prova della sua abilità, ma anche per ciò che riguarda la strumentazione gli Ugly si impongono sia come ottimi esecutori sia come inventivi arrangiatori nelle soluzioni di interplay, tra cui risalta il basso dal gusto jazz di Harry Shapiro, e nel mantenere una peculiare atmosfera sospesa tra il modernismo e la tradizione. I cambi di direzione inaspettati di Shepherd's Carol sembrano fatti apposta per stupire, dato che vengono amplificati dalla somma delle parti che si vengono a creare ne connubio di progressioni armoniche e polifonie vocali. Quando il gruppo non è impegnato in tali tour de force incanala la propria abilità nella costruzione dalle fondamenta di un brano fino a farlo crescere in modo corale (Icy Windy Sky e Hands of Man). Proprio per questo non c'è mai nulla di predefinito durante il percorso di Twice Around The Sun, gli Ugly sono degli ingegnosi architetti sonori e il bello è che questo EP rivela un potenziale che potrebbe crescere ancora.


 

mercoledì 1 maggio 2024

Topiary Creatures - The Metaphysical Tech Support Hotline (2024)


Si può parlare ancora di purismo nel 2024? Rimane ancora quel netto pregiudizio per cui se si è estimatori di un genere ben definito (in questo caso il progressive rock), si nega di definirlo tale nel momento in cui entra in gioco un qualsiasi tipo di contaminazione esterna che non si ritenga appartenere a quei precisi dettami? Anche se ognuno può rispondere alla domanda in base alla sua sensibilità, penso che con questa preclusione si perda l'occasione di scoprire un sacco di roba interessante e stimolante, perché la musica nel frattempo evolve e il purista rimane nella preistoria.

Personalmente dai tempi di De-Loised in the Comatorium ho sempre cercato un'opera che potesse abbattere i confini di due generi e poterla ritenere a pieno titolo appartenente alla sfera prog, pur partendo da influenze e stilemi che non le appartengono. In 20 anni di band e artisti ne sono passati e, proprio per il livello di emancipazione raggiunto da ogni genere, non contavo che potesse uscire un album con le stesse potenzialità di quello dei The Mars Volta, ovvero che affermasse con convinzione il proprio retaggio ad un genere e allo stesso tempo ritenerlo un tassello fondamentale per il prog, portando al suo interno elementi mai sperimentati prima e mai così ben contestualizzati ed equilibrati tra le due "fazioni". The Metaphysical Tech Support Hotline, terzo album in studio dei Topiary Creatures, risponde a queste caratteristiche ed è un punto di svolta nell'evoluzione che il genere post emo da un po' di tempo sta portando avanti. 

La band era inizialmente il frutto del solo Bryson Schmidt che, dopo tre anni di lavoro su alcuni demo, nel 2020 ha dato alle stampe Tangible Problems, primo album a nome Topiary Creatures prodotto da Chris Teti dei The World Is A Beautiful Place, per poi evolversi come band con l’ingresso di Nathaniel Edwards (basso, chitarra) e Elizabeth Harrington (voce, tastiere) nel successivo You Can Only Mourn Surprises (2022). Descritti da Schmidt come “punk rock massimalista”, i Topiary Creatures condensano al meglio ogni aspetto della quinta onda emo con l’aggiunta di un tocco sperimentale, la produzione è caleidoscopica ed estremamente curata nel presentarci una varietà strumentale stratificata, ma allo stesso tempo si percepisce quell'approccio artigianale e DIY tramandato dai The Brave Little Abacus

The Metaphysical Tech Support Hotline appare come un meraviglioso e copioso aggregato di idee con ambizioni eclettiche e multitematiche che ruotano attorno all’universo emo, ne raccoglie tutte le diramazioni (power pop, bedroom pop, metal, chiptune) e in questo senso è un perfetto esempio di come la combinazione tra generi differenti e apparentemente distanti può offrire risultati lungimiranti. A pochissima distanza dall’uscita di Plastic Death si può affermare che, operando nello stesso ambito, The Metaphysical Tech Support Hotline supera in originalità l’exploit dei Glass Beach in quanto riesce a non far trasparire così palesemente riferimenti e influenze di stilemi canonizzati da altre band (nel caso dei Glass Beach i Radiohead). I Topiary Creatures cioè creano una bolla propria che mantiene con determinazione l’impronta emo ma che allo stesso tempo si apre ad una moltitudine di contaminazioni integrate benissimo in quell’identità. Si può affermare così che The Metaphysical Tech Support Hotline acquista un’importanza decisiva per il suo modo di ridefinire il connubio tra emo e prog, un po’ come De-Loised in the Comatorium fece tra post hardcore e prog rock. 

The Metaphysical Tech Support Hotline allarga ancora di più la tavolozza degli elementi che fanno parte del bagaglio di sperimentazione del gruppo. Innanzitutto lo si può ritenere un concept album, non perché racconti una storia unitaria, ma piuttosto per il fatto che tutte le canzoni sono legate da un tema comune. Le tematiche fanno riferimento al libro ad esso abbinato che contiene una storia breve scritta e ideata dallo stesso Schmidt dal titolo “Field Notes”. Come l’artwork dell’album suggerisce l’ambientazione è un ufficio alieno del futuro, popolato da strani esseri, dove uno studente di ingegneria metafisica viene assunto per uno stage e “ciò che inizia come una semplice impresa accademica di debug di realtà simulata si trasforma rapidamente in una battaglia morale tra ambizioni filantropiche e forze burocratiche che inibiscono il cambiamento nel mondo.” 

Musicalmente il mix che propone The Metaphysical Tech Support Hotline è altrettanto strano: la batteria suonata da Schmidt ha uno stile dinamico, frenetico e con continui cambi ritmici, le tastiere assumono un timbro tipico dei videogame e synth pad, mentre le chitarre si frantumano tra riff emo e metal, arzigogoli psichedelici e arpeggi elettroacustici, la voce femminile della Harrington si alterna con quella di Schmidt accentuando le parti melodiche e delicate. Il risultato è un calderone fitto di strati sonori dove il disagio adolescenziale emo viene rivitalizzato con la forza del power pop e l’imprevedibile vivacità di frammenti prog. 

L’emblematica apertura introduttiva è affidata a Trader Joe’s Frosted Mini-Wheats che, con i suoi saliscendi atmosferici e le sue continue variazioni, attraversa una serie incontrollabile di temi tra esplosioni improvvise, fughe di tastiere che sembrano provenire da un parco giochi e istanti lirici supportati da bordoni. La geniale metafora di God is a Scared Kid at a Middle School Science Fair che ci presenta Dio come un ragazzino insicuro alle prese della costruzione del classico vulcano per la ricerca di scienze (“If you sit still you can feel the Earth collecting dust in the garage” canta la Harrington nella coda finale), è una mini opera prog che si apre con un overture per chitarra e synth articolata in due fasi. La batteria, incalzante e tribale, guida gli articolati e rapidi mutamenti che avvengono nel brano, possono durare lo spazio di un battito di ciglia o guidare ad un ritornello che ti si stampa in testa (“It’s just bad art. Or bad code.”!), ma è ciò che accade intorno a frastornarci, in senso positivo, con una quantità di strati sonori e armonie da rimanere spiazzati. 

Il disco continua su queste coordinate: ancora più scatenate e concitate sono Snakes on the Walls e Carsick on Inisherin, mentre la malinconica, ma irresistibile nel suo incedere, Michelangelo EDC – con il contagioso refrain ripetuto “the Medicis pay the bills. The Medicis pay the bills. The Medicis pay the bills” – è una disamina su dubbi e compromessi morali tra arte e denaro. Gli aspetti più sperimentali vengono toccati su Fairfield Calvary Chapel Abortion Clinic, critica al fondamentalismo religioso della destra cattolica americana, con accenni a riff sludge e un punteggiato intervento di chiptune nel ritornello, e poi su Cleaning Basil Out of the Pool che, con la sua selva di rumori e timbri di tastiera, diventa un compendio di folktronica, psichedelia e dream pop. The Metaphysical Tech Support Hotline è disseminato anche di pezzi brevi che fungono quasi da intermezzo e si assumono il compito di esempio estremo delle varie anime in cui è suddiviso l’album, come il thrash metal di Home to Any Possibility, la ballad simil lo-fi Dog, il celestiale dream pop di Sam & Another Kid "Run Away" From Fairhope. I Topiary Creatures a tratti sembrano una versione ipertrofica dei Crying, altre un gruppo progressive rock che ha deciso di fare colonne sonore per cartoons. La verità è che sono un caleidoscopio di continue invenzioni emo e prog che si pone al centro dei due mondi e li domina a proprio piacimento.