Ecco un doveroso recupero per un album non troppo fortunato poiché ancora non molto conosciuto, forse anche a causa della sua pubblicazione, in piena pandemia, il primo maggio 2020. I Tigerwine sono arrivati a questa seconda opera beneficiando del salto ad un'etichetta indipendente importante e autorevole come la Tooth & Nail, dopo l'esordio con Die With Your Tongue Out del 2017, realizzando un lavoro maturo nella direzione intrapresa e ben rifinito nei suoi dettagli. Diciamo che nei tre anni intercorsi dalla prima prova, che presentava un post hardcore aggressivo e a tratti melodico, comunque ancora abbastanza fedele ai suoi classici parametri, i Tigerwine si sono presi il tempo per sperimentare con i suoni e le stratificazioni, focalizzare una zona chiaroscura nella quale farli fermentare e crescere, per poi cucirci intorno brani apocalittici, talvolta oppressivi e oscuri, altre volte saturi di riverberi abbaglianti.
Ne è uscito quindi un album molto più personale, dove rimangono nello sfondo le irrequietezze post hardcore ed emo, ma il tutto viene avvolto da ondate elettriche memorabili, che echeggiano e costeggiano, non tanto poi da lontano, lidi blackgaze e post rock, quasi vicini alle parti di Holy Fawn e Gates, fino ad arrivare ai Thrice. Il trittico di apertura con Anteroom, Technicolor Yawn e Scarecrow è talmente efficace nel tracciare una linea sicura che affonda la sua lama su inesorabili cavalcate lisergico/metalliche che pare quasi improbabile aspettarsi dai Tigerwine un incremento di intensità.
Invece, come se non bastasse, la seconda parte dell'album - a partire dal brano Wigwam per intenderci - è forse quella che emoziona di più, nella quale si sussegue l'impeto della marea di stratificazioni elettriche, mentre si erigono e si accavallano complesse ramificazioni, portate a compimento tra le spire di Word Hoard e Hiss at the Sun. Ovviamente in questa catarsi sonica anche la psichedelia è parte integrante del calderone sonoro e va ad avvilupparsi alla componente post hardcore creando un suggestivo tunnel su cui sprofondare, fatto di atmosfere malinconiche dal respiro cosmico concluse in modo pertinente da Complete. Nothing is for You è quindi un album che sarebbe un peccato dimenticare o lasciare da parte fino a che i Tigerwine non torneranno magari con un disco ancor più potente.
Nessun commento:
Posta un commento