sabato 5 febbraio 2011

AMERICAN HOLLOW - Whisper Campaign (2010)



Visto che questa band è al suo esordio discografico necessita di una presentazione. Gli American Hollow provengono dal Kentucky e le loro origini risalgono addirittura al 2001, quando i tre compagni di università Kyle Mullikin (chitarra), Nathan Gilbert (basso) e Chronos (batteria) si esibivano dal vivo in potenti concerti. In seguito il trio si stabilì nello Utah e nel 2008 entrò nel gruppo il cantante Jameson, ampliandone le prospettive musicali.

Whisper Campaign si apre con l'inaugurale Terranoia che, con la sua cadenza marziale, sembra preparare il terreno a ciò che verrà. Ed è State of Decay a chiarirci subito le ambizioni del gruppo, grazie delle suggestioni sonore provenienti direttamente da Lateralus. In effetti, nelle trame strumentali, gli Amercan Hollow si rifanno molto alla lezione dei Tool, divenendone quasi i discepoli più devoti, dove gli interplay tra basso e chitarra ricamano quelle esoteriche atmosfere proprie di Adam Jones e Justin Chancellor. Le cose cambiano quando interviene il cantato di Jameson che, data la sua voce nera e peculiarmente acuta allo stesso tempo, aggiunge all'impostazione metal una impercettibile inclinazione blues. Questa componente mi fa venire in mente una certa affinità con Doug Pinnick e le melodie dei King's X.

Infatti il prog metal degli American Hollow rimane sempre su livelli melodici, senza essere eccessivamente aggressivo, specialmente nella prima metà dell'album (ovvero almeno fino a Constant). Nella seconda parte, la band si concede maggiori libertà e contrasti, lasciandosi andare a tentazioni e suggestioni quasi psichedeliche con la meditativa pacatezza di Gravity, oppure a granitici riff con Illumineye. Blow Wind! Bring Forth Storm, con la sua diretta pesantezza, è il brano che racchiude il lato maggiormente indirizzato al metal. Nei tredici minuti di Prizards, invece, si ritrovano tutte queste caratteristiche, focalizzate su solismi labirintici con trame acide di basso e chitarra e crescendo elettrici.

Quella degli American Hollow è una lenta ricerca sonora che sembra nascere da delle jam collettive che si trascinano avanti per inerzia, allontanandosi dal punto di partenza per poi farvi ritorno. E' come se il gruppo, usando una metafora, cercasse di edificare lentamente delle pareti rocciose. Se il metal intellettuale dei Tool e quello più manierato dei Porcupine Tree si unissero probabilmente il risultato sarebbe Whisper Campaign.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E dove sarebbe il Prog in questo disco??? DOVE? Devo prendere un microscopio per cercarlo??

Lorenzo Barbagli ha detto...

Forse ti è sfuggito il senso di questo blog e le contaminazioni del prog degli ultimi 10 anni.
Comunque se sei scettico a proposito del mio punto di vista ti rimando a un altro blog progressive.

http://billsprogblog.blogspot.com/2010/09/cd-review-american-hollow-whisper.html

Jargon King ha detto...

Caro Lorenzo, ho apprezzato il tuo libro sull'agnello, ma qui non riesco proprio a concordare con te. Questa musica non è prog. Non è questione di contaminazione o evoluzione recente. Qui si tratta di metal grezzo e sporco, qualche cambio di tempo e d'atmosfera non ne fanno musica prog. Non serve neppure che il gruppo dica di farlo, il prog, significa solo credere ad un mercato che vorrebbe le cose così semplici. Il prog è uno stato mentale che diventa musica, qui c'è solo fisicità ed emulazione. Bravini, certo, ma ben distanti dal progressive.
ciao

Lorenzo Barbagli ha detto...

Va benissimo, rispetto la tua opinione. Riferito all'album in questione voglio chiarire che anche io non lo prenderei come un esempio di progressive perchè questa influenza non compare in tutti i brani ed effettivamente va e viene.

Ma se dici che è solo metal grezzo forse la tua opinione è dettata più dal fatto che non ti sia piaciuto l'album. Con questo non voglio dire che sia un capolavoro, ma è gradevole e molto derivativo, questo sì.

Comunque se escludi le influenze prog che affiorano in questo CD sai quanti gruppi ci sarebbero da escludere da questo genere (e parlo anche del passato) che in molti hanno da sempre catalogato tali.