Fondamentalmente gli stop.drop.rewind sono nati nel 2008 con una line-up che è ruotata attorno ai due membri storici Kris Lohn (basso, voce) e DJ Crenson (chitarra, voce), variando anche di numero tra quartetto e trio, che poi quest'ultima è la veste attuale del gruppo contando anche Andy Sutton (batteria), il quale si è unito nel 2015.
Fino ad allora gli stop.drop.rewind avevano prodotto due EP che, pur servendosi di una produzione più acerba, promettevano già allora una costruzione e un'identità di sound ben definite. In particolare la band si presenta come un crossover tra progressive rock e powerpop, come loro stessi amano descriversi. Scendendo più nei particolari si può aggiungere che il trio parta da fondamenta incastonate tra l'emo rock e il pop punk, alle quali si aggiunge una consistente dose di virtuosismi esecutivi, polifonie vocali, ritmiche complesse e strutture in costante evoluzione e deviazione.
Le cose iniziarono a farsi serie con il terzo EP Polarity (2016) e sopratutto con il primo album Element & Aftermath (2018). Gli arrangiamenti che risaltano l'interplay tra il basso e la batteria, inventandosi sempre soluzioni mai banali, la chitarra che tesse trame intricate, tutto abbinato alla voce e ai testi narrativi e verbosi di Lohn, restituiscono all'insieme sonoro un'attitudine tesa alla continua affermazione di una propria identità musicale. L'approccio all'estetica hardcore condita da imprevedibili e repentini cambi di tema ricorda un po' l'atteggiamento dei primi Biffy Clyro più spericolati e sperimentali di The Vertigo of Bliss e Infinity Land, anche se gli stop.drop.rewind si sono costruiti un proprio percorso.
Dopo una serie di singoli "standalone" realizzati tra il 2019 e il 2020, l'ultima pubblicazione dei stop.drop.rewind è il recentissimo Heavy Love (uscito il 7 gennaio 2022) che calibra ancora di più il senso melodico del gruppo, indirizzato sui chorus a presa immediata, ma senza snaturare il legame con il post hardcore, come su Hold it Over Me e Smokestack Shrieking. Se Air Quotes è un numero che riporta direttamente alla memoria l'emo/pop punk dei primi anni '10, la liricità intimistica di Leonard Cohen che evolve in un finale fastoso, fa venire in mente proprio i già citati Biffy Clyro e le loro solenni ballate orchestrali.
Considerato ciò, tra le prime cose a colpire, al di là della musica, è l'effettiva oscurità della band, durante un'attività che ormai copre quasi quindici anni, e constatare l'assenza promozionale anche in testate musicali alternative più conosciute che si occupano di una scena che comunque, almeno negli Stati Uniti, gode di un buon seguito. Quindi mi pare d'obbligo porre l'attenzione su di loro, dato anche un catalogo di tutto rispetto.