mercoledì 16 gennaio 2013

YUGEN - Mirrors (2012)

                          
Con solo tre album in studio alle spalle quello degli Yugen è uno dei più coraggiosi percorsi musicali degli ultimi anni. Partendo dai rigidi dettami del RIO e dell'avant prog, la band ha alzato il livello di complessità con incursioni nell'atonalità e nella musica colta contemporanea, sempre però privilegiando un'attrazione verso il glorioso progressive rock degli anni '70.

Mirrors è il primo live ufficiale degli Yugen, registrato nel settembre 2011 al RIO festival di Carmaux in Francia. Per chi conosce il gruppo, ancor prima di ascoltare la resa dal vivo, nasce la curiosità di come questo settetto abbia ovviato al problema di trasporre musiche e sonorità così elaborate con arrangiamenti funzionali, affinchè non vada perduto quell'amalgama di rara precisione e razionalità.

Inaspettatamente la dimensione live di Mirrors aggiunge al repertorio Yugen un forte accento rock verso sonorità coinvolgenti (sorpresa!), grintose e allo stesso tempo spigolose. Un doppio miracolo visto che le composizioni del chitarrista Francesco Zago, come detto, non erano sicuramente semplici da riproporre dal vivo. Le 10 tracce sono tratte da Labirinto d'Acqua (2006) e Iridule (2010) con l'aggiunta di una magnifica cover di Industry dei tardi Henry Cow di Western Culture. Infine le note del booklet sono state scritte dal giornalista inglese Sid Smith che definisce la performance "una cavalcata vertiginosa di continui cambiamenti ritmici, armonie affascinanti e sconcertanti, melodie inconfondibili che riescono a toccare nel profondo l’ascoltatore".

Quello che succede è questo: apri il CD, lo inserisci nel lettore, premi play e....Boom! Vieni spazzato via dalla potenza con la quale il gruppo va all'assalto di Brachiologia, con un impasto magistrale di chitarra elettrica, tastiere, sax e vibrafono. Su Catacresi si assaporano pulsazioni crimsoniane, passaggi electro-fusion che ricordano i francesi Priam e paesaggi sonori da frippertronics. Overmurmur è anch'essa oltremodo sperimentale e dura, preparando il terreno per una lucida versione di Industry. Cloudscape è il pezzo più accessibile scritto dagli Yugen e anche in questa resa dal vivo non perde un briciolo della sua suggestione. Dopo questa "pausa" si ritorna nei reami dell'avant rock più spinto con i due pezzi conclusivi: Becchime e Corale Metallurgico che, nonostante la loro natura razionale e imprevedibilmente folle, suonano più vive che mai.

In un Paese perfetto un gruppo dalla caratura degli Yugen sarebbe conteso da programmi culturali di radio e TV, venerato dai migliori musicisti o verrebbe preservato come una specie in estinzione (spero non suoni come un'offesa). Tutto ciò perché i loro stilemi trascendono i canoni del rock d'avanguardia e assumono contorni da estetica classica proprio come succede nella musica degli Änglagård, seppur con uno stile molto differente. Invece di dare spazio alle solite mezze calzette (che, in qualche raro caso, sciaguratamente esportiamo anche all'estero) dovrebbe essere un vanto nazionale avere dei musicisti tanto capaci.

http://production.altrock.it/

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