lunedì 1 maggio 2023

Altprogcore May discoveries



Un singolare ottetto questo dei Big Fat Meanies, con tanto di sezione fiati (clarinetto basso, tromba e trombone) abbinata alla classica line-up rock più la voce della cantante Brenna Diehl, si propone di unire il pop punk dei Paramore al prog hardcore di ultima generazione seguendo le orme, come sound allargato, dei Thank You Scientist. Il primo album The Time Has Come... (2017) era più lontano da questa descrizione, deviando anche su binari ska punk e AOR, ma è con l'ultimo EP Big Hands che si sono spostati più propriamente su dinamiche prog.



Il trio Black Orchid Empire ha da sempre abbracciato uno stile metal-djent con qualche inflessione prog, ma sempre molto asciutto e diretto nelle sue strutture. Con il terzo album Tempus Veritas tale formula arriva a compimento in una cristallizzazione di rock aggressivo ma melodico, con riff pesanti che riprendono tanto da Meshuggah quanto da Tool e Karnivool.
 



Scoperti con una decina di anni di ritardo, gli Emma Ate the Lion sono un quartetto di Boston che ha all'attivo solo questo album e un EP e ormai dal 2013 non hanno fatto più uscire nulla. Il mix che mettono sul tavolo in Songs Two Count Too è di base art pop, ma impreziosito da una scoppiettante verve di stili che lo rendono dinamico e peculiare, come math rock, jazz, prog rock e emocore.
 



L'EP Toothache dei BINGE segna il ritorno sulle scene dell'ex batterista degli Oceansize Mark Heron in coppia con il chitarrista Rob Sewell. Al di là di essere stato parte in causa dello scioglimento di una delle band più clamorose degli ultimi trent'anni, se consideriamo solo l'aspetto artistico e di performer, in questo EP strumentale di heavy math rock Heron ci ricorda quale incredibile e talentuoso strumentista sia. Il batterista più dotato della sua generazione.
 



A quanto pare nella comunità prog il nome Good NightOwl è noto già da tempo. In pratica si tratta di un progetto semi casalingo del musicista Daniel Lewis Cupps nel quale si occupa di tutto (produzione, mix, programmazione e composizione) e che ha all'attivo una discreta ed eclettica quantità di album (Capital appena uscito è il suo diciassettesimo). Se vi incuriosisce vale la pena andarseli ad ascoltare, dato che in ognuno vi si trova una differente prospettiva espansa tra generi art pop, math rock, elettronica.
 
 


Gruppo finlandese che con Chrysalis arrivano alla seconda prova, i POLYMOON suonano uno psych prog condito da suggestioni space e garage, ma la loro particolarità è di creare impasti saturi di distorsioni e di eterei riverberi per dare vita ad un'aura da dreamgaze.
 
 


Una ragazza che suona un suggestivo shoegaze psichedelico, questo è tutto ciò che so dei BOSSES.



Un power duo formato dal chitarrista Ben Sharp (aka Cloudkicker) e dal batterista dei Gospel Vinnie Roseboom ha partorito un breve EP d'esordio con solo tre tracce sotto il nome di The Supervoid Choral Ensemble. Il risultato dell'incontro è un ruvido math metal che privilegia tessiture di groove space-doom invece che assoli fusion.



Si sa che l'Oriente ha un debole per il math rock e il quartetto indonesiano eleventwelfth offre il suo punto di vista con una formula molto accessibile che non disdegna pop e Midwest emo. Similar è il loro album d'esordio dopo sei anni di attività insieme.



I chitarristi Joshua De La Victoria e Joseph Anidjar hanno dato vita a questo progetto math fusion chiamato Portraits che per il momento ha pubblicato i due singoli, Drip e Buy High, ma tanto bastano per capire la caratura del sodalizio. A quanto pare un album è in arrivo. 



Con I Need a Reason to Stay i Semaphore si stagliano trasversalmente nella scena alternative a cavallo tra shoegaze, emocore e post hardcore con una notevole dichiarazione d'intenti. Le canzoni dell'album sono passionali e sincere nel trasmettere un'ispirazione solida e nel convogliare l'amore del gruppo per questi generi, mischiati in modo convincente.



Flora Eallin è l'esordio del duo jazz norvegese Leagus sotto l'etichetta Is It Jazz? Records. La pianista Herborg Rundberg e il chitarrista Kristian Svalestad Olstad si conoscono e suonano insieme sin dal 2013, nel 2021 sono nati i pezzi per orchestra da dieci elementi che compongono questo album, su commissione del North Norwegian Jazz Ensemble. 

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