venerdì 27 dicembre 2024

ALTPROGCORE BEST 50 ALBUMS OF 2024

Ci sono diversi modi per tirare le somme di un anno musicale. Il più semplice, immediato ed ovvio è quello che viene esposto dalla maggioranza delle webzine e dei magazine online, cioè prendere come pretesto la classifica di fine anno per stilare un sunto degli album che hanno avuto una grande risonanza mediatica, un forte impatto di vendita o comunque un hype da fenomeno improvviso del momento. Quindi tali classifiche sembrano composte, per la maggior parte dei casi, dal trend dettato dal maintream o dall'alternative più figo e chiacchierato piuttosto che da un valore oggettivo dell'opera. Tale linea penso quest'anno sia stata più chiara che mai con i plebisciti che hanno avuto i The Cure e Charli XCX, dividendosi la maggior parte dei primi posti nelle suddette webzine.

Un modo differente, credo molto più stimolante, è interessarsi a quale tendenza alternativa e di nicchia sta prendendo campo per rinnovare il linguaggio musicale contemporaneo. Non sempre è facile individuarla poiché raramente accede, ma nel 2024 mi pare che su tale campo un ruolo molto importante lo abbia rivestito il concetto di DIY nelle vesti della "bedroom wave" che, trattandosi di questo blog, ribattezzerei "bedroom-core". A quattro anni dalla pandemia il fascino della registrazione casalinga in solitaria, nella cameretta da letto, ha preso sempre più piede e si è propagata in varie direzioni. Ovviamente, per chi legge questo blog, la prima a venire alla mente è quella perseguita del post emo, ma non tutto è da liquidare come una deriva per pochi conoscitori iniziati. Ad oggi anche l'immagine del musicista che registra tutto solo con mezzi di fortuna dentro le quattro mura domestiche va molto ridimensionata. A rimanere è il concetto di una resa rozza ma levigata, intima ma grandiosa, portata a compimento con tecniche rudimentali, ma sfruttate al massimo delle loro potenzialità. In questo tre band in particolare come Topiary Creatures, glass beach, e Hey, ily!, partendo da una sorta di "garage emo" hanno trasfigurato quell'etica in una visione su grande scala dove eclettismo, massimalismo e imprevedibilità la fanno da padrone. Il fatto di averci anche scritto un libro uscito un paio di mesi fa, mi ha permesso di parlare del fenomeno con più cognizione e mi sento di affermare che in campo rock attualmente è una delle tendenze più interessanti per dare slancio ad un genere che quasi tutti credono morto.

Come succedeva per il cinema di fantascienza degli anni '70, per realizzare effetti speciali la limitatezza di mezzi era una sfida per la creatività, oggi la democratizzazione dei software per registrare ha incrementato la creatività dei musicisti al di fuori dei grandi e costosi studi che tutto possono rendere possibile. Negli Stati Uniti è divenuto un piccolo fenomeno di culto (e anche qualcosa di più) il giovane chitarrista Mike Gordon, aka Mk.gee, che ha realizzato un album dalle sonorità peculiari e ricercate, dando un nuovo volto alla timbrica chitarristica, ma che in realtà segue una scia di ibridazione aperta a più stili e adottata in altro campo anche da scro, Bilmuri, Willow e Cheem. In questo senso si usa rispettivamente il math pop, il djent, il jazz e l'emo come punto di partenza per poi investirli di rap, indietronica, R&B, future bass, ritmiche breakbeat e trap. Un calderone di influenze eterogenee che nella loro forma originale per molti (me compreso) risulta respingente, ma utilizzate in tali contesti assumono una rinnovata linfa, sensata e stimolante.

Come è di consuetudine, leggendo in giro il mio anno in musica non rispecchia per niente la linea generale. Per me è stato l'anno della consolidazione e conferma che la quinta onda emo, meglio conosciuta come post emo, è la novità più rilevante in abito rock. Alcuni degli album usciti sotto questa definizione li trovate nella seguente lista e il fatto che la qualità rilevata non si limita solo ad uno o due album, mi fa concludere che è un periodo particolarmente florido ed ispirato per il post emo e, trattandosi di un blog che parte dal prog, anch'esso ha avuto il suo coinvolgimento. E' per questo che tale frangia, da circa due anni a questa parte, penso sia la più interessante da seguire ed infatti la conseguenza, come ho detto, è stata scriverci un libro. Tuttavia dall'altro lato mi sono accorto, come lo era stato per il prog hardcore, che tale interesse non abbia avuto un gran riscontro di pubblico qui da noi, neanche al livello della nicchia di altprogcore. Come i nani ne "Il Signore degli Anelli" hanno scavato troppo a fondo nelle miniere di Moria risvegliando il Balrog, anche io ho avuto la conferma di essermi avventurato in un argomento troppo elusivo e che, a quanto pare, non suscita l'interesse sperato. Quando si nomina l'emo c'è sempre diffidenza e scetticismo a quanto pare. Da qui la decisione, nell'eventualità che altprogcore prosegua, di non occuparmi più di post emo tra queste pagine... il libro "Guitar and Video Games" rimarrà l'ultima testimonianza da parte mia riguardo all'argomento. A proposito del quale, in caso vi fosse sfuggita, c'è anche una mia intervista apparsa su Ondarock che potete leggere seguendo questo link.

L'anno appena trascorso ha dimostrato d'altronde che il prog fan non si distacca dalle proprie certezze e vuole ascoltare solo Opeth e Dream Theater. Se in questo coro uniforme compare per sbaglio un nuovo nome che qualcuno consiglia, viene ignorato e si prosegue puntando sul sicuro, preferendo magari dibattere all'infinito sul ritorno al growl degli Opeth o se LaBrie debba essere cacciato o meno dal suo gruppo. In pratica meglio stare a sperare ad un ritorno alle origini del proprio gruppo storico preferito che concentrarsi su qualcosa di completamente diverso e nuovo, come nel campo generalista il ritorno dei The Cure ha dimostrato. Da parte mia c'è sempre stato poco interesse nel coprire band ormai affermate e delle quali si può leggere in ogni sito prog. Ma, come avrete notato, altprogcore durante il 2024 ha diminuito molto l'attività per le ragioni esposte nell'editoriale dello scorso anno. A quanto pare la cosa non ha suscitato alcuna reazione, quindi credo che ci saranno ulteriori "tagli" in futuro fino ad arrivare all'oblio.



50.Sans Froid
Hello, Boil Brain
Il debutto dei Sans Froid può essere inserito facilmente in una categoria che taglia trasversalmente art rock, prog e math rock. Le evoluzioni vocali e pianistiche della front woman Aisling Rhiannon possono far venire alla mente le prime sperimentazioni dei Bent Knee, ma molto spesso il cervellotico ma accattivante impianto strumentale coadiuvato da Toby Green (batteria), Charlie Barnes (chitarra) and Ben Harris (basso), si inerpica in energiche e spigolose trame che ricordano gli A Formal Horse. Al di là dei paragoni i Sans Froid offrono un songwriting avventuroso che non disdegna ammiccamenti al pop, anche se l'atmosfera generale trasmessa dalla musica è costantemente tesa e talvolta oscura.







49.Abandoned Pools
The Haunted House  
Per chi non li avesse mai sentiti nominare gli Abandoned Pools sono arrivati al quinto album con The Haunted House e rappresentano la creatura creativa del musicista, cantante, autore, produttore e co- fondatore degli Eels Tommy Walter. Con gli Abandoned Pools Walter si è sempre dedicato alle varie sfumature del pop, nei primi album più accentuate verso il rock e adesso verso un lato più gentile, suggestivo e dreamy del quale The Haunted House è un bel riassunto.







48.The Chilling Alpine Adventure
The Chilling Alpine Adventure 
The Chilling Alpine Adventure è l'ultima incarnazione del percorso artistico di Jessy Ribordy (Falling Up, The River Empires). Con questo album sembra di essere catapultati indietro nel tempo di 10/15 anni durante l'esplosione dell'art rock americano di derivazione The Dear Hunter. Non a caso Ribordy è amico stretto di Casey Crescenzo. The Chilling Alpine Adventure riporta tutte quelle suggestioni e quelle eteree melodie ammantate ora di pop sognante, ora di post rock fantascientifico ed infine di velleità da chamber rock.








47.Balance and Composure
With You in Spirit 
I Balance and Composure sanno rendere la malinconia cosmica anche suonando un pezzo distorto e altamente ritmato. With You in Spirit segna per il gruppo un ritorno al formato full length dopo una lunga pausa ed è uno degli album più "emozionali", quasi riflessivo, della loro discografia.







46.Michael Ellis
Modern Heresy
Il duo danese Michael Ellis, con solo batteria e chitarra, riesce a dare un sound corposo a trame elaborate in continuo cambiamento. Math rock tentacolare e di forte impatto.







45.Flourish
Deepest Wellsprings of Being
Nel loro piccolo i Flourish rappresentano una ventata di aria fresca nel panorama monocromatico del post rock. Con un suono massiccio che fonde aggressività e malinconia i Flourish saturano lo spazio di stratificazioni elettriche che domano delle volte con delicatezza psichedelica altre con imponenti riff. Sicuramente uno dei migliori album post rock dell'anno.








44.Gladiolus
Inertia
I Gladiolus sono una band australiana che ha deciso di esordire non con un EP ma con un imponente album di 73 minuti. Inertia presenta un solido prog metal che spazia dal melodico all'aggressivo, accompagnando tale scelta con l'alternanza di voci clean e harsh. Data la sua lunghezza, dentro ad Inertia si trovano le tante sfumature di metal che possono andare dall'atmosferico al djent, fino ad arrivare alla fusion con brani che quasi sempre presentano una durata estesa (ad esempio i due tour de force di oltre 10 minuti della title-track e di Flicker). I riferimenti possono essere rintracciati nei Tool, Karnivool e Opeth, però i Gladiolus sono abbastanza accorti da non risultare delle copie carbone senza guizzi. Album notevole, soprattutto nella seconda parte, se si ha la pazienza di arrivarci.  








43.Blanket
Ceremonia
In tre album i Blanket hanno sempre cambiato direzione musicale. Con Ceremonia abbracciano lo shoegaze alternativo anni '90 in stile Swervedriver, oggi molto in voga e che in questi anni sta riscontrando un notevole revival. Ovviamente lo fanno con energia psichedelica e metal che aggiunge alla formula un rinnovato involucro.






42.Fievel Is Glauque
Rong Weicknes
Il duo formato da Ma Clément e Zach Phillips con Rong Weicknes risponde con consumata competenza a come suonerebbe il pop contaminato dall'avant-prog e dal Canterbury sound. I Fievel Is Glauque aprono un nuovo scenario per il bedroom pop in un gioco all'accumulo, sia nelle trame che nelle forme. Ogni brano è un piccolo tour de force in continuo mutamento, tra il pop vintage degli Stereolab e il jazz patafisico e dadaista dei Soft Machine.







41.Magdalena Bay
Imaginal Disk
A parte le solite leggerezze del pop mainstream uscite quest'anno, l'album art pop che ha creato un hype di culto soprattutto tra gli ambienti di RYM è Imaginal Disk dei Magdalena Bay. Il duo formato da Mica Tenenbaum e Matthew Lewin in origine era una band progressive rock di nome Tabula Rasa, con la quale ha prodotto due album prima di passare a lidi altrettanto articolati, ma applicati al disco synth pop retro futurista dei Magdalena Bay. Certo, tutto il grande hype generato da Imaginal Disk come se fosse un album pop rivoluzionario va sicuramente sgonfiato, però ha avuto il pregio di approcciarsi alla materia con una fantasia che in genere non è propria di queste produzioni.







40.Chatte Royal
Mick Torres Plays Too F***ing Loud
Un math rock strumentale frizzante e dinamico quello dei Chatte Royal come se ne sentono pochi in giro. Sarà che ci aggiungono un tocco di post punk, emo e post hardcore per mantenere sempre alta la tensione, ma i brani scorrono con grande fluidità.






39.Mk.gee
Two Star & the Dream Police  
Il lavoro di Mk.gee pare più una collezione di bozze che un vero e proprio album, però con la sua chitarra è riuscito a creare un sound distintivo che ha colpito molti addetti del settore. Two Star & the Dream Police vive sospeso in una propria bolla che pare provenire da un momento indefinito degli anni '80, reinterpretato però con la sensibilità pop e la conoscenza moderna dell'R&B. Come un incontro tra Prince e Bon Iver la produzione è minimale e attenta ai dettagli allo stesso tempo e contribuisce a donargli quel tocco atemporale.





    
38.Circe Link & Christian Nesmith
Arcana
Chi da tempo segue altprogcore sa che non ho molta simpatia per le sonorità che cercano di riproporre nel contesto attuale gli standard del sinfonismo prog anni '70. Eppure il modo in cui lo affrontano Circe Link e Christian Nesmith su Arcana, come già fatto anche nell'ottimo Cosmologica, riesce a convincermi più di come hanno fatto ad esempio Big Big Train, Roine Stolt, Neal Morse, etc. E aggiungiamoci pure il recente exploit di Jon Anderson con The Band Geeks, che comunque rimane la miglior cosa prodotta in famiglia Yes da 25 anni a questa parte.







37.IZZ
Collapse the Wave
Gli IZZ, come gli Echolyn, sono una di quelle band che, pur rivolgendosi ai classici dettami prog-sinfonici, ne tramutano lo spirito emulatorio in una forma personale e moderna. Peccato che siano costantemente snobbati dalla comunità prog in favore di band meno stimolanti, anche perché Collapse the Wave riporta gli IZZ su sentieri pirotecnici ed epici.







36.WILLOW
Empathogen
Già il suo precedente COPINGMECHANISM Willow Smith aveva mostrato come l'emo poteva adattarsi a molteplici interazioni stilistiche. Adesso, invece di proseguire quella via, cambia di nuovo pelle e la adattata al soul jazz con svolte math. Il suo modo di scrivere privilegia il minimalismo e la reiterazione e forse qualche idea avrebbe meritato ulteriori sviluppi, ma il suo modo di affrontare il pop rock ogni volta si tinge di colori e prospettive differenti.






35.Foxing
Foxing
L'omonimo quinto album dei Foxing è ancora radicalmente differente da tutto ciò che la band di St. Louis ha realizzato in passato. È un lavoro spiazzante, bizzarro e potente, carico di noise rock allucinato e rabbiosi scream che scattano senza alcun preavviso. Nelle parti quiete sintetizzatori e chitarre decostruiscono la melodia con dissonanze e rumori estranianti, mentre nelle esplosioni hardcore-screamo il tumulto viene spinto al massimo caos.






34.Plantoid
Terrapath 
La proposta con la quale esordiscono i Plantoid è un rinfrescante misto di jazz, psichedelia e prog che si piazza tra le suadenti onde degli anni '60 e le trasporta nell'epoca contemporanea con taglio alternativo.






33.Fight Cloud
Ritual Disaster 
Per chi trovasse nuovo il nome dei Fight Cloud va ricordato che sono sulla scena math rock da più di dieci anni e nel 2016 avevano tirato fuori un lavoro di grande spessore con We'll Be Alright. Dopo varie vicissitudini che sembravano aver posto la parola fine alla vita del gruppo nel 2020 sono tornati e adesso Ritual Disaster li riporta su alti livelli creativi di math rock, spostando sempre i confini verso alternative e post rock.






32.Uncanny
Shroomsday
Con la consapevolezza che non è assolutamente facile presentarsi oggi con un ennesimo album prog metal strumentale, gli Uncanny riescono nel miracolo di rendere la materia interessante e incredibilmente fresca grazie alla natura cervellotica ma allo stesso tempo coinvolgente, in uno scontro tra affilati e colossali riff ispirati all'algida precisione matematica dei Meshuggah e la melodia decadente e malinconica del prog norvegese. Pur trattandosi di un trio gli Uncanny realizzano un album a tratti imponente, con un sound granitico che comunque sa essere accessibile nella sua complessità. Un bilanciamento di elementi contrastanti - tra il progressive metal tecnico con connotati djent/sludge e la ponderazione del post rock - che è anche il punto vincente di Shroomsday







31.Quarters of Change
Portraits 
La quantità di rock pop inutile che si sente in giro potrebbe far pensare che anche in questo campo ormai sia tutto uniformato alla mediocrità. I Quarters of Change con Portraits mi hanno fatto cambiare idea grazie ad un pugno di canzoni ben scritte e interpretate con passione. 







30.Strelitzia 
Winter
Quello degli Strelitzia è un nome relativamente nuovo che si affaccia dal nulla nel panorama midwest emo/math rock con un album ambizioso. Gli Strelitzia hanno dato alla loro opera prima l'impostazione di un concept album con canzoni che si dilatano temporalmente e imboccano percorsi che spesso deviano dall'emo e sconfinano nel post rock, nel prog e nello sperimentale. Winter per alcune scelte appare un album coraggioso, tipo quella di porre al centro della storia il monolite da undici minuti Sara, un continuo saliscendi di umori romantici e sussulti aspri, tradotti con il linguaggio di chitarre elettriche emo e timbriche clean con tapping math rock, che si vanno a diluire dentro una coda di suoni astratti tra ambient e post rock. Il pregio di Winter risiede infatti nella sua imprevedibilità, proprio per l'alternarsi di pezzi che non sai mai che piega prenderanno. In pratica Winter trasmette il trasporto e l'emotività con cui gli Strelitzia lo hanno concepito e realizzato, se non altro per avergli dato un'identità sperimentale che oltrepassa i classici confini dell'emo.






29.stop.drop.rewind
stop.drop.rewind
I stop.drop.rewind si definiscono "progressive powerpop", cosa che descrive in parte la loro proposta, in realtà ampiamente più complessa ed elaborata, ma l'essenza dei stop.drop.rewind risiede nel dare spazio alla loro perizia strumentale che talvolta sfocia nella fusion. Nei stop.drop.rewind quindi anche la materia scanzonata del pop punk viene affrontata con interventi che si sommano ai regolari "strofa e ritornello" in modo da intricare e rendere imprevedibile l'andamento dei pezzi. E' ovvio che la perizia tecnica del trio ci mette del suo per complicare una strada che si vorrebbe semplice, ma come loro stessi dichiarano nell'azzeccata definizione "ecco cosa succede quando gli emo kids crescono e prendono una laurea in jazz."






28.Emma Volard 
Alibi
Album che, anche se non ripete l'eccellente exploit dell'esordio Deity, con il suo neo soul infuso di math jazz quello della cantante australiana è il miglior antidoto alle ultime scialbe prove degli Hiatus Kaiyote.







27.No Edits 
We All End Up The Same
Il trio di Seattle No Edits, che in origine si chiamava Fixtures, si ripresenta con un convincente e ruvido lavoro dal titolo We All End Up the Same. I No Edits con cognizione dicono di ispirarsi ai gruppi della label Dischord Records e infatti le loro dinamiche math rock, che si sposano con accesi toni post hardcore, si rifanno tanto ai Faraquet quanto ai Fugazi, con un tocco di meticolosità esecutiva alla Shiner.







26.From Indian Lakes
Head Void
Come suggerisce la copertina, Head Void si dedica a sonorità chiaroscure, nebulose e opache. I From Indian Lakes cambiano ancora pelle e deviano verso lo shoegaze, riuscendo anche questa volta a coglierne lo spirito più etereo ed evanescente in un album pieno di suggestioni.






25.Stay Inside
Ferried Away
L'album degli Stay Inside si fregia di brani di grande impatto e spessore, a partire dalla decisione di collegare quasi tutte le tracce come fossero un lungo tour de force. L'origine degli Stay Inside è in realtà più legata al post hardcore che all'emo, ma su Ferried Away anche loro operano una dissoluzione di confini e mostrano cosa significa far maturare un genere all'apparenza basico fino a renderlo complesso e articolato.






24.Lobby Boxer
Head Shoulders Knuckles Floor
I Lobby Boxer sono una di quelle band che suonano indie rock ma per fortuna con una propria personalità, senza allinearsi ad una formula abusata. Infatti se il punto di partenza dei brani è aderente a quello stile, non si può mai prevedere quale piega o direzione possa prendere il gruppo per rendere l'andamento costantemente interessante. Head Shoulders Knuckles Floor è una collezione di pezzi ad alta energia che fonde indie, emo, math rock, post hardcore e prog, ognuno di questi usato a basse dosi per mantenere le canzoni su una soglia equilibrata non troppo sperimentale e abbastanza accattivante. 






23.Sungazer 
Against the Fall of Night
I Sungazer si pongono in quella terra di nu jazz matematico sospesa tra Snarky Puppy e Tigran Hamasyan, ma con un'attitudine molto più fusion e molto più prog rispetto agli altri due nomi. Se il primo album mi aveva lasciato con un senso di insipido, Against the Fall of Night rialza le aspettative grazie ad una varietà compositiva verso la ricerca dell'inaspettato.







22.Isbjörg
Falter, Endure
Arrivati al secondo album Falter, Endure i sei mostrano tutta la potenzialità di quello che loro chiamano "math-stadium rock". La peculiarità degli Isbjörg è quella di porre il riflettore del loro sound sul piano acustico, quindi niente trucchi con tastiere o sintetizzatori, ma solo un forte senso di pop pianistico amplificato su grande scala. Questo si traduce in un suono corposo e stratificato, che magari l'imperante supremazia del prog metal di oggi potrebbe far erroneamente includere gli Isbjörg all'interno della sua sfera. Invece le melodie cristalline e gli impasti elettroacustici sognanti concorrono a donare una proposta del tutto personale alla musica del sestetto. Per l'epica e solennità del sound è come se fossero una versione prog rock dei conterranei Mew votati però ad un indirizzo AOR. Ben vengano quindi album come Falter, Endure piantati nella contemporaneità del prog e che cercano di ritagliarsi un posto senza rifarsi per forza a stilemi precedenti ormai riconoscibili, ma provando a trovarne uno proprio. 







21.Secret Gardens
The Impermanent Amber 
Dopo Everbloom il chitarrista Greg Almeida con The Impermanent Amber firma un altro capitolo del suo progetto Secret Gardens. Questo album è sicuramente il suo più accessibile, poiché nella varietà con cui incastra prog, metal, fusion, emo, post rock e post hardcore, ogni brano trattiene un alto tasso di orecchiabilità melodica e atmosferica. Alla batteria ritorna il mai troppo lodato Joseph Arrington (A Lot Like Birds, Sianvar, Royal Coda, Gold Necklace), il cantato compare con molta più presenza e non viene disdegnato l'utilizzo di una produzione che include orchestrazioni e il gusto per stratificazioni che danno un senso di grandiosità e pienezza. In definitiva un album stilisticamente eclettico, ma che fonde bene i propri generi fino a renderlo omogeneo. 







20.Thrailkill 
Unperson
Il nuovo album del chitarrista virtuoso Wes Thrailkill è una nuova perla di math fusion metal che continua la felice ispirazione dei suoi lavori precedenti.

 




19.In Angles
The Light We Can't Escape
Gli In Angles applicano alle loro canzoni math hardcore una formula rodata con le stesse direttive di grande dinamica e passaggi di riff macchinosi. Come il precedente Cardinal anche The Light We Can't Escape mantiene alta l'ispirazione e non cede mai il fianco a momenti di stallo.






18.scro 
Heart
scro mostra una nuova via creativa per la chitarra math rock, utilizzando le stesse direttive che da qualche tempo vengono applicate al genere (cioè il ricorso all'R&B, e all'hip hop), ma portando tutto ad un livello superiore nell'incentivare gli stilemi esterni. Quindi abbiamo breakbeat trap, future bass, cadenze rap nel cantato, ma applicate al rock chitarristico da cameretta con una coerenza da rendere tutto fresco e nuovo.






17.Marianas Trench
Haven
Nella loro carriera i Marianas Trench si sono cimentati in un emo power pop indirizzato verso connotazioni grandiose, magniloquenti e, quasi a legittimare tale indirizzo, per ogni album è stato scelto un concept o un tema portante che andasse a legare le varie canzoni. Haven non fa eccezione ed è forse il picco creativo del gruppo canadese in questa continua ricerca della pomposità barocca applicata al pop, detto con tutta l'accezione positiva del caso. I Marianas Trench non hanno mai nascosto la propria volontà di creare una musica teatrale e altisonante che ha scavalcato i confini dell'originario emo pop presentato su Fix Me (2006). Da quel momento i Marianas Trench hanno allargato i propri orizzonti toccando power pop, synphonic rock, art pop e dance pop. Non a caso i loro punti di riferimento si possono rintracciare in Queen e Jellyfish. Su Haven c'è tutto questo e anche di più, ovvero si aggiunge una completa disamina di richiami al synth pop e new wave anni '80 ma infarciti di una episodica frenesia citazionista e un vortice di idee barocche da suonare maledettamente attuale.







16.Bilmuri
AMERICAN MOTOR SPORTS
I Bilmuri ricadono in quella categoria di ibridazione estrema di generi che con gli Sleep Token si è presa tanti insulti quante approvazioni. Ormai da otto anni il progetto del chitarrista e frontman Johnny Franck ha collezionato una considerevole lista di pubblicazioni, nelle quali è stata subito chiara la sua fusione di djent metal diluito in un pop zuccheroso che utilizza tanto i mezzi dell'IDM, hip hop e synthwave, intromettendosi nel contesto con un'attitudine cafona e quasi gratuita, ma che rispecchia la natura estrosa e smargiassa dell'autore. Anche se quest'ultimo aspetto è venuto meno con il passare del tempo i Bilmuri non hanno comunque perso l'appeal post hardcore ed emo che li caratterizzava all'inizio. AMERICAN MOTOR SPORTS è il culmine del percorso intrapreso finora da Franck e racchiude tutti gli elementi elencati sinora. Un pugno di canzoni che potrebbero suonare con la stessa efficacia dentro una grande arena e allo stesso modo coinvolgere all'interno dei club con la medesima potenza contagiosa. Se amate il pop intelligente e non monodimensionale, il repertorio di Bilmuri può nascondere un gran potenziale.






15.Delta Sleep
Blue Garden
Ad ogni album i Delta Sleep maturano diventano adulti e riflessivi. Blue Garden mantiene alta l'ispirazione del quartetto math rock con brani a volte intimi a volte ritmati, ma il loro è uno studio sulla parte più raffinata del genere.






14.Amskray
Die Happy
Die Happy pulsa di tutto ciò che dovrebbe ambire oggi il prog contemporaneo: brani non eccessivamente lunghi, ma che al loro interno si permettono di spaziare tra math rock, impulsi indie e jazz, post hardcore, emo e sperimentazioni esotiche, che guardano indistintamente a varcare i confini di ogni genere. In pratica se siete in cerca di un album dall'ispirazione brillante, vivace e che stimoli i vostri sensi prog più sensibili e sviluppati Die Happy sarà una bella cavalcata nei meandri più originali del genere.






13.My Epic 
Loriella
Ascoltando il sound atmosferico di chitarre stratificate post rock e shoegaze proposto dai My Epic ci si può fare l'idea di una versione dark dei Valleyheart, con l'aggiunta di un uso calibrato dell'elettronica alla maniera della più recente versione dei Thrice. Loriella riesce nell'intento di essere allo stesso tempo il lavoro più accessibile e maturo dei My Epic. La scrittura delle canzoni viene valorizzata da una ricerca timbrica e sonora che dona loro spazialità ed emotività ed è questa forse la peculiarità che meglio emerge di questo album. 






12.Professor Caffeine & The Insecurities
Professor Caffeine & The Insecurities
La musica dei PC&TI si diletta nel proporre un mix di prog, math rock, fusion, midwest emo e solo raramente qualche incursione su toni più accesi che definire metal sarebbe un azzardo. Nella sua complessità esecutiva si poggia comunque costantemente su riverberi pop e funk che le donano un tocco di accessibilità, poi elaborati negli intermezzi dei brani attraverso l'ausilio di vivaci e intricati passaggi. 






11.Origami Angel
Feeling Not Found
Questa volta gli Origami Angel si allontanano dai temi dell’adolescenza che hanno caratterizzato i loro primi due album e, come i glass beach, si fanno narratori dell’era digitale dove la connessione online è sinonimo di disconnessione dalla vita reale. Ad ogni modo musicalmente Feeling Not Found prosegue la direzione massimalista easycore-punk dei due album precedenti ma con un’organicità eclettico-stilistica ormai modellata con padronanza dove anche il duo prende coscienza della proprie peculiarità e ormai non sbaglia un colpo.






10.Tigerwine
Toil & Spin
I Tigerwine sono uno dei gruppi più sottovalutati dell'attuale scena post hardcore americana. Dopo aver avuto la sfortuna di pubblicare una bomba di album come Nothing is for You in piena pandemia, senza alcun modo di promuoverlo. Ora eccoli di nuovo con Toil & Spin, un lavoro asciutto, molto meno sperimentale e dilatato di Nothing is for You  ma altrettanto efficace nel tradurre in musica tutto l'appeal del composito psych doomgaze del gruppo. I pezzi di Toil & Spin appaiono più diretti e con divagazioni psichedeliche ridotte all'essenziale, ma vi è riversata una potenza di fuoco sonica incentrata su distorsioni chitarristiche lambite da costanti interventi spaziali, doom e riverberi infiniti di una espressività avvolgente. L'amalgama ha un impatto pesante e astrale allo stesso tempo da far posizionare i Tigerwine tra post grunge e doomgaze in una maniera che, se adorate Soundgarden e Thrice, non potete perdere. 






9.Paul Hanson/Raze the Maze
Calliope
Il fagottista statunitense Paul Hanson ha tradotto i principi del jaz rock in stile canterburiano in modo moderno e stilisticamente più trasversale, coinvolgendo i Raze the Maze, ovvero il duo formato da Moorea Dickason e Tarik Ragab. Dal sodalizio ne è uscito un lavoro avventuroso e stimolante che affronta la materia pop con piglio tortuoso e imprevedibile, il gusto costante per ritmiche elaborate e la voce molto dotata della Dickason, che gioca in contrappunto con le linee di fagotto ideate da Hanson. Allo stesso tempo è un corollario di virtuosismi jazz applicati a canzoni dal sapore funk, math rock e fusion.





8.Azure
Fym
Complesso, elaboratissimo doppio concept album fantasy col quale gli Azure sembrano provenire da un mondo di mezzo, dato che nella loro tavolozza sonora fanno convivere il prog metal degli anni ’90 con timbriche simili al neo prog degli anni ’80, tutto condito con spiccati virtuosismi dal carattere fusion. 






7.Hey, ily!
Hey, I Loathe You!
Gli Hey, ily! fanno parte di quella frangia bedroom pop della quinta onda emo la quale ha preso piede dopo la pandemia e che comprende progetti come Lobsterfight, Your Arms Are My Cocoon, Weatherday e Asian Glow. Dopo alcuni EP realizzati con l'etica lo-fi il qui presente album Hey, I Loathe You! capitalizza tutte le caratteristiche estetiche portate avanti dal sottogenere post emo, frullando dentro i suoni più disparati tra cui post hardcore, metalcore, easycore, chiptune e power pop. Insieme ad altre grandiose uscite del 2024 in campo post emo, tra cui Glass Beach, Topiary Creatures, Origami Angel e Stay Inside, l'album degli Hey, ily! testimonia l'ottimo stato di salute di un sottogenere ignorato da chiunque, ma tra i più originali del panorama rock moderno.







6.Zane Vickery
Interloper
Un album spesso diventa un diario a cuore aperto del proprio vissuto e, nel caso riguardi un evento drammatico, è molto probabile che la sua intensità vada a intensificare l'emotività della musica. Questo in pratica è il contenuto di Interloper, secondo album del cantautore Zane Vickery. Un disco che si rivela un colosso di 73 minuti, risultato di due anni di travagliato lavoro nei quali Vickery si è ripreso da un quasi mortale incidente stradale. E' raro al di fuori del progressive rock trovare un album così esteso, peraltro con una gran mole di canzoni (17 in tutto) che scorra senza stancare e che possegga un'ampia varietà di pezzi ad alto spessore. In più, per essere una produzione indipendente, c'è una qualità e un'attenzione nella costruzione sonora da poter competere con quelle di più alto profilo. Vickery usa l'alternative rock americano come punto di partenza e lo ammanta con arrangiamenti ricchi che di volta in volta pescano stratagemmi da post rock, dream pop, folk, prog, post hardcore e emo. Interloper è un disco vario che ha molto da offrire e non poteva essere altrimenti, inoltre è uno spaccato di cantautorato americano di rara bellezza, di sicuro fuori dai canoni di ciò che tale definizione vorrebbe associata al mainstream, dato che flirta con generi che per loro stessa configurazione ne sono sempre stati lontano.





5.Vicarious
Esoteria
Esoteria è un album che riesce a soddisfare la carenza di una nuova spinta nel prog metal e a colmare una lacuna all'interno di un genere sempre più stagnante. Tra le dodici tracce che costituiscono i corposi 64 minuti di durata è veramente difficile trovare un cedimento o un punto debole, tanto da erigere Esoteria ad un vero e proprio lavoro che può competere a ruolo di opera ispirata, senza nulla da invidiare ad altri album classici del genere. 







4.Glass Beach
Plastic Death
Con il primo album nel 2019 i Glass Beach hanno creato un nuovo paradigma di emo quando, per la prima volta, si sono azzardati ad introdurre l'uso di accordi derivati dal jazz, assurde timbriche di tastiere a metà strada tra le colonne sonore per cartoni animati e il musical di Broadway, condite da un'estetica da bedroom pop figlia della comunità online, luogo virtuale dove la quinta onda emo ha proliferato. Plastic Death è ancora più complesso e ambizioso di The First Glass Beach Album. Quello della band è un gioco all’accumulo, stando però attenti a dosare bene gli ingredienti della musica moderna che si ciba principalmente di elettronica e avanguardia. E se in ambito rock questi due elementi si ricollegano quasi inevitabilmente ai Radiohead, complice la vocalità opaca e strascicata simile a Thom Yorke del leader J McClendon, i Glass Beach mantengono uno stralunato approccio per dare la sensazione di un costante senso di weirdness all’interno della musica, come una versione futurista del dadaismo patafisico dei Soft Machine di Volume 2. Questo lo si nota tanto nell’eccentrico patchwork di acquerelli swing pop quanto nei puzzle camaleontici e cervellotici. 



    



3.Geordie Greep
The New Sound
Con la pubblicazione di The New Sound Greep mette in chiaro se possibile un’ambizione ancora più smodata e urgente rispetto al suo gruppo di origine, riflettendo le proprie doti di ascoltatore singolare e vorace di produzioni della ECM, la sua grande ammirazione per Naná Vasconcelos, ma pure di iconiche band sudamericane degli anni ’70 (tipo Serú Girán) sia che si tratti di prog che di latin jazz. Queste premesse si riflettono nel “nuovo suono” con cui Greep ha deciso di cimentarsi: un groviglio complesso di prog che prende un inaspettato indirizzo pieno di sapori latino americani tra ritmiche e armonie che richiamano salsa, samba, tropicalia, bossa nova, rumba, ecc. Senza mezzi termini, qui siamo di fronte ad una resa grandiosa: lo spettro sonoro coperto, la visione musicale di Greep, l'esecuzione musicale dell'ensemble, l'organizzazione strumentale, sono qualcosa di impressionante se si pensa poi alla giovane età dell'autore che, con un inevitabile taglio moderno, riprende le pirotecniche linee math rock e sperimentazioni avant-garde dei Black Midi, però con l’aggiunta di una profondità melodica e strumentale degna della maniacalità degli Steely Dan. 







2.Frost*
Life in the Wires
Nel panorama del neoprog contemporaneo i Frost* hanno sempre rappresentato un'eccellenza, un'eccezione alla imperante piattezza in cui riversa il genere. Con il precedente poco incisivo Day and Age temevo si fossero persi in una mancanza di ispirazione. Con questo doppio concept album invece si sono ripresi oltre ogni più rosea aspettativa. Life in the Wires offre il songwriting di Jem Godfrey al massimo delle sue possibilità e tutto l'impianto sonoro per cui i Fost* si rendono riconoscibili viene dispiegato ad altissimi livelli. L'accuratezza nella ricerca di suoni dalla natura altamente futurista ed elettronica esula come sempre dall'idea generalista di neoprog moderno e fa apparire i Frost* più che mai come giocassero in un campionato a parte, riconoscibili nelle armonie architettate da Godfrey e fautori di un prog ipercinetico che sa essere appassionante sia nelle parti con voce sia nelle (più ampie del solito) fughe strumentali.  







1.Topiary Creatures 
The Metaphysical Tech Support Hotline
L'unico album capace di infrangere i confini tra prog ed emo conservando l'identità e l'etica di quest'ultimo. Come si fa ad inventare un sound riconoscibile e peculiare nel 2024, quando tutte le strade musicali sembrano essere state battute? The Metaphysical Tech Support Hotline ci riesce partendo da un'idea massimalista del punk, basata sull'accumulo sonoro non solo architettonico ma anche stilistico. Il terzo album dei Topiary Creatures è una summa delle varie forme che ha assunto l'emo nelle sue cinque ondate ed in più le rilegge a proprio modo. Il prog è trasfigurato da synth ipercinetici che sembrano provenire da soundtracks per video games, la potenza del power pop si scontra con squarci metal e le ballate acustiche si fregiano di intarsi chitarristici math rock e midwest emo. La produzione viene ammantata da un'aura bedroom pop solo all'apparenza dato che per contrasto l'accumulo di strumenti e sfumature timbriche suggerisce un lavoro di architettura sonora mastodontico. The Metaphysical Tech Support Hotline si espande in tante direzioni contemporaneamente ma non suona come niente là fuori, è davvero difficile trovare un termine di paragone. In sintesi il posto in cima al podio lo hanno conquistato per aver realizzato un'opera che ha saputo rinnovare il genere emo con apporti eclettici e inusuali applicati a composizioni particolarmente ispirate. Di sicuro sono il nome più rilevante che il genere ha da offrire ultimamente.

Nessun commento: